NON E’ STATO LUI!
Che Stato è quello che chiede la decima ai suoi cittadini per ogni problema irrisolto impoverendo e sfruttando la gran parte di essi, trattandoli come sudditi ignoranti, costringendoli ad arrancare tra gli stenti finanziari e i tormenti sociali fino a portarli al suicidio individuale che annuncia quello collettivo; che Stato è quello che per ogni imprevisto allunga la mani nelle tasche del popolo imponendo la questua obbligatoria e la colletta vincolante in nome di una solidarietà tra compatrioti che è soltanto un ennesimo furto ai danni dei lavoratori e dei contribuenti; che Stato è quello che non protegge la sua collettività e svende la propria sovranità ai forestieri, anche se travestiti da europei, in ossequio ad una integrazione continentale che è disintegrazione nazionale; che Stato è quello che pensa a mettersi in parata il 2 giugno mentre dovrebbe andare a nascondersi dalla vergogna tutto l’anno per le limitazioni alla sua indipendenza impostegli dall’Ue, dalla BCE, dal WTO da chi più ne può, compresa la civetta sul comò; che Stato è quello che non è in grado di far funzionare la sua burocrazia, che appalta le sue esclusive prerogative politiche, economiche e militari a centrali sovranazionali, vendicandosi per questa sua impotenza sulla propria cittadinanza, bastonandola se si lamenta e vessandola quando invoca un’inversione di tendenza; che Stato è quello che invece di innalzare il tenore di vita, di creare nuovi sbocchi industriali, di penetrare i mercati più innovativi, di rilanciare le sue imprese strategiche, di incrementare le dimensioni del suo tessuto produttivo, di facilitare gli investimenti nei settori all’avanguardia, di agevolare la ricerca scientifica, di rilanciare l’Università e la scuola, di favorire la competitività delle aziende su basi tecnologiche più elevate, proteggendole dagli assalti di competitors esterni, liquida i suoi gioielli produttivi, elargisce fondi a iosa ai comparti decaduti e superati di precedenti rivoluzioni tecniche (auto, salotto, e tutti gli altri distretti ristretti del “vecchio vapore”), mette in saldo il suo patrimonio pubblico, svincola i cervelli migliori, deprime i progressi, invita ai regressi, spreca le risorse, si piega alla Banca mondiale e al Fondo monetario internazionale e manda poco sobriamente i suoi figli a cagare oppure a farsi ammazzare in qualche guerra agli ordini di catene di comando di amministrazioni straniere che, versando il nostro sangue, fanno il proprio tornaconto mentre per noi i conti non tornano mai; che Stato è quello che nell’emergenza e nella peggiore crisi economica dopo quella del ’29, si perde in chiacchiere, nella riforma semipresidenziale, nella riorganizzazione parlamentare, nel gran ballo istituzionale, nella svestizione patrimoniale mentre la gente comincia a morirsi di fame e non ne può più di partiti pervertiti, di tecnici incompetenti, di politici renitenti, di esperti ignoranti, di europeisti fetenti, di mondialisti delinquenti, di globalisti malviventi, di liberisti nullafacenti, di keynesiani dementi, di liberali deficienti e di socialdemocratici pezzenti, e di tutti gli altri animali inquietanti che ci stanno portando all’estinzione come popolazione; che Stato è quello che invece di far appello alla testa e al cuore della gente ausculta la sua pancia per eccitarla con luoghi comuni ecologisti, salutisti, antinuclearisti, politicamente corretti ed intellettualmente disonesti, buoni per individuare il punto fino a dove glielo si può infilare per tirare a campare, di generazione in degenerazione, arrivando alla completa consunzione; che Stato è quello che non reagisce alle provocazioni, che si fa soffiare le zone d’influenza e di penetrazione, che lascia che lo si derubi, che fa la guerra a sé stesso bombardando i paesi amici con i quali aveva siglato patti di prosperità e di non belligeranza traditi e stracciati alla prima intemperanza, che costringe le sue imprese ad abbandonare piazze economiche ritenute non affidabili dalla comunità internazionale, questo covo di briganti coi galloni della libertà e della democrazia che valgono solo se all’occidente lasciano portare tutto via senza passare dalla cassa o eventualmente facendo passare dalla cassa da morto chi si oppone, che affibbia l’infamia del dittatore sanguinario a chi non rispetta i diritti umani che sono tali solo quando attirano i rovesci d’ira americani, che mette gli uni contro gli altri i suoi ceti sociali, imprenditori contro lavoratori, dipendenti contro autonomi, becchini contro dottori, erboristi contro farmacisti, chimici contro omeopati, artisti contro manieristi, giornalai contro giornalieri, eterosessuali contro gay, laici contro cattolici e tutti contro gli impiegati pubblici che sono diventanti un bel capro espiatorio per i dirigenti, per i direttori generali, i capi dipartimento, i segretari particolari, i leccaculo manageriali ecc. ecc., di nomina politica a suon di immeritati bigliettoni, i quali vengono tenuti fuori da questo bailamme perché trattasi di una spedizione punitiva di poveracci avverso altri poveracci, mentre loro fanno parte dell’élite elevata che non viene quasi mai toccata; che Stato è quello che si comporta in questa maniera, senza idee e prospettive, contravvenendo ai suoi scopi e alla sue funzioni di organo di egemonia corazzato di coercizione su un territorio vitale che rappresenta il suo minimo raggio d’azione, di esistenza e di sopravvivenza il quale risponde ai suoi cittadini che la colpa di tutti questi sfaceli non è sua ma dei tempi, della crisi, della fase, dell’epoca difficile, della sfortuna e del destino cinico e baro? Che Stato è quello che vive questo stato di minorità e che dice non sono stato io a determinare tutto ciò? Appunto, non è Stato lui e non siamo in stato di grazia noi!