NUOVE CONFERME (di Giellegi il 18 ott. ’10)

   Straordinario l’intervento di Capezzone (Il Giornale del 16 ottobre) che, con il solito modo reticente e un po’ vile da me segnalato nel precedente intervento in riferimento al comportamento della “destra berlusconiana”, conferma l’ipotesi avanzata negli ultimi mesi, secondo cui il Cavaliere è intervenuto in politica non solo per difendere i suoi interessi (comunque minacciati dalla occhettiana “gioiosa macchina da guerra”) bensì anche, e forse soprattutto, quale fiduciario di gruppi dell’industria “pubblica”, i cui referenti politici (Dc e Psi) erano crollati sotto i colpi della sporca operazione “mani pulite”, guidata da ambienti politici ed economico-finanziari stranieri e italiani (antinazionali). Questi gruppi industriali “pubblici” sono stati sottoposti al devastante attacco delle privatizzazioni che ormai conosciamo, hanno mantenuto tuttavia alcuni punti di forza (Eni, Finmeccanica, Enel, ecc.), ma sempre affidandosi a Berlusconi. Capezzone dice esplicitamente che l’unico a potersi opporre alla seconda ondata di attacchi, ormai in pieno svolgimento, è il premier. E’ un avvertimento agli attaccanti, ma anche a coloro che tramano nell’ombra dall’interno stesso dello schieramento apparentemente fedele a Berlusconi.

   Le opzioni in campo sono molte. Si gioca su vari fronti. Si lascia, ad es., che settori della sedicente sinistra estrema (che non è sinistra, l’ho già chiarito, ma usiamo ancora queste etichette, basta intendersi) agiscano da sfasciacarrozze per creare caos e sensazione di sbriciolamento, cui bisogna mettere un termine. Nel contempo Marchionne – cioè l’azienda cui gli Usa hanno concesso di prendersi la Chrysler (con soldi datti sottobanco) per diventare loro pedina in Italia, giocando contro i gruppi del “pubblico”, quelli dei settori avanzati e strategici che trattano “ad est”, utilizzando Berlusconi – affronta a brutto muso le fasce estreme del sindacato. La Confindustria segue, i settori della possibile “ammucchiata” per un Governo di “salvezza nazionale”, per la nuova (schifosa) edizione del CLN intenzionato a difendere il paese dal fascismo montante berlusconiano (montante da 17 anni!), sono anch’essi pronti a compiere il loro dovere di traditori.

   Tuttavia, è indispensabile mantenere in piedi un’altra opzione, più sottile e tutto sommato preferibile, perché così non ci sarebbe bisogno di un completo ribaltone: riuscire a portare Tremonti alla carica di premier. Quest’uomo è presidente dell’Aspen Institute, organismo legato da mille fili agli ambienti statunitensi. Egli potrebbe anche ergersi quale mediatore tra finanza americana e vaticana, che sono gli strumenti di una politica di supremazia, come già ho chiarito nel precedente intervento. Nello stesso tempo, il Ministro dell’economia mira a conquistarsi pure il posto di mediatore con gli organismi UE, affinché non ci soffochino politicamente con l’inganno del rientro dal Debito Pubblico; e sappiamo che anche tali organismi sono con gli Usa e, in subordine, con complicati giochi di subdominanza nell’ambito di questa Europa ormai indecente per la sua scarsa autonomia. Tremonti aveva cominciato con il tuonare contro le banche, poi si è molto “intenerito”. Si confronta con Draghi (legato alla finanza Usa), ma usando gli scontri come premessa ad accordi e mediazioni; appunto tra gli americani e il Vaticano. Il tutto per apparire come l’uomo capace di rappresentare il “vettore di composizione” delle forze in campo.

   Dietro cerca di tenersi la Lega, che tuona sempre ma è sotto schiaffo in Piemonte ed è poi un puzzle di regionalismi. I veneti pensano al Veneto (e i veronesi a Verona), i lombardi alla Lombardia, i piemontesi sono appunto in difficoltà per gli imbrogli patrocinati dalla solita magistratura, organo di “deviazioni” senza fine. Gli ambienti, di cui Tremonti sembra poter essere buon rappresentante, tentano soprattutto di lanciare la nuova versione, più cristiana (che accontenti cattolici e protestanti insieme), della questione etica. C’è sempre in campo il degenerato “cattocomunismo” (che non è né comunismo né cattolicesimo, ma l’insieme delle aberrazioni delle due ideologie). Tuttavia, è meglio lanciare adesso l’ideologia della “economia sociale di mercato”, condita con qualche invito a rispettare l’“etica degli (e negli) affari”.

   Il mercato è fondamentale per non inimicarsi i neoliberisti e, in definitiva, il capitalismo americano della competizione e del merito “eterno” che si conquista in questa, quando è “virtuosa”, rispettosa delle “leggi” (dell’ipocrisia). Ci vuole però un po’ di socialità, quella che piace alla Chiesa, in realtà un po’ di mera “elemosina” per alleviare le sofferenze terrene di coloro che restano indietro nella gara competitiva; sono pur sempre esseri creati da Dio, non possono essere abbandonati alla semplice meritocrazia. Tremonti sembra terribile nei suoi tagli di bilancio, quindi l’uomo meno toccato da simile bontà cristiana (cattolica più che protestante). Falsa impressione; il rigore serve adesso perché deve farsi appoggiare in ambito europeo al fine di assurgere al premierato in Italia. Poi diverrà “coerente” con il messaggio “sociale” che sempre lancia per agganciare la Chiesa.

   Sembra la quadratura del cerchio, ma non lo è del tutto dato che, se si elimina Berlusconi, si apre la prospettiva, come aspetto secondario ma appetibile, di appropriarsi dei pingui resti dell’industria ancora “pubblica”. Soprattutto, si apre – o si vorrebbe si aprisse, poi si vedrà “il finale di partita” – la possibilità di un accordo tra Usa e Vaticano per una maggiore influenza mondiale. In questo gioco complesso e multilaterale, è da vedersi come ci si comporterà con la Russia e i greco-ortodossi. D’altra parte, l’abbiamo già detto: con la fine del cristallizzato mondo bipolare, il prematuro sfiorire del monocentrismo Usa e l’apertura della fase multipolare (in attesa di quella più aspra del policentrismo, in cui andranno coagulandosi alcune alleanze per il conflitto), siamo entrati in un’epoca storica, in cui la confusione, i giri di valzer, i compromessi con successivi scontri per poi mediare ancora, ci faranno perdere la testa.

   Ci sarà da “divertirsi” e sbizzarrirsi in varie ipotesi, molte delle quali cadranno poi ignominiosamente. Abituiamoci fin d’ora. Anche l’ipotesi di un Tremonti può rivelarsi sbagliata; non però perché non ci si pensi, non perché non siano in atto i torbidi giochi qui sunteggiati velocemente; il testo di Capezzone li conferma in pieno, pur se in modo morbido e lasciando quasi tutto allo stato implicito, come sempre accade quando si intende lanciare “avvertimenti” a chi ha orecchie per intendere. Tutte le ciambelle non riescono però con il buco. Altri agiscono per sventare certi piani; si tratta di vedere chi ha più forza. Seguiamo e approfondiamo sempre più questo discorso.