Nuovi Grilli e vecchi Grulli della politica meritano per noi lo stesso trattamento

L’unico che può davvero cantare vittoria in questa tornata elettorale è il Movimento Cinque Stelle di Grillo, il cui esercito di locuste mira a distruggere i campi della vecchia politica coltivati a corruzione e malversazione, almeno da come fanno scattare quelle mandibole troppo svelte e sviluppate alle quali mi pare però non corrisponda un altrettanto spazioso cervello, capace di elaborare fattive proposte adatte ai tempi. Bersani sostiene invece, “senza se e senza ma” che a vincere è stato lui ma i giornalisti, questi maldestri fabbricatori di menzogne, avranno travisato le sue dichiarazioni, riferendosi il segretario del Pd al recente scudetto conquistato dalla Juve, sua squadra del cuore e non ai risultati ottenuti dai democrat. La nostra è una  maniera delicata per trarlo dall’impaccio e dal ridicolo anche se ormai è proprio una mission impossible. Alfano, che non sta tanto meglio del suo omologo di sinistra, vivendo indiscutibilmente sull’altra sponda dell’Universo, dopo la batosta delle consultazioni è riuscito a tirare fuori soltanto questa memorabile lezione: “Gli elettori ci chiedono una nuova proposta”. No, caro Alfano, il popolo vi chiede di togliervi di mezzo ed anche in fretta. Quanto alla Lega è affondata con Bossi ed i suoi figli (traboccanti di boria ed abboccanti all’amo di qualche servizio in vena di servizietti) i quali finalmente faranno compagnia alle trote in lisca e branchie sul fondo del Po. Di Casini e di Fini non c’è che dire, nel senso che non abbiamo nulla da commentare essendo i due dei gran chiacchieroni con troppe ambizioni personali ma privi di voti per concretizzarle, mentre IDV e SEL si prendono soddisfazioni parziali (Palermo e Genova) non brillando nel resto dei comuni in ballo, anzi seguendo la china di tutti gli altri partiti screditati e sputtanati dalla crisi e dall’incompetenza manifestata nella gestione degli affari statali. Tornando su Grillo e sui grillini riteniamo il loro exploit un fuoco di paglia in quanto siamo arciconvinti che una organizzazione fondantesi su pregiudizi di ogni ordine e grado e sul qualunquismo umorale non potrà che dimostrare tutti i suoi limiti, a prescindere dall’immane solerzia e dalla nobiltà di aspirazioni dei suoi spavaldi animatori. Il fatto è che se le tue idee sono dei simulacri basati più sul moralismo che sulla comprensione della realtà, le ricette che proponi vanno forse bene per un altro mondo impossibile ma non per quello attuale, carico di problemi effettivi e di situazioni drammatiche che non si possono affrontare con gli slogans a go-go e i vaffanculo a iosa. Le loro proposte su AMBIENTE – ACQUA – SVILUPPO SOSTENIBILE – CONNETTIVITA’ – TRASPORTI e VIABILITA’ (da qui  le cinquestelle) sono un coacervo di stereotipi e di ubbie che possono soltanto far regredire la nazione insieme a quel minimo di eccellenze che ci restano.

Con ciò vogliamo pur riconoscere la buona fede ai sostenitori di Grillo – ragazzi integri e sinceri (qualità esemplari per gli oratori e le comitive ma venefiche per la politica che resta, come sostenne qualcuno, impasto di sangue e merda) – ma non al loro capo ortottero, sventolatore di variopinte bandiere di stupidità politicamente corrette,  perché costui frinisce cazzate sapendo di frinirle, al fine di circonvenire i creduloni. Grillo nella sua vita ha cambiato pelle troppo spesso come un serpente, non chiarendo mai le ragioni delle sue mute. Sarà vero che unicamente i cretini non cambiano mai opinione ma chi la trasforma vorticosamente, ad ogni moda, o è un doppio cretino o un doppio e basta. Non un Gabibbo come scrive Gramellini sulla stampa di oggi, ma un Gabbatore di animi pigri. Dai giorni in cui prendeva a martellate i computers a quelli in cui la rete è diventata repentinamente uno strumento di democrazia assoluta il passo è stato greve. Per convenienza ha sposato l’avanguardismo dei circuiti e dei chip utili ad amplificare i suoi sermoni (a questo gli serve internet e perciò la connettività è diventata, al contrario del resto, cosa buona e giusta) e per la medesima convenienza, antitetica alla prima ma speculare al risultato che intende conseguire, ha mantenuto intatto tutto l’armamentario passatista e decrescista che scalda i cuori dei romantici anelanti, dalle loro comodità contemporanee, alla purezza delle società arcaiche, lente, spiritualmente incorrotte e in armonia con la natura. Grillo vacilla e oscilla tra un sismondismo sentimentale e un malthusianesimo catastrofista, tra il rimpianto del tempo perduto e il decadimento della madre terra, che però sono in simbiosi, come si legge nel suo programma, con “l’introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete”. La ruota di pietra e lo sfregamento dei bastoncini di legno per accendere il fuoco vivranno accanto al mouse e alla tastiera, l’unica tecnologia alla quale non si chiede un passo indietro perché necessaria ad incoronarlo Re delle colonia degli insetti con le antenne Wi-Fi. Banda larga o capobanda? Ai desktop l’ardua sentenza. Che il Comico genovese non sappia di quel che va blaterando lo si capisce da certe asserzioni sul capitalismo e sul mercato, allorché ricorrendo, anche in tale circostanza, ad un inesistente quanto consolante mito dell’origine, contrappone un capitalismo onesto e morigerato ad un capitalismo di rapina e dissipatore di risorse planetarie.  L’economista Gianfranco La Grassa svelò già molti anni fa questo imbroglio che solleticando le coscienze le conduce sull’abisso dell’incomprensione dei fenomeni sociali: “sparare sulle multinazionali e sullo Stato è il miglior modo per far credere che il capitalismo possa rigenerarsi, tornando ad una “sana libera” concorrenza tra imprese fra loro più equilibrate quanto a potere di mercato. E’ la forma moderna del sismondismo, di quel “romanticismo economico” su cui Marx fu ultrasarcastico, e che fu violentemente attaccato da Lenin perché avrebbe consegnato le forze rivoluzionarie russe, se fossero rimaste egemonizzate dai narodniki, dagli “amici del popolo”, alla complicità e copertura dello sviluppo capitalistico – che produce inevitabilmente la centralizzazione dei capitali, tramite fallimento dei più nella “libera” concorrenza – conducendo mere battaglie “di retroguardia”, puramente ideologiche, ipocrite.”

Grillo non è il vero nemico di questa fase storica (lo sono i cotonieri della GFeID ed i loro sodali politici sottomessi ai dominanti statunitensi) ma anche i piccoli insetti possono essere estremamente fastidiosi e contribuire a distogliere la vista dalle questioni decisive che ci attanagliano, in un’era già di per sé caotica e simulatoria. Per questo siamo favorevoli ai pesticidi che proteggono il raccolto e tengono lontani i parassiti. Nuovi Grilli e vecchi Grulli della politica istituzionale meritano per noi lo stesso trattamento.