O DISORDINE O…..DISORDINE, scritto da GLG, 10 giugno ‘12
Per partire “bene”, riprendo lunghi pezzi da un articolo di Carlini su Libero (8 giugno), messo in una pagina interna (17), forse per non essere molto letto.
“Una piaga biblica sta per abbattersi sui già poco fertili campi dell’Africa occidentale, dove causerà sicuramente forti carestie, e forse anche sull’Europa [immagino ci si riferisca soprattutto Spagna e Italia meridionale, Grecia, ecc.; ndr]. Si tratta delle terribili locuste del deserto, in arrivo dalla Libia meridionale. E a scatenare gli sciami di questi insetti è stata, secondo la Fao, agenzia dell’Onu per l’agricoltura, la deposizione (e morte) di Muammar Gheddafi. Nessuna maledizione del Colonnello ma semplicemente l’incompetenza del nuovo regime libico, che non è in grado di controllare un paese ancora in preda al caos. Gli ex ribelli di Bengasi non solo hanno portato – grazie all’aiuto indispensabile [corsivo mio] dei bombardamenti Nato – bande armate di pericolosi miliziani e gruppi di qaedisti ma anche un’ondata di devastanti cavallette. Come ha spiegato il britannico Financial Times la Fao non ha dubbi nell’indicare la causa di questa piaga imminente. ‘Dobbiamo essere onesti’ ha detto Keith Cressman, esperto di locuste per l’agenzia dell’Onu, ‘la caduta di Gheddafi ha fortemente inciso su questa situazione. Ha completamente sconvolto la capacità dei libici di controllare e rispondere al fenomeno come di solito facevano’. Con tutti i difetti che il regime del Colonnello poteva avere [erano quindi ‘difetti’, non terribili, orrendi, crimini contro l’umanità, per cui doveva essere sodomizzato e linciato, ecc.; ndr], in fatto di programmi anti-locuste era infatti all’avanguardia…….. ‘Prima della rivoluzione, la Libia era in grado anche di spedire grandi convogli di squadre anti-locuste negli altri paesi africani’, ha aggiunto Cressman. Ma questo non è più possibile e così nuove grandi responsabilità [ah, allora ce ne sono state anche altre, di grandi responsabilità? ndr] ricadono su chi ha pensato di liberarsi di Gheddafi”.
L’articolo poi continua a lungo sul tema, ricorda che già adesso sono a forte rischio Niger e Mali, ma vi è appunto il timore di ben più vaste diffusioni di una della “piaghe bibliche”. Interessante che, subito a fianco di quest’articolo, in un trafiletto ci si racconta l’indignazione di Ban-ki-moon, uno dei peggiori e più servili segretari dell’Onu, perché si sarebbe sparato in Siria contro gli “osservatori dell’Onu”. A parte che sarebbe un merito trattarli almeno come le “locuste del deserto”, immaginiamo chi ha in realtà sparato contro di loro per creare sempre nuovi pretesti. Ed infatti il servo di Wasghington ha concluso che “ormai il presidente Assad ha perso tutta la legittimazione”. Per noi, ovviamente, è chi propala simili irresponsabili e infami dichiarazioni ad aver perso ogni legittimità; ma ormai è l’Onu a non avere più alcuna funzione se non quella di bodyguard degli Stati Uniti obamiani.
Mi sono dilungato sul problema delle locuste soltanto perché è un buon simbolo della neostrategia statunitense; termine pomposo per simile sciagurata serie di “improvvisazioni” condotte alla “va là che vai bene” da uno dei più meschini e limitati presidenti degli Stati Uniti, che sta facendo perdere autorità a questo paese, di cui non si può negare comunque una grandezza passata pur nel completo disaccordo, anzi avversione, nei confronti della sua politica di egemonia globale. Un nemico è un nemico, ma lo si può ammirare quando il suo progetto, per quanto considerato di predominio intollerabile, e cui si ritiene necessario opporsi, possiede comunque alcuni tratti ben disegnati e miranti ad un nuovo ordine, da noi non accettato perché contrario ai nostri interessi, ma cui si riconosce l’ampiezza d’orizzonte.
La strategia del caos può essere in effetti un progetto del genere. Quando talvolta si dice: “dal caos nascerà una stella”, si intende appunto significare che, dopo aver distrutto un vecchio ordine formando una sorta di “nebulosa caotica”, si mettono in moto forze ricostruttive per creare un “nuovo ordine”, ecc. La strategia del pantano, invece, vuol solo indurre disordine, facendo invischiare nella melma chiunque vi si muova. In poche parole, si distrugge soltanto, si assassina, si compiono massacri e si eseguono atti selvaggi e ultrabarbari sui nemici vinti, ecc. perché interessa esclusivamente il terrore e soprattutto l’impraticabilità, per tutti, di procedere ad una bonifica del terreno onde edificare qualcosa di rinnovato. Così hanno agito gli Usa in Irak, così si vorrebbe procedere in Afghanistan (con il Pakistan magari ridotto alla stessa stregua); così ci si è mossi in Libia e, di fatto, in Egitto; così si vorrebbe proseguire in Siria, guatando intanto l’Iran.
E così si sta operando – pur se tutto sembra diverso perché l’Italia è uno dei setto-otto paesi più industrializzati del mondo, ed è socialmente sconvolto ma non nel senso delle divisioni tribali o etniche o religiose – nel nostro paese, sempre più immerso nella palude. Diceva Pollonio al Re, mentre si avvicinava Amleto: “c’è del metodo in questa follia”. Oggi, in Obama, non c’è nemmeno del metodo; solo la volontà, grazie ad una spropositata potenza in mano a vandali senza idee, di ostacolare altri nella costruzione di un proprio avvenire. Un possibile diverso ordine è vissuto come minaccia per gli intenti meschini di questa cosca impadronitasi del potere in un paese che, lo ripeto, ha avuto una sua grandezza. La potenza statunitense è ancora superiore, la grettezza e ristrettezza mentale dei suoi attuali dirigenti pure. Sarebbe necessario, per gli Stati Uniti e per il mondo, che forze interne si levassero ad abbattere questa presidenza, in quanto rappresentante di gruppi di bruti e incivili al potere.
Sarei però bugiardo se mi dichiarassi convinto di vedere in altri paesi gruppi dominanti al potere in grado di rappresentare un nuovo scatto in avanti della nostra civiltà. Essi hanno tuttavia nelle loro mani un potere assai inferiore a quello accumulatosi negli ultimi decenni nel paese d’oltreatlantico; un potere che, caduto sotto il controllo di “apprendisti stregoni” (per la verità, poco apprendisti e molto stregoni), rischia di provocare uno sconquasso mondiale di fronte al quale quello scaturito dalla seconda guerra mondiale sembrerà quasi uno scenario d’incantevole magia. Mi sembra un obbligo concentrare il fuoco sull’attuale dirigenza degli States. Invece, quelli che pretenderebbero d’essere critici continuano a giocare con la “lotta al capitale” o, ancor più ridicolmente, all’“anti-imperialismo”, senza accorgersi che quel mondo è finito da molti decenni e che proprio l’aver infantilmente giocato con quei “graziosi bambolotti”, per almeno mezzo secolo in più del necessario, ci ha portato all’odierno avverarsi di mostruosi “incubi notturni”.
I “critici” continuano però nel gioco, blaterando sul battersi per salvare l’ambiente o magari addirittura l’Uomo. Intanto, perfino un banale funzionario della Fao (dal nome inglese o americano, non russo o cinese) scopre che una delle grandi piaghe – di cui parlano i libri sacri di millenni fa, quando non c’era il capitalismo a turbare i “delicati” intellettuali odierni – potrebbe tornare per l’azione di gruppi dominanti, impossessatisi del potere in un paese dotato di grande potenza “di fuoco”. Gruppi dominanti che tuttavia hanno finora agito, e intendono ancor più agire, non impiegando direttamente le loro “truppe speciali” – pronte semmai per usi più decisivi in tempi futuri – bensì per mezzo di sicari ben nutriti di misere ambizioni di finto partenariato e di effettivo servilismo, sicari che i “delicati” intellettuali di cui sopra circondano di bei discorsi svianti sulla Natura: sia quella che è ambiente sia quella (umana) che opera nell’ambiente.
Siamo nelle mani di degenerati, non di folli. Degenerati primari quelli che hanno preso il potere nel paese dotato della maggior forza distruttiva finora mai accumulata. Degenerati secondari i politici e gli intellettuali che deviano dalla lotta principale da combattersi contro costoro, concionando intorno a belle favole sui compiti da perseguire: la salvezza dell’ambiente e dell’Uomo, l’amore per gli umili e diseredati, la liberazione delle masse (meglio se “lavoratrici”) dall’oppressione del Capitale; e tanti begli obiettivi, discettando sui quali si è ben accolti negli apparati dei “tre poteri” dello Stato, nelle scuole e università, nei media, ecc. dei subdominanti (i “cotonieri”), la cintura di sicurezza dei degenerati di cui sopra. Questo il reale e drammatico “degrado dell’ambiente”, quello sociale di chi detiene gli strumenti per manovrare strutture materiali e coscienze servili nei paesi subordinati ai miserabili che vogliono salire in alto, sempre più in alto, “in cima al mondo”; come James Cagney, grandissimo nell’immortale film La furia umana (White Heat, Raoul Walsh, 1949). Nel film, ovviamente, il criminale psicopatico (Cody Jarrett) fa la solita fine. Nella realtà del mondo attuale, il finale è molto più incerto; anche perché, lo ribadisco, non siamo in presenza di folli, ma di gruppi dominanti di “dubbia natura” e privi (almeno così sembra) di progetti definiti da una razionalità costruttiva.