OCCORRERA’ UN “TERREMOTO” DI MASSIMO GRADO, di GLG
1. Diventa sempre più difficile capire e seguire quella che appare una imbecillità dilagante in ambiti vari. Quando leggo che si è abbattuta negli Usa una statua del generale Lee, cosa potrei dire; resto proprio senza parole. Poi sento che si vorrebbe fare altrettanto per Cristoforo Colombo, la cui unica colpa (del tutto inconsapevole) è di aver scoperto l’America; ma anche questa è una semplice battuta, che vuol essere demenziale al punto giusto per potersi adeguare al clima di idiozia diffusa. Non parliamo di tutto il cosiddetto “politicamente corretto”, che sta arrivando ai suoi vertici un po’ dappertutto ma particolarmente in Italia, raggiungendo vertici “sublimi” nel trattare del fenomeno della recente massiccia migrazione, seguita al processo messo in moto dall’Amministrazione Obama soprattutto a partire dal 2011 con l’orrenda “primavera araba” e la criminale aggressione alla Libia (mediante sicari di pari “statura morale”).
C’è stata una mutazione di quella che si continua a definire “sinistra”. Tuttavia, questo può valere al massimo per l’Europa e in modo del tutto particolare per il nostro paese, dove una simile “sinistra”, a partire dagli anni ’70, è stata rappresentata maggioritariamente dal partito comunista, che ha iniziato la sua più accentuata degenerazione in quegli anni; poiché negli anni ’50 e ’60 i comunisti non si definivano minimamente sinistra. Destra e sinistra erano considerate correnti – una detta conservatrice e l’altra riformista – dei poteri dominanti (a quel tempo si parlava ancora di borghesia, invece già tramontata da tempo). I comunisti del PCI si consideravano alternativi, anche se ormai con metodi pacifici e tendenti all’utilizzazione delle elezioni parlamentari, rispetto a quei poteri direttamente connessi e subordinati ai veri vincitori della seconda guerra mondiale, gli statunitensi appunto. Con gli anni ’70 e la segreteria Berlinguer, inizia la trasformazione – e il coperto avvicinamento agli Usa con “tradimento” progressivo dell’Urss – conclusasi poi dopo il crollo del sedicente socialismo (e dell’Urss stessa) con l’aperto cambiamento di campo (e della denominazione del partito) e il tentativo di divenire i più servi tra i servi europei.
Tuttavia questa storia è specificamente italiana, anche se dappertutto in Europa quel che resta dei comunisti diventa particolarmente succube del paese predominante. Interessante è la mutazione subita da quelle forze – sia politiche, ma ancor più intellettuali – che si erano dichiarate, soprattutto con il movimento del ’68, antagoniste rispetto al sistema capitalistico, considerato bieco imperialismo oppressore e affamatore dei paesi sottosviluppati (momento cruciale fu infatti l’opposizione all’aggressione americana al Vietnam del nord), che veniva tuttavia vissuto come diviso in due parti fra loro in conflitto: imperialismo statunitense e socialimperialismo sovietico. Si pensava addirittura che tra i due ci sarebbe stato un nuovo conflitto mondiale e allora, alla guisa di quanto accaduto durante la prima guerra mondiale, si riteneva urgente attrezzarsi a far scoppiare, in qualche “anello debole”, una nuova “rivoluzione del ‘17”. Solo simile, non eguale ovviamente; la “follia” dei “rivoluzionari” non arrivava a simile livello, anche perché inizialmente promossa e orientata da Servizi dell’est europeo, che intendevano servirsene per arrestare lo slittamento del PCI verso l’atlantismo, cioè gli Stati Uniti.
La speranza – abbastanza assurda; e lo dico perché la criticai fin da allora – di ricevere aiuti e appoggi dalla Cina tramontò con la morte di Mao (1976) e la fine miserevole della “banda dei quattro” (un mese dopo quella morte). Ci fu il pessimo e degenerativo sussulto del ’77, solo in Italia però, pur se qui si precipitò un discreto numero di intellettuali di altri paesi, in particolare francesi (Deleuze-Guattari, i “situazionisti”, ecc. ecc.). Nel nostro paese, pur sempre esemplare per certi fenomeni degenerativi, la maggioranza dei dirigenti politici e degli intellettuali (ruoli spesso coincidenti) delle correnti “ultrarivoluzionarie” rifluì abbastanza rapidamente verso il PCI, in sempre più scoperto avvicinamento agli Usa; si pensi al viaggio, ridicolmente detto “culturale”, del “comunista preferito” da Kissinger, avvenuto già nel ’78 in coincidenza con il rapimento e soppressione di Moro, altro evento mai “classificato” a dovere per la sua rilevanza in quella fase del processo degenerativo della “sinistra” (che ancora si denominava comunista). Rimasero sacche, inizialmente non minime, di comunisti “riformisti” (quelli del PCI ante-anni ’70) e dei gruppetti “ultrarivoluzionari”. Non a caso, dopo l’aperto passaggio del PCI (divenuto inizialmente DS) al campo occidentale, ci fu “Rifondazione comunista” e altre formazioni minori, ormai però ridotte oggi al nulla.
2. Tutta questa storia è finita, malgrado i poteri dominanti concedano talvolta qualche risonanza ai degenerati ex “capi” della “Rivoluzione” (mai nemmeno sfiorata), che ancora si fingono coerenti con tesi, la cui assurdità è appunto utilissima a questi poteri. La stragrande maggioranza delle nuove generazioni non li segue più. Quelle minoranze di disadattati e dissociati, ancora irretite da fesserie che non hanno nulla a che vedere con una qualsiasi rivoluzione, servono a dimostrare come le “teste calde” vadano “rimesse a posto”. In definitiva, come recitato in una intelligente canzone di Gaber, i “marxisti-leninisti” (e naturalmente, per un certo periodo, maoisti) divennero “cattocomunisti”. Oggi sono divenuti gli ipocriti buonisti, i “politicamente corretti” che si fregiano d’essere “progressisti”. Dove per progresso s’intende appunto la più grave e difficilmente spiegabile degradazione dell’intelligenza umana unita alla dissoluzione più totale di ogni residuo morale.
E’ però l’intelligenza in caduta abissale che fa particolarmente paura. Finora, in effetti, ho parlato soprattutto (e per cenni ancora brevi purtroppo) della degenerazione di quella che definiamo ancora “sinistra”. Tuttavia, dalla parte presunta opposta si notano forse alcuni sussulti in contrasto con l’imbecillità dei “buonisti”? Assolutamente no. Si parla ancora di comunisti, perfino con riferimento ai “pidioti” e a quelle piccole frange di finti oppositori “di sinistra” a questi ultimi. I “destri” non sanno nulla di che cosa significhi comunismo, sono di ignoranza abissale rispetto al marxismo. La teoria fondamentale di quella corrente politica, che ha caratterizzato in modo decisivo soprattutto la prima metà del secolo XX, è stata comunque abissalmente svisata e depotenziata proprio dal movimento del ’68 e seguenti “conati d’agonia”. Il marxismo ha certamente commesso errori di previsione, del tutto normali e ricorrenti in ogni interpretazione della realtà con effettivi intenti scientifici. Subito dopo la morte di Marx, è stata inoltre fatta oggetto di alcune (pesanti e tuttavia quasi inconsapevoli) modificazioni – senz’altro realistiche in base agli sviluppi capitalistici successivi alla morte di quest’ultimo e al declino dell’Inghilterra, il “laboratorio” delle sue analisi come dichiarato espressamente da lui – di cui non si è colto il valore decisivo nell’alterare quelle previsioni.
La “rivoluzione d’ottobre” non ha dato avvio ad alcuna “costruzione del socialismo” ma a tutt’altro processo storico. Si tratta di eventi che hanno comunque cambiato il mondo, hanno condotto alla fine del capitalismo che potremmo definire borghese (quello studiato e teorizzato da Marx e impropriamente ritenuto “IL CAPITALISMO” tout court). Gli Stati Uniti e la loro specifica forma di capitalismo possono essere grati anche a quei rilevanti fenomeni se hanno conquistato la loro supremazia, oggi in iniziale ribasso. Solo che, soprattutto in occidente (la sede del primo marxismo), hanno preso il sopravvento molteplici degenerazioni di quella corrente teorica e politica (alcune riformistiche, altre “ultrarivoluzionarie”), che hanno preparato la nullificazione della sua capacità interpretativa delle reali trasformazioni verificatesi: sia in sede di rapporti internazionali che di quelli sociali interni ai vari paesi delle differenti aree mondiali. E ciò ha condotto alla degenerazione e involuzione complete delle organizzazioni che ancora si ritenevano in qualche modo marxiste; soprattutto negli ultimi tre decenni del ‘900. Tuttavia, comunismo (come corrente politico-ideologica) e marxismo (come teoria mirante ad una prima analisi della differenziazione strutturale dei rapporti sociali prodottasi con la “rivoluzione industriale”) restano eventi storici di primaria grandezza e non sequenza di criminalità e assassinii come sostengono correnti liberali, che cercano di ripulirsi la coscienza dagli effettivi immani misfatti commessi dall’inizio dell’affermazione di quella forma di società detta capitalistica fino ai giorni nostri. Misfatti dei quali chi ha avuto una reale formazione marxista non si scandalizza né li considera pure mostruosità, ma li analizza nelle loro cause storiche tentando di interpretarne le reali tendenze evolutive del passato e i possibili ulteriori sviluppi.
3. Un autentico conoscitore del marxismo deve oggi ritenerlo un complesso teorico della massima importanza per l’analisi sociale, a patto però di considerarlo non una filosofia (così chiamata mentre è ridotta a pura ideologia nel suo peggiore senso di “falsa coscienza”), bensì una teoria scientifica decisamente falsificata in alcuni assunti fondamentali – primo fra tutti, la divisione della società in due blocchi contrapposti: puri proprietari dei mezzi produttivi e corpo dei lavoratori salariati “dal primo dirigente all’ultimo manovale” – e tuttavia importante per il metodo d’analisi e l’angolazione da cui si osserva la società contemporanea. E allora questo reale conoscitore del marxismo non può non constatare che è meno pericoloso quel “nemico”, pur rozzo e ignorante, che nulla ha capito di tale analisi teorica e dell’ “inseguimento” del comunismo – in realtà, mai perseguito nemmeno per un attimo se non nel colossale fraintendimento rappresentato dalla “costruzione del socialismo” dopo una serie di “rivoluzioni contadine” – quale sua conseguenza pratica.
Grave pericolo si sta invece rivelando proprio quella corrente politico-ideologica che, a partire dalla fine degli anni ’60, ha considerato il comunismo come appartenente alla “sinistra” e si è divisa, da una parte, in subdoli trasmigratori dal campo “socialista” (che non era affatto tale) a quello “capitalistico” (cioè il complesso di paesi asserviti agli Stati Uniti) e, dalla parte opposta, in “ipotetici” rivoluzionari anticapitalistici – subito infiltrati e contaminati dai gruppi dirigenti dei vari paesi in conflitto bipolare – pur essi alla fine inglobati nella “sinistra”, magari detta ridicolmente “estremista”, dove l’estremismo era soprattutto quello della sua delirante stupidità e spesso di una vera e propria svendita al nemico che si fingeva di voler “travolgere”. E oggi siamo così arrivati a queste forze “sinistre” nel senso di bieche, minacciose, dannose, male auguranti, ecc.
Mentre i “destri”, nella loro rozzezza e ignoranza, hanno un che di sincero ed esplicito, di chiaro e manifesto, i “sinistri” sono la falsità e doppiezza pienamente dispiegate. Parlano di “democrazia e “libertà” e perseguitano chiunque non pensi e dica quello che loro pretendono venga pensato e detto. Le loro “verità” assumono contorni sempre più assurdi e di imbecillità agghiacciante, segnalando così la fine di ogni benché minima intelligenza tipica dell’essere umano. Non c’è mutazione genetica, forse esiste quella antropologica, ma lascerei stare le definizioni. Bisogna semplicemente metterli in condizioni di non più nuocere e non sarà facile. In ogni caso, questa involuzione degenerativa deve essere combattuta a fondo proprio da chi ha ben inteso il comunismo e il marxismo nel loro originario significato, e non è passato dalla parte dei loro nemici rinnegandoli.
Immodestamente, sono convinto d’essere uno di questi (pochissimi). Non rinnego affatto la mia scelta comunista – con tutti i dibattiti e le “convulsioni” che si sono susseguiti in più di un secolo di storia – ma ritengo quel movimento politico un processo storico definitivamente concluso. Quelli che ancora insistono con questa solfa, ormai del tutto fraintesa, sono esattamente come gli anarchici dell’800, a volte personaggi rispettabili umanamente ma veri reperti archeologici. Sono inoltre convinto dell’importanza scientifica delle elaborazioni di Marx e di molti suoi successori (primo fra tutti proprio Lenin, un vero “intuitivo” e a mio avviso il più grande “attore” rivoluzionario degli ultimi secoli), ma si tratta di teoria ormai irrimediabilmente invecchiata e necessitante di radicali mutamenti di paradigma. Di fatto, io stesso sono uscito dal marxismo, ma aprendo una certa porta che comunque si trovava, pur magari difficilmente visibile, nei suoi muri di cinta.
Bisognerà trovare una via d’uscita dal vicolo cieco in cui ci ha cacciato una “sinistra”, ormai nemmeno più tale; lasciando pur perdere la sua origine, almeno in buona parte, dal Pci del “tradimento” e dai gruppuscoli del delirio “rivoluzionario” d’antan. Oggi simili correnti, arrivate al livello di malafede e di idiozia attuale, sono alla fine. Tuttavia, non sembrano vicine alla morte definitiva; sono, diciamo così, degli zombi. A coloro che ad esse si oppongono mancano, a mio avviso, quasi tutti requisiti necessari al rinnovamento. Potrebbero in certi casi anche vincere delle elezioni, ma non rappresentano alcuna alternativa efficace e foriera di una rinascita di questo paese. Continuiamo ad attendere l’arrivo di tale alternativa. Molti sono coloro che avrebbero potenzialità nuove; e vi sono pure tanti giovani fra costoro.
Tuttavia, non mi sembra di vedere al momento una élite coesa e capace di imprimere una effettiva svolta nell’organizzare e dare forza d’urto sufficiente a questo coacervo di gruppi “in fieri”. Continuiamo quindi nell’osservazione; con la convinzione che si dovrà comunque passare per un autentico scontro violento e con buone “perdite” da tutte le parti. Non si riconquisterà un grammo di intelligenza e di nuovo spirito “d’avanzata” senza una fase d’accurata eliminazione dei falsificatori e dei cerebralmente liquefatti.
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