Ogni volta che un economista parla…
No
L’ideologia del tutto “corretto”, di matrice progressista, non attiene solo agli aspetti politici e culturali (politicamente corretto, culturalmente corretto) della verminosa (perché in decadenza relativa) società occidentale attuale ma, soprattutto, a quelli economici.
L’economicamente corretto è, se possibile, anche più insopportabile del resto perché i tromboni che se ne fanno custodi hanno sempre una faccia da sventura imminente, che non esprime alcuna passione civile ma solo presunzione, disprezzo ed indifferenza per chi si permette la messa in discussione del loro verbo numerico. Questo è proprio il punto centrale. Il pensiero espresso da detti sacerdoti del “conto” non si basa su un approccio scientifico quanto sull’immutabilità di un certo “dogma” economicistico (indimostrato ed indimostrabile), dal quale fanno discendere altri preconcetti secondari, ugualmente fallaci se non assurdi. La loro è una numerologia priva di contatto con il mondo, alla quale attribuiscono una potenza mistica contro cui le azioni e le scelte umane non possono nulla. Essa si esprime in vincoli (ne abbiamo persino uno in Costituzione) che il colto e l’inclita non devono violare, altrimenti sono debiti e fallimenti ovunque.E così sia. Tuttavia, della crisi in corso essi non hanno previsto né gli inizi e nemmeno gli sviluppi, eppur consigliano ogni cosa per giungere al suo superamento. Il polpo Paul, con poche movenze, ne ha azzeccate più di loro che si innalzano su un pulpito di chiacchiere da molti decenni.
Benché perennemente in giacca e cravatta, con la variante dello zaino per alcuni, essi sono astrologi in campo economico (ed io nella mia mente me li figuro travestiti come il mago Otelma, il che mi vieta di prenderli in considerazione anche quando hanno la faccia seria e corrugata di un Padoan), si dedicano a divinazioni basandosi su: dati costruiti selettivamente, da incrociare tra loro artatamente, per confermare immancabilmente conclusioni già formate nelle loro teste, con lievi scarti di imprecisione a fini di dissimulazione. Troppa precisione svelerebbe la truffa e la mistificazione. Pazienza se la realtà non vuole saperne di adeguarsi alla parola dell’economista, andando in senso opposto, si allineerà senz’altro dopo la scomparsa di questa generazione. La lunga tendenza speculativa ha questo scopo, quando non si sa che dire si chiamano in ballo le future generazioni, poverine, quelle che saranno grate a questi economisti giudiziosi, i quali le hanno salvate dai loro padri spreconi.
Quando Mario Draghi, presidente della Bce, afferma, per esempio, che l’euro è irreversibile, ci dimostra di quale pasta è fatto. Il sesterzio era irreversibile, prima che i romani scomparissero. Hitler (che però era un politico, quindi più saggio) almeno auspicava il Reich millenario, perché aveva quel senso del limite e della misura che invece manca al nostro connazionale parlante in inglese e depensante in generale.
Quando Padoan afferma che un battito di spread genera una tempesta sui mutui sta sostenendo un’amenità ma non teme la figuraccia perché quello è l’ordine di batteria dato a tutti i pennuti professorali dal motore immobile economicista che muove i suoi polli cattedratici. Quando Cottarelli eticizza cifre (Borghi lo ha smascherato sugli andamenti sballati dei prezzi del petrolio), sublima tagli, spiritualizza risparmi e si erge a spendigrewivista celestiale, sapendo di aggravare la situazione, non sente il disagio perché ha in testa l’aureola del salvatore del patrimonio, conferitagli dalla solita cerchia di sperperatori di futuro che diedero 10 e loden ad uno come Monti ed un calcio in culo a tutti noi.
Ma facciamola breve. Ogni volta che un economista parla un cervello muore. Lo tengano a mente quelli che continuano ad ascoltare certe suggestioni e a basarsi su sciocche e mai verificate previsioni di detti ciarlatani. Se si vuole cambiare non dico il mondo ma l’Italia si sputi pure in faccia a chiunque tenti di scoraggiare anteponendo spread o deficit alla potenza nazionale.