OSTIA CHE MAFIA! Di R.D.
La mafia ad Ostia c’è eccome! Nè più e né meno che nel resto di Roma. Ragioni particolari e contingenti hanno reso questa parte della città più visibilmente contaminata. Una componente della magistratura romana, quella giudicante, al contrario di quella inquirente, nega questa evidenza. Parla di atteggiamenti mafiosi, ma non di vera e propria costituzione mafiosa. La motivazione, abbastanza comica è che ad Ostia e più in generale a Roma, la pubblica opinione non è segnata da questa presenza come lo è a Palermo e Catania, o in Calabria, o a Napoli.
La mafia in realtà, dalle nostre parti, esiste in forma autoctona fin dai primi anni ’70. La Banda della Magliana, che in effetti era estesa a gran parte della città, anche se più capillarmente nel quadrante ovest che comprende anche, ma non solo, Ostia, è stata senz’altro un’organizzazione mafiosa, cioè gestita secondo una strategia elaborata collettivamente, dotata di una sua ideologia e largamente sodale con i corpi costituiti dello Stato. Ad essere precisi sodale con due Stati, quello italiano e quello vaticano. Essa ha dato luogo a delle filiazioni circoscritte in determinati ambiti territoriali ed operativi, ma di sicuro non per questo meno definibili come mafiosi. Certo, le forme della mafia romana non sono state, né sono quelle classiche dell’Italia meridionale. Essa non ha la forza culturale delle altre e non è quindi in grado di sviluppare un largo seguito sociale. E’ tuttavia in grado di infiltrare le cosiddette amministrazioni locali con piglio autoritario e decisionista. Anche l’amministrazione centrale comunale è stata ampiamente manomessa. L’effettiva differenza tra la mafia romano-lidense e le altre forme classiche, sta piuttosto nel suo non essere frutto di una storia autonoma del territorio. La mafia a Roma (e quindi anche ad Ostia) deriva da una modificazione genetica di gruppi malavitosi locali, determinata a livello di gestione politico-istituzionale nazionale. Il processo ha avuto certamente le sue motivazioni, varie e complesse, difficili da esporre in poche righe. Succintamente si può dire che la trasformazione e modernizzazione del capitalismo italiano, giunta a maturazione tra la fine degli anni ’60 ed i primi anni ’70, aveva aperto delle faglie tra diversi agglomerati di produzione e di potere presenti nella capitale che si fronteggiavano in termini di alleanza-competizione e che in qualche misura andavano colmate. In parole più semplici, gli anni immediatamente susseguenti al boom economico hanno dato luogo ad aree di arricchimento e di crescita di potere, illegali o semi-legali che dovevano essere occupate e su cui si è innestata una dinamica di conflitti ed alleanze tra poteri forti vecchi e nuovi, presenti nella Capitale. Mi riferisco in primo luogo al massacro del territorio attraverso una selvaggia speculazione edilizia ed allo sviluppo esponenziale del mercato degli stupefacenti.
Va detto, per essere precisi, che la questione andrebbe a sua volta inquadrata in un contesto assai più ampio, riguardante l’intero territorio italiano con le sue connessioni internazionali, ma per restare alla sola città di Roma, diremo che il folto sottoproletariato periferico, accresciuto a dismisura dalle immigrazioni del secondo dopoguerra ed opportunamente innestato da robusti sostegni fascio-pariolini (la zona bene della città), ha fornito una eccellente ed entusiasta manodopera ai processi di accrescimento di questo nuovo modello di sviluppo. L’accumulazione originale scaturita dai sequestri di persona dei primi anni ’70, ha trovato il suo investimento nello spaccio di stupefacenti, a sua volta reinvestito in forme sempre più imprenditoriali di arricchimento e potere estorsivo e corruttivo.
E’ facile comprendere che in contesto iper-controllato come quello romano questo sviluppo, soprattutto nelle sue estensioni di controllo territoriale, non avrebbe potuto aver luogo senza un largo consenso politico. Anzi, data la caratteristica storicamente dispersiva della città, esso non avrebbe potuto nemmeno iniziare a formarsi, perlomeno non con modalità così repentine e ben indirizzate. La mafia romana è sorta, sulla scia dell’esperienza (e della presenza) delle forme meridionali classiche, per precisa volontà dei poteri forti presenti in città, tanto di rappresentanza politico-economica che di apparati amministrativi e di sicurezza.
Si trattava di mettere in moto e controllare nuove forme di produzione di ricchezza e di controllo e consenso sociale, non necessariamente legali, anzi, tanto più redditizie quanto meno ossequiose della legge. Le piccole, aggressive, bande locali sparpagliate nelle varie zone, sono state riunite per amore o per forza sotto un’unica direzione, a sua volta ben gestita ed amministrata dall’alto. Il gioco è proseguito per più di un decennio, accompagnando e determinando il mutamento morfologico culturale e politico della città. Roma si è ingigantita mostruosamente, assumendo allo stesso tempo una dimensione sempre più sciatta e “coatta”, con un’idea del territorio fatta assai più di predazione che di appartenenza. Priva di adeguate infrastrutture è stata inesorabilmente soffocata da un mare di lamiere automobilistiche e di incuria a cui nessuno ha potuto e soprattutto voluto, porre rimedio. Per farlo si sarebbero dovuti intaccare poteri ed interessi estremamente ben radicati, difficili da scalfire ed assai pericolosi da sfidare. Nessuno ha mai veramente osato. Nè tuttora nessuno osa.
La concezione generalista della Banda della Magliana, ormai non più necessaria, si è andata nel tempo esaurendo, dando luogo ad una serie di isole di mafiosità sparse per tutto il territorio cittadino, non più connesse come un tempo, ma non per questo prive di collegamenti centrali. Prova ne sia il permanere, anzi l’accrescersi di vaste aree di corruzione all’interno dell’amministrazione capitolina, sia centrale che periferica. Corruzione, speculazione ed abusivismo hanno accompagnato e disegnato lo sviluppo della città, segnandone ad un tempo crescita economica e decadenza strutturale. Ampi strati di sottoproletariato urbano hanno trovato in questo sistema il loro riscatto economico, ma non il loro riscatto sociale, mentre un enorme patrimonio creativo, produttivo non solo economicamente, ma anche dal punto di vista culturale ed estetico, è stato completamente dissipato.
L’ormai fin troppo evidente disfacimento della città, è stato un elemento, anche se non l’unico, che ha dato luogo alla recente offensiva antimafiosa. L’ambivalenza delle sentenze invece, il segnale del livello di scontro attivo tra i poteri forti tuttora ovviamente presenti e governanti il tessuto cittadino.
La riforma di Roma è ancora lontana dal farsi. Alla corruzione si alterna l’incompetenza, come l’anno e mezzo di paralitico non-governo grillino testimonia con larga evidenza.
Ora si giunge alle elezioni nel Decimo Municipio del Comune di Roma, quello di Ostia appunto, ma anche di tutto il suo enorme entroterra. Un piccolo esercito di rinnovatori, vecchi e nuovi, si propone per il riscatto di questo territorio. Le idee sono quelle di sempre, non particolarmente originali. C’è chi si concentra sull’abbattimento del “lungomuro” che impedisce vista ed accesso al mare, chi sulle piste ciclabili, chi sul recupero di questa o quell’area di pregio e/o degradata. Tutte belle intenzioni, ma prive ormai anche solo di un minimo di credibilità e di forza. Che a tali elezioni si dia il valore addirittura di un test nazionale, la dice lunga sul come siamo messi in questo paese.
Personalmente non mi sento rappresentato né dalle persone, né dalle (poche) idee, né dalle promesse e quindi mi asterrò dal voto. Sento intorno a me grande confusione e sfiducia, ma credo che alla fine, come sempre, la maggioranza andrà a votare. Suppongo che, per disperazione, i grillini otterranno, sia pure in pesante calo, il maggior numero di consensi al primo turno. Credo che comunque sia si andrà al ballottaggio tra grillini e centro-destra che a mio avviso non partirebbe battuto. Sui cosiddetti sinistra e centro-sinistra, con i loro addentellati parrocchiali, direi di stendere un pietoso velo di silenzio.
Roma (Ostia) 3 Novembre 2017