Per Nasrallah
Gli israeliani hanno ammazzato Nasrallah, leader degli Hezbollah. Per gli occidentali era un terrorista, per i musulmani un resistente che aveva lottato contro l’occupazione israeliana del sud del Libano, dunque prima simbolo vivente e ora anche martire della causa antisionista e anticoloniale in Medioriente. Biden, un vecchio rincoglionito che interpreta alla perfezione la decadenza americana, ha suggellato con queste parole la sua fine: “La morte di Nasrallah è giustizia”. Gli statunitensi hanno una strana idea di giustizia ma soprattutto nessuna decenza morale. Un tempo il nemico sconfitto e ucciso veniva onorato, soprattutto dopo morto. Un nemico valido dava maggior pregio al proprio trionfo. Gli yankee, popolo senza storia, non sono capaci di coltivare l’onore e il rispetto nemmeno per sé stessi, figuriamoci per gli altri. Ricorderemo la risatina imbecille di Hillary Clinton dopo la morte di Gheddafi, il suo veni, vidi, vici americanizzato in we came, we saw, he died. Così sono gli americani, iene ridens senza dignità con la lacrima facile solo per i loro casi umani. Guai ad averli nemici ma soprattutto amici, diceva Kissinger.
Nasrallah aveva un predecessore e avrà un successore. Chi crede che tolto di mezzo un capo finisca un movimento non ha capito nulla. Sono le situazioni che creano gli uomini e non viceversa. Finché lo Stato di Israle, sostenuto dagli Usa, godrà di impunità per i suoi crimini e non verrà ridimensionato nei suoi appetiti egemonici, sorgeranno sempre nuove organizzazioni con i loro trascinatori ad imbracciare le armi per combatterlo. E sarà anche peggio man mano che i competitori degli Usa aumenteranno la propria forza geopolitica con la quale sosteranno chiunque pur di estromettere Washington e alleati dalla gestione di vari teatri considerati strategici per la preminenza.
Ovviamente, anche sui nostri giornali non c’è nemmeno un cane a dire come stanno le cose. Nasrallah era un combattente con mille ragioni. Dalle nostre parti si definisce terrorista chiunque non la pensi come noi e non resti quieto ad assistere alla sottomissione del proprio popolo all’imperio Atlantico che in Medioriente assume la facciata sionistica.
Rammentiamo a costoro che per i fascisti i partigiani erano terroristi. Parimenti lo erano ebrei e oppositori per i nazisti.
Una volta, quella mente lucida di Cossiga provò a spiegare ad una brigatista che piagnucolava per i suoi errori che doveva tenere la schiena dritta. Loro, i brigatisti, erano soldati che avevano imbracciato i fucili perché non credevano nello stato democratico e lo avevano combattuto legittimamente per un’altra visione del mondo e della giustizia. Avevano perso ma non erano tenuti al rinnegamento. Si può ammettere la sconfitta senza umiliarsi. Una grande lezione di vita che in fondo spiegava anche perché a vincere era stato il potere costituito e non certi velleitari che lo avevano avversato. Per affermarsi bisogna essere superiori in tutto ai propri nemici e i brigatisti non solo non lo erano ma avevano anche sbagliato l’analisi concreta della situazione storica effettiva.
Purtroppo oggi non abbiamo più nemmeno un Cossiga ad insegnarci qualcosa sulla vita e dobbiamo assistere al coro idiota di chi insulta pure i morti che hanno combattuto con onore.