Perché certi filosofi sono dei cazzoni
I filosofi che si credono tali, da Agamben a Cacciari a Bencivenga, hanno sentito la forte esigenza di intervenire nel contesto di questa sfortunata congiuntura sanitaria per farci sapere che siamo in grave pericolo. Non a causa di un nuovo virus che ha mietuto molte vittime e fatto tanti danni, anche a chi è sopravvissuto, ma per l’azione dei governi che limitano l’accessibilità allo spazio pubblico e impongono restrizioni personali sempre più intollerabili. Parlano di dittatura sanitaria, con paralleli che richiamano il nazismo, ma non riescono nemmeno a cogliere la contraddizione esistente in quello che affermano. La presunta dittatura sanitaria ha offerto gratuitamente un vaccino contro una malattia seria e lo ha somministrato in tempi record. Per ora, inoltre, non è stato imposto nessun obbligo di assunzione del citato farmaco benché se ne sia parlato molto. Così come si è parlato molto di lasciapassare vaccinale che, per intanto, nessun barista è ancora costretto a farsi mostrare dagli avventori.
Sia chiaro che Agamben, Cacciari e Bencivenga hanno smesso di capire, se mai ci fossero arrivati anche prima, il mondo che li circonda, da tempo. La situazione attuale non c’entra con il loro rincoglionimento. Sono decenni che i signori di cui sopra ci offrono pensieri vacui e ineffettuali con i quali non capiamo, non chi siamo e dove andiamo in assoluto ma persino in quale epoca abitiamo e cosa stiamo facendo. Costoro vivono in una dimensione parallela alla nostra dove la storia del passato ci è trasfigurata in una narrazione presente del tutto evanescente. D’improvviso però si interessano di cose prosaiche come certi malanni del corpo che pretendono di curare con le loro chiacchiere metafisiche. Agamben parla della scienza come nuova religione (lo aveva già detto del capitalismo e quando simili concetti si adattano a tutto il tutto non si adatta al concetto), Cacciari lo ha seguito a ruota preoccupandosi per le conseguenze del green pass che ricordano le ispezioni dei totalitarismi d’antan. Ma dov’era Cacciari quando il potere faceva strame delle garanzie del lavoro, dello stato sociale, dell’autonomia nazionale, dei livelli di assistenza sanitaria e di quelli occupazionali ecc. ecc. Lo sappiamo dov’era. Militava in un partito che della “distruzione delle ragioni” dei cittadini aveva fatto il suo vessillo. Cacciari saltava volentieri dalla postmodernità del pensiero alla posteriorità dei culi delle classi subalterne che egli contribuiva a sodomizzare. Adesso si preoccupa della libertà degli uomini ma a quest’ultimi la libertà è stata conculcata con altri mezzi liberali (flessibilità dei contratti e degli orari, riduzione del potere d’acquisto dei salari, licenziamenti agevolati) che egli giustificava con lo zeitgeist globalizzato.
Ma se molti virologi non sono scienziati, perché sempre in TV, molto filosofi non sono tali, perché costantemente invitati negli stessi programmi televisivi. Di più, un filosofo è colui che crea un proprio sistema di pensiero, coerente e organico, anche se non privo di contraddizioni, qualcosa che prima di lui non esisteva (anche se poteva essere già nell’aria) e poi vede la luce grazie a lui (attraverso di lui), nonché riconosciuto dai suoi pari. Una scoperta filosofica, anche se piccola. Il fenomeno ed il noumeno di Kant, La dialettica di Hegel, il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, la volontà di potenza di Nietzsche ecc. ecc.. Cosa hanno pensato di assolutamente proprio Agamben, Cacciari e Bencivenga? Quale sistema filosofico hanno creato? Ci si ricorderà di loro come degli altri nomi altisonanti e “imperituri” richiamati? Un po’ di umiltà, anche se ti chiami Massimo, non guasterebbe. Soprattutto, se l’inclinazione al narcisismo supera la tua opera intellettuale che non è data dal numero delle pubblicazioni ma dalla innovazione concettuale. Qualcosa forse c’è stata ma di inusitata sterilità. Inoltre, c’è da diffidare della interdisciplinarietà ostentata, della tuttologia predicata a reti quasi unificate, perché se non sei almeno Platone buttandola in politica puoi fare la fine del coglione. Come mi pare sia avvenuto. Sia chiaro che qui non si sta discutendo della intelligenza di questi uomini, superiore a chi scrive, ma della loro capacità o incapacità di usarla per scopi adeguati.
Per esempio, Bencivenga ne fa un uso disinformato e approssimativo riuscendo ad infilare, oggi in un intervento su La Verità , troppi strafalcioni, uno dietro l’altro. Senza nemmeno controllare quanto riportato. Ce lo vedete uno Schopenhauer riferire del sentito dire? Piuttosto si sarebbe ammazzato. Invece, scrive Bencivenga: “Nella fase uno, un virus non molto pericoloso ha girato per il mondo e si sono ostacolate tutte le cure precoci ed efficaci (idrossiclorochina, ivermectina, …) che potevano far guarire almeno l’85% dei pazienti”. Fosse stato davvero così, e tutti gli studi pubblicati dagli scienziati successivamente hanno smentito questa efficacia, non saremmo arrivati a questo punto. Ma Bencivenga non si è preso nemmeno la briga di verificare la sostanza delle sue false convinzioni. Ancora: “Andiamo avanti. Robert Malone è un altro dottore e ricercatore che ha inventato la tec nica mRna usata nei vaccini Pfizer e Moderna. Qualche giorno fa, in una lunga intervista, ha sostenuto che i vaccini potenziano il virus”. Robert Malone non è l’inventore di detta tecnica, bastava una ricerca su google per verificarlo, insieme allo sconcerto di molti altri scienziati che da anni lavorano su quella tecnica. E ancora “Lo aveva detto anche il premio Nobel Luc Montagnier, ma non era stato ascoltato”. Montagnier vive ormai ai margini della comunità scientifica per le sue posizioni pseudo-scientifiche che hanno avallato l’omeopatia, come poteva essere ascoltato o preso sul serio? Infatti, i vaccini non potenziano il virus, semmai lo costringono a mutare perché il suo obiettivo è replicarsi per “vivere”.
I filosofi si sono talmente allontanati dal rigore del pensiero, e dalla rigorosità scientifica, che non sono in grado di giungere più nemmeno a quelle intuizioni fenomenali (quasi artistiche) che spesso hanno anticipato la scienza. Gli atomi di Leucippo e Democrito o il getto di dadi del caso di Nietzsche che “prevede” l’indeterminazione quantistica. Una prece filosofica, molti precetti inutili.