PIANGIAMO UN ATTORE ED UN’EPOCA DEL CINEMA, DELLA NOSTRA SOCIETA’ di GLG
PIANGIAMO UN ATTORE ED UN’EPOCA DEL CINEMA, DELLA NOSTRA SOCIETA’
di GLG
se ne è andato un altro dei più notevoli attori che hanno popolato quel gran genere del cinema italiano degli anni ’60 e parte dei ’70, quello della “commedia”, sempre in perfetto equilibrio tra il divertente e il malinconico, tra la satira e la cruda rappresentazione di una meschinità, solo apparentemente provinciale, in effetti osservata con un misto di pena e di acidità corrosiva. Ormai sono andati quasi tutti; e del resto quella stagione è tramontata da un pezzo. Sembrava che l’Italia crescesse, che la nostra società potesse rinnovarsi; quei film erano vissuti come l’indicazione della miseria (non soltanto e non tanto materiale) che si pensava potesse essere superata, che stava per essere superata. Rivedendoli oggi si resta ammirati per tutt’altro motivo: incredibile che venisse rappresentato così bene l’avanzante squallore poi realmente affermatosi. Ci si domanda: possibile che quei registi, sceneggiatori, attori, ecc. avessero l’intuizione di come siamo poi caduti in basso? Forse no, non lo so. Comunque oggi gran parte di quei film sono assai più vitali e rappresentativi di quanto già sembrassero allora. Quindi, ritengo che i personaggi che hanno reso grande quel cinema vadano rimpianti e onorati.
Nelle cronache che ho letto e anche in TV si continua a ricordare Moschin soprattutto per “Amici miei”. Certamente ottimo film e ottima interpretazione, ma ve n’è un altro ancora superiore e con una parte di maggior peso per questo validissimo attore. Si tratta di “Signore e signori”. E non lo dico certo perché sono nato e cresciuto in provincia di Treviso. In fondo sono anche di forti radici sicule. Non c’entra questo. Il film, di cui riporto due scene fondamentali recitate dall’attore deceduto, è veramente un gioiello. E altro film di grande spessore – in cui Moschin recita una parte da non protagonista, ma sempre ad alto livello – è “La visita” di Pietrangeli. Francamente sono triste, come ogni volta che sparisce uno dei “rappresentanti” di un’epoca che è stata la mia, ma che credo, anche indipendentemente da questo, vada conservata nella memoria di una società tendente invece al completo oblio dei suoi momenti fondanti.
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