PUR NELL’INCERTEZZA IL GIOCO SI FA PIU’ CHIARO, di GLG

gianfranco

Si continua a fare politica tramite la magistratura. Si era iniziato con “mani pulite” (rifaremo semmai la cronistoria), ancora un mese fa con la sentenza di Palermo si è tenuto “sotto schiaffo” il “nano” per presunti contatti con la mafia, adesso lo si “riabilita” (termine del tutto improprio perché la condanna resta e la pena è stata scontata) per consentirgli di rientrare al Senato (c’è sovraffollamento tra i suoi fan, magari a pagamento, per lasciargli uno scranno nell’“alta camera”) e mettere meglio i paletti (comunque già lo sta facendo da tempo) alle mosse di Salvini. Ho sentito ieri sera anche la “ragazzotta bionda” di FdI, che stimavo un po’ e che ha dimenticato (ha voluto dimenticare) come il “leale alleato” l’abbia fottuta alle Comunali di Roma presentando Marchini e facendole perdere il ballottaggio a favore del piddino Giachetti. Il “basso” politicante, recatosi nel 2011 a piegarsi davanti a Obama, non ha mai abbandonato veramente il patto del Nazareno. Questo è saltato proprio per poter continuare sotto traccia, senza aperti connubi Pd-FI, in modo da essere ancora più efficace.
Il vile gioco del “neobadoglio” (con il “bel tipino” Renzi) è stato messo i crisi dall’inaspettato sorpasso della Lega su FI il 4 marzo. Si sono messi di buzzo buono; per un certo periodo l’“argine al populismo” e la garanzia di assoluta “fedeltà” della “regione” Italia al potere centrale europeista (in sottile contrasto tra Macron e Merkel) è stata assunta dal “governatore” di detta regione. Adesso con il rientro del “nano” si potrà più apertamente giocare almeno in due a quest’“argine”, nel mentre Renzi ha scongiurato fin da subito ogni possibile contatto con “altri” (tipo ad es. i 5 stelle). Ieri sera, appunto, dall’Annunziata la Meloni ha fatto chiaramente capire che, con l’entrata ormai aperta del berlusca in campo, è poco utile che Salvini continui a giocare con Di Maio. Era del tutto evidente il consiglio di non proseguire nella trattativa e di far fallire il governo. E dopo che questi ipocriti di Lega e Fdi avevano tuonato contro i voltagabbana – e proponevano perfino un cambio di Costituzione in modo che chi fosse stato eletto parlamentare in un partito, se cambiava idea, fosse obbligato a dimettersi – ieri sera la Meloni diceva che è ancora possibile tornare ad un governo di centro-dx (mancante di almeno una cinquantina di senatori e anche deputati) in grado di trovare i voti in Parlamento, cioè appunto quelli di chi viene eletto da una parte e si sposta dall’altra.
Sono tutti sommamente disgustosi e marci opportunisti, solo interessati a basse operazioni di potere. Adesso vedremo gli effetti della “riablitazione” sulla nascita o meno di questo già “affannato” governo. Ma se anche nasce, lo sarà per poco. Già è intervenuto Maroni a sostenere di tornare a giocare apertamente con il “nano”. E il “leale” Salvini (altro personaggio la cui ambiguità è ormai manifesta a tutte lettere) farà durare assai poco questo governo, anche nascesse. Tornerà l’“inciucio” se questa popolazione continua a non capire nulla delle manovre di questi furfantelli da trivio. Si conferma che siamo servi. Qualcuno, come Salvini, manifesta idee un po’ diverse (molto poco) in fatto di UE e di rapporti (solo commerciali) con la Russia, ma garantisce tutte le alleanze con la UE, con la Nato, con gli Usa (chiunque vincerà in tale paese “padrone”). Tutto è di una chiarezza smagliante; anche l’incapacità della popolazione di afferrare che tutti questi sono materiale di scarto, rifiuti accoccolati in discariche a pieno controllo di poteri stranieri. E c’è chi finge patriottismo, rispolvera ideali di una insopportabile vecchiezza ultrasecolare, mostrando solo d’essere un ipocrita e un falso. Che epoca! Di una bassezza mai riscontrata dalla nascita di questa nazione.

PS Sento adesso la voce del possibile premier: Giulio Sapelli o Conte. A dir la verità, se ben ricordo le ultime cose sentite, il primo non sarebbe niente male. Quindi dico magari; Conte meglio di no. Tuttavia, mi auguro che non brucino subito il proposto. I “garanti” della fedeltà dell’Italia alla UE sono sempre pronti ad utilizzare quella grossa “inesattezza” su Einaudi che nomina Pella. Ricordo bene il fallimento nel 1953 della “legge truffa” (così è passata alla storia; e il premio di maggioranza scattava al 50% +1 non al 40% come propongono questi “democratici” che vogliono il “bene del popolo”, cioè di un 40% di votanti, non di elettori, che comanderebbero così sulla maggioranza della popolazione). E da quel fallimento, nacque (dopo un primo incarico a De Gasperi o qualcosa di simile) la nomina di Pella, che era comunque del partito di maggioranza. Allora adesso, il “garante delle Istituzioni” dovrebbe semmai nominare un premier del partito di maggioranza; magari non Di Maio ma uno di quel partito. Così fece Einaudi! Non dico altro perché sapete cosa può accadermi se rivelo quello che penso. Ripeto che l’Italia è ridotta a semplice regione (e non a statuto speciale) dell’Europa, il cui potere centrale (oggi contestato ad est, Patto di Visegrad, e a nord, Svezia, Norvegia, Danimarca, ecc.) vede il sordo conflitto tra Francia e Germania. Entrambe per garantire la genuflessione agli Usa; la Francia blandisce un po’ Trump (con moderazione per vedere come andrà a finire), la Germania sta ancora dalle parti del precedente establishment. Una meraviglia, un’epoca di disfacimento di un’antica area di civilizzazione.