QUALCHE CHIAREZZA IN PIU’ (FORSE), di GLG

erdogan

 

Articolo di G. Rossi

 

piuttosto notevole questo articolo messo in primo piano nel Giornale on line. Ancora una volta il Rossi chiama in causa gli Usa. Sostiene che probabilmente hanno lasciato fare, ma comunque sapevano del golpe organizzato da coloro che in fondo hanno finanziato l’Isis, sicuramente con l’avallo (e pure il sostegno) statunitense e sostenuti anche dalla Turchia, governata dai sunniti come Arabia Saudita ed Emirati. E’ credibile che gli Stati Uniti non si siano esposti troppo direttamente; tuttavia, poiché controllano la base aerea turca che ha appoggiato i golpisti, è difficile che non ci fosse un loro coinvolgimento più stringente. Solo che, come in Libia, hanno lasciato spazi di (apparente) libertà ai sicari. Il sostegno, tuttavia, c’era e si era sicuramente pronti a riconoscere l’eventuale nuovo governo. Eppure, ancora non mi convince che si volesse proprio esautorare Erdogan e non invece lanciargli un forte avvertimento. Solo per eventuali contatti, ultimamente certo avuti, con la Russia? Ancora altri dubbi mi sorgono.

Vi è una complessa manovra in atto da anni, con tanti giri e rigiri e difficoltà di sistemare bene le cose, in Medioriente come in Africa del nord (e pure in Egitto). Vi sono due subpotenze come Turchia e Iran in competizione (singolare che quest’ultimo abbia di fatto biasimato il golpe; forse gli iraniani sapevano che era un avvertimento non destinato al successo). Vi sono poi le potenze, Usa e Russia, che si confrontano in Siria. E anche in tal caso, credo che gli stessi Stati Uniti non vogliano arrivare ad una effettiva conclusione della vicenda; basta loro tenere impegnato in logoramento l’avversario. E poi forse gli americani non sono del tutto in disaccordo con la riduzione del peso del Califfato, compito affidato appunto alla Russia mentre loro mantengono un atteggiamento più ambiguo per magari servirsene ancora per qualche tempo. In questa situazione così complicata, quale sarà la risposta esatta alle tante domande che sorgono? Magari più d’una e probabilmente in contraddizione fra loro; perché è la politica di potenza che assume aspetti poliedrici e non coerenti nella lotta multipolare.

Si ribadisce, io credo, che comunque la questione centrale per gli Stati Uniti è il controllo dell’area europea. Anche quest’obiettivo, probabilmente, è da perseguire con atteggiamento a volte rigido e a volte più duttile; e magari lasciando sfogo a forze assai critiche nei confronti della UE, sostenendo però che il danno da essa provocato è dovuto alla prepotenza tedesca e comunque lasciando troppo spesso dietro le quinte il reale e acerrimo nemico: gli Stati Uniti per l’appunto, il nostro padrone e “vampiro”. Importante mi sembra dunque la conclusione dell’articolo di Rossi: “Ciò che emerge è la sensazione che gli Stati Uniti non abbiano la minima capacità di definire il loro ruolo in questa fase e con queste leadership. Forse per l’Europa è il tempo di individuare nuovi equilibri e nuove alleanze a difesa dei propri interessi strategici se non vuole essere travolta dalla storia”.

Corretto il riferimento a nuove alleanze, diverse cioè da quella con gli Usa, che non è però alleanza bensì asservimento. E noi abbiamo effettivamente bisogno di alleati, non di padroni. Sbagliato è invece sostenere che gli Stati Uniti non capiscano più quale ruolo possano occupare in questa fase. Lo sanno benissimo, sanno che debbono continuare ad essere la prima potenza mondiale; altrimenti rischiano gravi fatti all’interno con l’eccesso di etnie, nazionalità, culture, ecc. di cui si sono “gonfiati” come uno Zeppelin. Solo che, lo ripeto per l’ennesima volta, non esistono manovre inequivocabilmente univoche in una situazione di conflitto multipolare. Ci si rassegni a questo e si capisca la difficoltà di orientarsi e di emettere giudizi analitici in una simile caleidoscopica situazione.