Quali risultati potrebbero davvero ottenere in Siria gli USA/NATO/CENTCOM con una campagna aerea supportata da un massiccio attacco missilistico?
[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: http://vineyardsaker.blogspot.co.uk/2013/06/what-could-sustained-air-campaign-by.html]
Da quanti mesi ormai ripeto che quello che sta succedendo in Siria corrisponde a ciò che chiamo “Bosnia v5, Cecenia v4, Kosovo, v3 Libia v2, Siria v1“? E, infatti, la strategia di base degli Anglos (Anglo, NdT) è esattamente la stessa: destabilizzare il paese sfruttando un certo reale malcontento della popolazione, innescare disordini, alimentare la violenza, intensificare gli scontri a livello di insurrezione, e orchestrare con cura un qualche pretesto “umanitario” per bypassare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed intervenire militarmente. Ricordate di come si raccontasse che gli Iracheni in Kuwait strappassero i neonati dalle incubatrici? Di come i Serbi lanciassero colpi di mortaio (secondo una traiettoria fisicamente impossibile) sul mercato di Markale a Sarajevo? Vi ricordate del genocidio di Srebrenica? Del massacro di Racak? Di come i “Cetnici” serbi usassero “lo stupro come strumento di pulizia etnica” (sebbene i loro nemici appartenessero alla stessa etnia)? E ricordate di come Gheddafi distribuisse Viagra e preservativi ai propri soldati? Del fatto che Saddam potesse lanciare testate chimiche nel Regno Unito in 45 minuti? Bene, sembra che ora Assad abbia usato armi chimiche contro l’FSA (Free Syrian Army – Esercito Siriano Libero, NdT). Tralasciamo pure il fatto che questa notizia contraddice categoricamente qualunque tentativo, anche superficiale, di capire cosa stia succedendo in Siria usando un briciolo di buon senso. Hey – se i politici Anglos dicono che è così, ci puoi mettere la mano sul fuoco. Dopo tutto, sappiamo tutti che i politici Anglos non mentono mai, non è vero?
Comunque. Sembra che l’impero degli Anglos sia sul punto di intraprendere qualche tipo di intervento militare nella guerra in Siria, e un tale intervento si può articolare in tre opzioni fondamentali:
a) aumentare le spedizioni di armi ai Takfiri
b) imporre una no-fly zone
c) intraprendere una campagna di attacchi aerei e missilistici
O, ovviamente, una combinazione delle tre.
Ho parlato della prima opzione in un articolo precedente e non mi ripeterò in questa sede.
Dirò soltanto questo: gli insorti hanno denaro e armi in abbondanza e tutta il piagnisteo sul “bisogno di più armi” è una fandonia. Anche se gli Stati Uniti letteralmente inondassero i ribelli con le più moderne armi anticarro e sistemi antiaerei portatili, non sarebbe che un aiuto marginale. I loro problemi veri sono ben diversi: addestramento scadente e struttura di comando anche peggiore, un sistema logistico e di supporto male organizzato e primitivo, l’opposizione popolare alla loro ideologia e la condotta ammirevole dell’Esercito Siriano che si è adattato con grande abilità alle nuove tattiche.
Oggi discuterò delle possibili conseguenze di una no-fly zone e di un attacco aereo/missilistico. Cominciamo da un punto ovvio, che però molti commentatori trascurano: le opzioni b) e c) sono, in pratica, una soltanto. Ciò che intendo è che gli USA/NATO non possono imporre una no-fly zone sulla Siria senza prima intraprendere una campagna di bombardamento missilistico ed aereo. L’idea che gli Anglos in qualche modo “pattuglieranno i cieli” dall’alto e si limiteranno a prevenire l’impiego dell’Aviazione Siriana è assolutamente ridicola. Persino in Bosnia – e Dio sa che i poveri Serbo-Bosniaci non hanno mai avuto nulla più di un’aviazione simbolica – gli Anglos dovettero bombardare per far si che la loro no-fly zone fosse abbastanza efficace. Più tardi, in Kosovo (che poi in realtà significò in Kosovo, Serbia e Montenegro) gli Anglos intrapresero un’enorme campagna di bombardamento strategico. Stessa cosa in Libia, sebbene quest’ultima fosse un bersaglio molto più morbido e richiese un intervento ridotto.
Perciò la domanda reale è questa: quali risultati potrebbero davvero ottenere in Siria gli USA/NATO/CENTCOM con una prolungata campagna aerea supportata da un massiccio attacco con missilistico?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo studiare gli scopi ufficiali e gli scopi reali di una tale campagna. Ufficialmente, va da sé, l’obbiettivo primario sarebbe quello di “proteggere la popolazione civile” e impedire che il “regime” usi “armi di distruzione di massa” contro “civili innocenti”. In realtà, ovviamente, gli scopi sarebbero ben diversi:
1)Distruggere le difese aeree siriane per poter imporre la no-fly zone in tutta.
2)Fare in modo che il regime paghi per l’aver sfidato l’Anglo-impero distruggendo le strutture di governo chiave.
3)Indebolire il regime distruggendone in sostanza gli equipaggiamenti e le installazioni di unità militari specifiche considerate “d’élite” e “pro-regime”.
4)Ridurre la mobilità sul terreno delle forze siriane.
5)Interrompere le linee di rifornimento dei militari siriani.
6)Indebolire il più possibile la capacità del regime di dare ordini e di controllare le proprie forze, di comunicare con esse, di ottenere informazioni, etc.
7)Fornire supporto aereo ravvicinato alle forze speciali degli Anglos frammischiate all’insurrezione e ultima, ma non meno importante
8)far pagare alla popolazione il suo appoggia ad Assad.
L’ultimo punto non viene mai menzionato, naturalmente, ma è stato un obbiettivo assolutamente cruciale nella campagna di bombardamento contro la Serbia, nella campagna di bombardamento di Israele contro il Libano e sarebbe un obbiettivo chiave di qualsiasi futuro attacco alla Siria o all’Iran: far sì che i civili paghino per il sostegno dato al regime “sbagliato”.
Questa lista di obbiettivi deve essere paragonata a quella presentata dal Governo Siriano, dalle forze armate e dalla società.
Ho trovato delle descrizioni abbastanza buone dell’ordine di battaglia dei militari siriani ma, come spesso avviene, una lista “statica” non può fornire il quadro reale della situazione. Pertanto dovrò fare un certo numero di ragionevoli assunzioni. Assumerò che le forze armate siriane siano organizzate all’incirca alla maniera dei Sovietici, che il grosso delle forze siriane non sia stato pienamente mobilizzato, che il governo fosse a conoscenza della minaccia di un attacco USA/NATO da almeno un anno o più, e che le organizzazioni locali per la difesa e la sicurezza siano già completamente equipaggiate. Per finire, assumerò che i militari siriani abbiano studiato attentamente l’attacco di Israele al Libano nel 2006 e che l’Alto Comando Siriano sia in stretto contatto con le sue controparti russa ed iraniana.
A questo punto, voglio smascherare un grave fraintendimento: il problema degli S-300 russi in Siria e del loro impatto sui piani USA/NATO. Ipotizziamo che ci siano già 4 batterie di S-300 in Siria e che ciascuna batteria possa ingaggiare 24 bersagli simultaneamente con una probabilità di successo di 0.8 (si tratta di ipotesi ottimiste, i dati reali sono probabilmente più vicini a qualcosa come 12 bersagli al 70%). In tal caso un attacco con 50 missili sarebbe abbastanza per saturare gli S-300 (nella pratica però il problema è molto più complesso e questo tipo di calcolo non funziona, ma possiamo farvi riferimento per guidare la riflessione su questo problema.
Ora, non so di preciso quali siano le disponibilità di missili da crociera della NATO o del CENTCOM, ma possiamo star certi che ce ne siano abbastanza da saturare 4 batterie. In effetti, un generale russo ha stimato che la Siria abbia bisogno di 10-12 batterie di S-300 per proteggersi. E bisogna tenere a mente che il CENTCOM ha anche altre opzioni per distruggere queste batterie (come ad esempio un attacco delle forze speciali). Se occorresse, l’USAF potrebbe schierare i bombardieri da Diego Garcia o i bombardieri B2 dagli USA, sottomarini lanciamissili, etc. Si può effettivamente pensare al CENTCOM come alla “NATO 2” perché in origine esso fu concepito per contrastare un’invasione sovietica dell’Iran (lo so – è un’idea stupida, ma a quei tempi la preoccupazione era questa); questa organizzazione è diventata ancora più potente nei decenni scorsi. La potenza combinata della NATO e del CENTCOM è assolutamente immensa e l’idea che un pugno di sistemi antiaerei russi – per quanto efficaci – possa sconfiggerla, è ridicola. Sì, gli S-300 sono un sistema eccellente, sì, sono migliori dei Patriot americani, sì gli Anglos li temono, ma no – non si fermeranno davanti ad essi.
Penso allora che dovremmo dare per scontato che la NATO/CENTCOM sarebbe in grado di danneggiare seriamente le difese aeree siriane e che potrebbero stabilire la superiorità aerea sull’intero territorio siriano. Quanto tempo occorrerebbe loro dipende da molteplici fattori, non ultimo l’addestramento e la determinazione dei militari siriani, ma il risultato sarebbe invariabilmente lo stesso. Perciò ipotizziamo che questa fase sia già finita.
A questo punto nulla impedirebbe agli Anglos di intraprendere una campagna di tipo “shock and awe” simile a quanto fecero a Baghdad nel 2003. I risultati sarebbero simili: le sedi dei principali ministeri verrebbero distrutte, così come la maggior parte delle emittenti televisive (che gli Anglos considerano un bersaglio legittimo – si guardi al caso di Belgrado), la maggior parte delle basi delle Mukhabarat (i vari servizi di sicurezza ed intelligence) salterebbe in aria, così come i principali nodi di comunicazione, le installazioni radar, i ponti, etc. Un gran numero di basi militari verrebbe distrutta, insieme a tutti gli equipaggiamenti ivi dislocati. Questa è anche la fase in cui ci si può aspettare che un missile a guida GPS colpisca l’Ambasciata Russa a Damasco e che un missile da crociera esploda per errore nel porto di Tartus.
Ora gli obbiettivi dall’uno al quattro sono stati tutti conseguiti e CNN & Co. proclameranno l’ennesima vittoria dell’Impero degli Anglos, Obama andrà in onda per congratularsi con le truppe per una prestazione brillante, e gli opinionisti prediranno che il regime di Assad collasserà in poco tempo.
Ora il problema principale è capire quanto tutto ciò cambierebbe i rapporti di forze tra l’Esercito Siriano e i ribelli Takfiri. Francamente, tendo a pensare che se questo tipo di campagna dovesse cambiare qualcosa, esso farebbe pendere la bilancia ancor più in favore del governo. Perché?
Orbene, per prima cosa questo tipo di campagne aeree hanno avuto risultati davvero scarsi contro forze militari già dispiegate. In Kosovo l’intera campagna aerea ebbe risultati trascurabili sui corpi d’armata serbi colà dispiegati (il Secondo Corpo se non vado errato). Le operazioni aeree in Bosnia non furono molto più incisive e quelle di Israele sul Libano di fatto lasciarono Hezbollah intatto. In Iraq i risultati furono vari, ma principalmente a causa dell’incompetente schieramento iracheno che costituiva quasi il bersaglio ideale per questo tipo di attacco.
La maggior parte dei combattimenti in Siria avviene a livello di compagnia o battaglione, cosicché la mobilità non è un fattore cruciale (non ci sono operazioni di accerchiamento profondo o veri e propri “fronti” da rompere con grandi concentrazioni di forze). Come se ciò non bastasse, la maggior parte dei combattimenti in Siria avviene in scenari urbani, per cui il supporto aereo ravvicinato è difficile e l’incidenza di casi di fuoco amico è più probabile. Perfino la localizzazione del bersaglio dall’aria diventa difficile in queste circostanze e richiede controllori avanzati ben addestrati ed esperti.
Le forze siriane attualmente impegnate in battaglia contro gli insorti non hanno bisogno di grandi quantitativi di munizioni, carburante o lubrificanti e i loro depositi sono probabilmente ben camuffati. Infatti, se teniamo presente che con tutta probabilità i militari siriani hanno passato anni preparandosi ad un attacco israeliano, possiamo supporre che tali depositi di rifornimenti siano già in posizione su tutto il paese e che le attuali operazioni di contro-terrorismo non le abbiano nemmeno intaccate. Inoltre, se i Siriani hanno adottato tattiche russe, iraniane e di Hezbollah, vi sarà un gran numero di finti bersagli dispersi su tutto il territorio, fatto che complicherà ulteriormente gli sforzi di pianificazione e di valutazione degli USA. Infine, una campagna di bombardamenti degli Anglos non farà altro che infuriare e inimicare ulteriormente la popolazione locale contro gli USA, se non altro perché tali campagne aeree causano un’enorme quantità di “danni collaterali” in termini di civili innocenti uccisi e mutilati.
E qui veniamo alla differenza cruciale tra Bosnia, Kosovo e Libia da un lato, e la Siria dall’altro: la classe dirigente.
Nel caso della Bosnia e del Kosovo nessuno o quasi ricorda mai che Slobodan Milosevic tradì i suoi connazionali serbi. Durante la guerra in Bosnia “Slobo” impose perfino delle sanzioni ai Serbo-Bosniaci. Nel caso del Kosovo, Milosevic acconsentì all’occupazione da parte della NATO in cambio della garanzia di lasciarlo al potere a Belgrado. La morale della storia è che i Serbi in Bosnia e Kosovo furono traditi. Assad e gli ufficiali aleuiti non tradiranno se stessi e i siriani disposti a tradire il loro paese lo hanno già fatto tempo fa (ricordate le diserzioni durante le prime fasi della guerra?) Nel caso della Libia, avevamo un leader mentalmente disturbato che aveva edificato un sistema politico altamente decentralizzato, cosa che fu usata dalle minoranze tribali per rovesciarlo. Di nuovo ciò non ha riscontri in Siria, dove il regime è piuttosto centralizzato e forte. Il punto che sto cercando di spiegare è davvero fondamentale: le “vittorie” degli Anglos sui Serbi e sui Libici non furono vittorie militari, ma vittorie politiche. Ciò che alla fine avvantaggiò gli Anglos non fu il loro valore militare, ma le loro innegabili capacità di sovvertire, ingannare e manipolare. Il regime di Assad in Siria ha già superato con successo questa fase della tipica offensiva degli Anglos e ne è anzi uscito rafforzato. A questo punto tutti i segnali indicano che il regime politico e le forze armate siriane sono determinati a combattere e resistere e che l’appoggio popolare al regime non fa che crescere di giorno in giorno.
L’obbiettivo dello “shock and awe” è, come il nome chiaramente suggerisce, quello di indurre uno stato di shock e sconcerto. Esso deve cogliere di sorpresa, impressionare, indurre il panico e un senso di inutilità di ogni resistenza, se vogliamo. E’ molto molto dura trovarsi dal lato sbagliato di una tale campagna, ma Hezbollah ha dimostrato che si può fare. Alla fine anche l’incapace Hamas è riuscita in qualche misura, durante gli attacchi israeliani a Gaza, a superare i momenti di panico iniziali. E allora, quando la fase “shock and awe” non è riuscita a indurre shock e sconcerto – cosa accade dopo?
A questo punto subentra il lato sporco e difficile della guerra e qui le opzioni degli Anglos sono davvero limitate: né gli USA né la NATO sono disposti a dispiegare truppe sul terreno dal momento che ciò non servirebbe ad altro che mutare la guerra civile in una guerra di liberazione nazionale. Una mossa del genere darebbe il colpo di grazia ad un’opposizione già completamente disunita. La presenza di soldati americani sul terreno innescherebbe inoltre un afflusso immediato di combattenti di Hezbollah, increduli di poter realizzare il loro sogno di macellare il maggior numero possibile di Yankees. Come se ciò non bastasse: potete immaginare i Marines USA e i miliziani di al-Nusra combattere fianco a fianco? A peggiorare la situazione un’invasione degli Anglos in Siria potrebbe facilmente iniziare un afflusso di volontari sciiti dall’Iran, dall’Iraq e dal Libano; ciò darebbe all’Iran l’occasione perfetta per “inviare dei volontari” (ricordate che gli studenti che assaltarono l’ambasciata USA a Tehran erano anch’essi “studenti civili volontari” e che il governo rivoluzionario negò di avere alcun controllo su di loro). Per quanto stupidi, male informati e illusi possano essere i politici USA, non posso immaginare che lo Stato Maggiore Congiunto approvi una tale pazzia.
Potrebbero allora, invece che mandare direttamente soldati, intraprendere una massiccia campagna di aiuti per gli insorti Takfiri. Sembrerebbe fattibile finché non si pensa a questo: il fatto che gli USA o la NATO non possano mandare truppe sul terreno non significa che gli Iraniani, gli Iracheni o Hezbollah non possano inviare le loro. Infatti, cosa potrebbero fare gli USA se, ad esempio, Moqtada al-Sadr decidesse di spedire alcuni dei suoi seguaci a combattere i Takfiri in Siria? Potrebbero protestare e lanciare minacce, ma non c’è davvero molto altro che potrebbero fare (a parte re-invadere l’Iraq?)
Questa è un’enorme debolezza della posizione USA/NATO: anche se le capacità degli USA/NATO/CENTCOM di realizzare una massiccia campagna di bombardamenti aerei e missilistici sono formidabili, essi non hanno niente altro con cui far seguito. In Medio Oriente tutti sanno che gli Americani non sono capaci di affrontare una rivolta faccia a faccia. Questi sono gli stessi che hanno usato i bombardieri invisibili B-2 sull’Afghanistan ma che più di un decennio dopo non riescono a controllare nemmeno mezza Kabul di giorno. E’ per questo motivo che i nemici di Khamid Karzai, anche nei suoi giorni migliori, lo chiamavano “Sindaco di Kabul” invece che “Presidente dell’Afghanistan”.
Gli Americani e gli Europei sono esattamente come gli Israeliani: maestri nella guerra a distanza ed elettronica, mancano semplicemente degli attributi per imbarcarsi nello sporco affare del combattimento ravvicinato. Le loro tattiche funzionano contro traditori privi di scrupoli (Milosevic), imbecilli arroganti (Saddam e Gheddafi) ma non contro una resistenza astuta e determinata (Taliban, Hezbollah). E tutto indica che i Siriani siano estremamente astuti e determinati, che non verranno spezzati da una campagna “shock and awe”, e che proprio come Hezbollah e i Taliban essi siano pronti a combattere per tutto il tempo necessario a resistere all’occupazione del paese da parte dello straniero. In altre parole sarà impossibile realizzare gli obbiettivi 5-7 fintanto che i Siriani resisteranno. E sembra proprio che continueranno a farlo.
Perciò non resta che l’opzione 8: far sì che la popolazione siriana paghi per il suo appoggio al regime “sbagliato”. Sfortunatamente questo è un obbiettivo che gli Anglos saranno ben capaci di centrare, proprio come gli Israeliani hanno fatto in Libano e a Gaza. Ovviamente ciò non conquisterà la mente e il cuore della popolazione, ma permetterà agli Anglos di sentirsi in pace con se stessi – “abbiamo preso a calci in culo i negri delle sabbie” e invierà un messaggio chiaro e forte al resto del pianeta: sottomettetevi e obbedite, altrimenti “vi bombarderemo fino a farvi tornare all’Età della Pietra” per usare la minaccia del Segretario di Stato Baker a Tarek Aziz. Gli Anglos hanno una lunga e prestigiosa storia nel far pagare ai civili le scelte politiche “sbagliate”: dai bombardamenti di Dresda e Hiroshima, alle debilitanti sanzioni contro Iraq e Iran, al sovvertimento di Cuba, Nicaragua, San Salvador e Venezuela, al bombardamento di Serbia e Montenegro, alla completa destrutturazione dei sistemi politici iracheno e libanese, alla distruzione delle società afgana e pachistana: l’Impero degli Anglos ha usato la stessa “soluzione” più e più volte. L’attrattiva di questa opzione, almeno agli occhi degli Anglos, è che essa può portare alla “vittoria” (Serbia, Libia) o alla possibilità di “proclamare la vittoria e partire” (Vietnam, Iraq, Afganistan) – un’altra gloriosa tradizione militare degli USA.
E così tutto si riduce a questo: non al cambiare le sorti della guerra civile, ma a far sì che i Siriani paghino la loro sfida al Nuovo Ordine Mondiale. Questo obbiettivo vale davvero i molti rischi che comporta? Personalmente credo di no, ma io non ho voce in capitolo.
Il meglio che possiamo sperare e un “mini” attacco con missili da crociera contro una qualche “fabbrica di armi chimiche”. Ovviamente non contro un’area di stoccaggio, perche ciò potrebbe rilasciare i gas tossici. Pertanto gli USA potrebbero colpire un impianto farmaceutico, così come fecero ad al-Shifa in Sudan, e dichiarare che si tratta di un grandissimo risultato. La mia teoria è supportata dal fatto che gli Americani hanno parlato di un “uso ridotto delle armi chimiche”: se il preteso uso di armi chimiche è stato “ridotto” allora anche la “giusta vendetta” potrebbe esserlo, no?
Un’ultima cosa: l’idea che i Russi possano in qualche modo proteggere la Siria od opporsi efficacemente ai piani USA/NATO è risibile. La presenza della Marina Russa nel Mediterraneo è puramente simbolica e in Medio Oriente la Russia non ha altri appoggi da usare contro gli Anglos. Per comprendere la politica russa in Medio Oriente e il conflitto in Siria è assolutamente fondamentale ricordarsi costantemente che la Russia muove da una posizione di grande debolezza. Occorreranno decenni perché la Russia possa stabilire una presenza più che simbolica nel Mediterraneo. Il primo passo in tale direzione sarebbe quello di ricostruire la vetusta Flotta del Mar Nero che al momento non è che un’ombra di quanto fu ni passato. Ribadiamo che la presenza della flotta russa a largo delle coste della Siria è un fattore importante, ma solo in quanto simbolo della determinazione russa a difendere la legalità negli affari internazionali e della solidarietà al popolo siriano. I simboli sono importanti, e questo è un simbolo importante, ma i simboli rimangono solo questo – simboli. Quelli che fantasticano di una Marina Russa che “ha spaventato” la Marina USA scacciandola dalla Siria non capiscono la guerra navale (o la guerra in generale).