RAMMOLLIMENTO CEREBRALE IN ATTO 2 gen ‘12
Quanto si sta verificando in questi giorni è piuttosto significativo; direi che è in oblio il senso della razionalità. L’Alzheimer ha probabilmente colpito politici, giornalisti, ceto intellettuale, mentre i parassiti dell’economia e finanza celebrano i loro nefasti sulla pelle di tutti noi. Prendiamo un esempio soltanto per non strafare: la telefonata della Merkel a Napolitano, riportata in un certo modo dal Wall Street Journal, giornale che non si potrà certo accusare di filoberlusconismo, essendo semmai di orientamento contrario all’ex premier. Dico subito che nemmeno io credo che la telefonata si sia svolta nei precisi termini indicati dal giornale finanziario (peraltro uno dei più importanti degli Usa e del mondo). Comunque, si deve prendere atto che il Quirinale (seguito pedissequamente e in modo scialbo e piatto dalla Cancelleria tedesca) non ha smentito la telefonata, ma solo il contenuto della stessa: non si sarebbe parlato di Berlusconi, ma della politica italiana in Europa e argomenti affini.
Penso si sia fatto qualche accenno (e forse più che un accenno) al premier ancora in carica all’epoca della telefonata, ma sono convinto che non vi sia stata alcuna pressione della Merkel su Napolitano affinché procedesse alla rimozione e sostituzione del nostro capo di governo di allora. Dico questo, però, solo perché il presdelarep non prende ordini dal cancelliere tedesco, ma da ben altra autorità più potente (e più lontana…..spazialmente). Difficile comunque credere che non si sia parlato per nulla di Berlusconi; tuttavia, è assai più probabile che la Merkel abbia semplicemente suggerito di seguire i “consigli” di Obama. Nemmeno su questi ultimi è però facile avere idee precise, tenuto conto di quella sceneggiata svoltasi qualche mese prima: Berlusconi si avvicina ostentatamente al presidente americano, in modo da farsi notare e sentire dalla stampa, e gli dice, apparentemente senza gran ragione, che egli è perseguitato in Italia. Obama risponde (risposta riportata da Palazzo Chigi e mai smentita dalla Casa Bianca): “non caschi o, se caschi, caschi in piedi”.
Da prima ancora di questo “fatterello” (su cui gli imbecilli di “sinistra” hanno imbastito il solito antiberlusconismo da decerebrati), avevo sostenuto – diciamo dal 14 dicembre del 2010 – che l’ex premier si era ormai genuflesso davanti al presidente americano e alla sua nuova strategia, scatenatasi poi in tutto il suo “fulgore” l’anno successivo con sobillazioni e aggressioni a paesi arabi ed eccidi della loro popolazione, usando largamente di proni sicari (fra cui appunto l’Italia); con omicidi individuali (Bin Laden ad esempio), ecc. I risultati della genuflessione si sono progressivamente visti, perfino in riferimento all’andamento dei processi all’ex premier. Resto convinto che comunque il cambio di governo sia stato concordato con lo stesso Berlusconi; e credo che questi non oserà – a meno che impreviste circostanze non inducano i vertici statunitensi a preferire i suoi servigi piuttosto che vedere naufragare la politica di semicolonizzazione dell’Italia – ripresentarsi quale candidato premier in futuro. Non si ritirerà però dalle scene perché ormai, così prono ai voleri Usa, è senz’altro ancora utile, se non altro per non lasciare “libero” un così alto numero di elettori che potrebbe “sbandarsi”; come accadde, lo si ricorderà, dopo che “mani pulite” aveva distrutto Dc e Psi su commissione americana e confindustriale. Gli elettori di quei partiti, infatti, si riversarono su Berlusconi, vanificando il progetto di assegnare il governo – con instaurazione di un vero nuovo regime completamente controllato dagli Stati Uniti e dai parassiti industrial-finanziari italiani al loro seguito – ai rinnegati del Pci, passati di campo verso l’atlantismo già dagli anni ’70 e in particolare dopo un ben noto viaggio nel 1978.
Dati tutti questi precedenti, non mi sembra credibile che la Merkel abbia quasi ordinato a Napolitano di liquidare Berlusconi. Ripeto che, a mio avviso, hanno parlato della faccenda (evidentemente già in piedi, nascostamente, almeno dall’estate), ma non nel senso riportato dal WSJ. Hanno con tutta probabilità discusso soprattutto di politica italiana nell’ambito UE. Nessuno sembra rendersi conto che questo solo fatto è in ogni caso un reale vulnus arrecato alle istituzioni italiane. Né Germania né Italia sono repubbliche presidenziali; il capo dell’esecutivo non è il presdelarep come negli Usa e in Francia. Se la Merkel avesse telefonato verso questi due paesi, sarebbe stato normale rivolgersi a Obama e Sarkozy per discutere di politica estera (ed economica) dello Stato. In Italia, il cancelliere tedesco aveva l’obbligo di telefonare proprio a Berlusconi per affrontare questioni attinenti esclusivamente alle prerogative dell’esecutivo. Non averlo fatto – e una volta che l’accadimento è stato rivelato dalla stampa e ammesso dal Quirinale, giacché la smentita ha riguardato l’argomento della rimozione di Berlusconi – esigeva, da parte di un esecutivo dotato di minima dignità nazionale, una vibrata protesta diplomatica all’indirizzo del governo tedesco ed un almeno implicito richiamo al presdelarep a mai più ledere i principi della Repubblica parlamentare italiana; bisognerebbe ricordare a qualcuno che la Monarchia Savoia non esiste più dal giugno del 1946.
Nulla di tutto ciò è avvenuto e la credibilità delle istituzioni repubblicane ha ricevuto un indubbio colpo di portata non irrilevante. Non certo per la nostra popolazione, che mi sembra sempre più confusa e incapace di intendere e volere. Tuttavia, dati avvenimenti deleteri si pagano per altre vie. In tal caso, tramite la nostra semicolonizzazione, il trasferimento di ricchezza dagli strati inferiori verso una estrema minoranza della popolazione, quella già molto più che benestante (e del tutto parassitaria), e in direzione di paesi che hanno avuto l’avvertenza di mantenere in piedi i loro settori più avanzati, sviluppando una politica estera comunque meno passiva, magari di poco (come Germania e Francia), della nostra, ormai affetta da servilismo acuto. Per non parlare della nostra stretta dipendenza dagli Stati Uniti, in particolare in questa congiuntura storica caratterizzata dalla loro nuova strategia, attribuita spesso a Brzezinsky.
Vorrei, per concludere, essere molto chiaro. Non sono affatto favorevole – non nell’attuale fase attraversata dalla politica mondiale – alle forme dette democratiche (che sono solo apparenza). Preferirei una “tirannia illuminata” per non meno di una decina d’anni. Illuminata nel senso di una politica estera di autonomia nazionale; estremamente radicale, tuttavia, nei confronti dei gruppi economici e politici di tradimento antinazionale, che andrebbero debellati con una drastica repressione ed una sorta di microchirurgia di grande finezza e precisione. Se pongo in luce le gravi inadempienze relative alla sedicente democrazia “rappresentativa”, è solo perché soprattutto il “ceto medio semicolto”, base elettorale della “sinistra di tradimento”, attacca sempre gli altri in quanto antidemocratici, urla da vent’anni contro l’avvento di un fantomatico fascismo, mai neppure intravisto. Questa gentaglia, con cui è inutile intavolare una qualsivoglia discussione, vede il famoso fuscello nell’occhio altrui e non la gigantesca trave rappresentata dal comportamento del suo “campione”, uomo dai molteplici “travestimenti” (filosovietismo, eurocomunismo, atlantismo e appoggio ai “poteri forti” dei “cotonieri” legati allo straniero statunitense, ecc.) alla guisa di un Fregoli dei nostri giorni.
E’ contro questi finti “democratici” e reali faziosi ottusi e obnubilati che mi premuro di ricordare i recenti fatti lesivi delle istituzioni di una Repubblica parlamentare e non presidenziale. Per il resto, resterò sempre convinto della necessaria – ripeto: per almeno dieci anni – instaurazione di un regime fortemente autoritario nel senso della difesa nazionale e della repressione di coloro che vi si oppongono perché asserviti allo straniero. In assenza della possibilità (attuale) di tale operazione, non vi è dubbio che ci si debba rassegnare alla miseranda fine di questo paese, in quanto entità economica e sociale autonoma, almeno per un’intera generazione.
PS Va aggiunto che non appena il presdelarep tirò fuori dal cilindro il nome di Monti (già preparato in anticipo; lo ripeto, almeno dall’estate), e lo nominò subito intanto Senatore a vita con ulteriore frettolosa forzatura, prima ancora che gli fosse assegnato ufficialmente l’incarico di formare il governo telefonarono le loro congratulazioni a Napolitano Obama, Sarkozy e Merkel. Le congratulazioni dovevano invece essere rivolte a Monti nel momento in cui avesse ottenuto la fiducia in Parlamento, diventando così ufficialmente primo ministro. Se nessuno protesta per queste clamorose violazioni di ogni normale prassi nei confronti di un paese sovrano (perfino solo formalmente), significa che si è toccato il fondo della sottomissione da parte dell’intera “classe” detta dirigente, una semplice “borghesia compradora” che esprime un ceto politico di asserviti ad una potenza straniera colonizzatrice.