Renzi “agente” del Mossad? Ma va là!

RENZI

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Partiamo da un piccolo depistaggio che alcuni quotidiani italiani, imbeccati da sapientissime mani operanti nell’ombra, hanno organizzato per nascondere i veri contatti esteri del Premier Renzi. Quest’ultimo, stando alle notizie maliziose dei giornali, sarebbe vicino al Mossad. Lo avrebbe rivelato Massimo D’Alema (“”Renzi è un uomo del Mossad, bisogna sconfiggerlo”, Il Corriere). Il Fatto Quotidiano riporta informazioni ricevute da una fonte segreta, la quale assicura che Tel Aviv avrebbe finanziato le primarie del 2012 di Renzi contro Bersani. Inoltre, ci sarebbero copiose sponsorizzazioni di ditte israeliane al Presidente del Consiglio che sarebbero servite tanto all’ascesa che alla sua permanenza al potere, in cambio di facilitazioni negli affari italiani di tali imprese. Travaglio e soci hanno cercato prove su tutto ciò ma non le hanno trovate. Degli autentici geni. Qualcuno dovrebbe spiegare loro che gli 007 non lasciano mai tracce, piuttosto le fabbricano quando occorre.
Adesso, non metto in dubbio che i servizi di tutto il mondo distribuiscano favori ai diversi leader nazionali per coltivare rapporti e ottenere corsie preferenziali per il proprio Paese. E’ un fatto più che normale. Probabilmente, il Mossad si sarà mosso in questa direzione ma sicuramente in buona ed affollata compagnia. Dunque, affermare che Renzi sia un Presidente del Consiglio con la Kippah, sulle base di queste scarne insinuazioni, è quanto meno azzardato. Qualcuno non lo avrebbe mai permesso. Chi? Quelli che comandano davvero nello Stivale e che tengono sotto controllo politici, giornalisti, manager, apparati di sicurezza, ecc. ecc., da più di cinquantanni: gli americani. Di fatti, ci sarebbero ben altre storie da raccontare. Con questo presunto dossier riservato Renzi doveva essere messo in difficoltà per qualche ragione. Con lui, a quanto pare, anche l’AD dell’Eni De Scalzi che addirittura pare fosse il primo obiettivo del complotto. L’Eni è come un importante ministero in Italia per cui anche dei tentativi stranieri di far pesare le proprie influenze sul “management politico” del Cane a sei zampe non ci si dovrebbe mai sorprendere. Molti nostri competitori gradirebbero ridimensionare questa azienda di punta del settore degli idrocarburi, soffiarle gli affari e magari anche togliersela di torno per sempre. Tuttavia, qualcosa non va in questa ricostruzione. Sappiamo che già in tempi non sospetti il ragazzo di Firenze era seguito con molto interesse da Washington. In particolare da Michael Ledeen, ex agente della Cia, vicino a ex Presidenti americani di notevole calibro (come Reagan e Bush) ed oggi esponente del think tank neocon American Enterprise Institute. Come ricorda la figlia di Craxi, Michael Ledeen “fu la persona, che, su indicazione dell’ambasciata Usa, tradusse la telefonata tra Craxi e Reagan la notte di Signonella» Ledeen chiama Renzi “il mio amico”. Che tipo sia costui lo rivela Flamini nel suo testo: “Il libro che i servizi segreti italiani non ti farebbero leggere mai”. Scrive il giornalista: “Michael Ledeen è un ebreo-americano che ha soggiornato a lungo in Italia e che a Washington è un assiduo frequentatore di un’associazione privata che ha sede presso la Georgetown University e come nome Center for Strategic and International Studies(csis). Riunisce personalità del Partito repubblicano e della CIA tra le quali figurano Kissinger, Edward Luttwak, Walter Laqueur, Ray Cline e altri pezzi da novanta”. Lo scrittore dedica un intero capitolo del suo libro al Rasputin errante che faceva la spola tra Washington e Roma con compiti sempre diversi ed un unico intento: servire gli interessi del suo paese all’estero in ogni modo. “Per certuni giornalista o politologo o analista o ricercatore o consulente o un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, per altri mestatore, spia, maneggione e perfino gazza ladra (a inclinare verso questa definizione con un termine più crudo sarà un capo del sismi). Tutta quella grandinata di epiteti – o di qualifiche riconosciute – gli avrebbe comunque consentito di mettersi a disposizione, in patria, del Dipartimento di Stato, di quello della Difesa o della CIA; all’estero del Governo israeliano e, perché no, del Governo italiano”. Insomma, un tuttofare il cui nome compare spesso e volentieri in molte faccende oscure degli anni ’70 e ’80 (ed anche più recenti) e che fa esercizio di influenze e pressioni politiche per conto degli Usa in Italia, sempre attento ad evitare qualsiasi smottamento di Roma verso Mosca. Essere chiamato amico da un soggetto così non è poi questo grande onore. Ma nominare un simile personaggio consulente del Governo sui temi della politica estera e delle relazioni internazionali equivale a confessare di voler fottere il popolo italiano. Renzi che, evidentemente, come tanti altri capintesta europei, viene tenuto per il bavero dagli statunitensi, coi quali sarà sceso a patti per scalare la posizione che occupa, fa finta di nulla e spera di non incappare in errori “di servitù” che facciano arrabbiare i padroni dell’universo a cui deve rispondere. Sa che gli costerebbero cari. Of course. Questo strambo episodio “israeliano” lo dimostra. Dove avrò sbagliato, si chiede il dott. Firenze? Lui non vorrebbe fare passi falsi, ligio ad uno stile anglofono un po’ “maccaronico”, ma le circostanze possono essere balorde e tirare brutti scherzi. Del resto, è tipico degli alleati d’oltreatlantico far emergere certe storie quando i loro preferiti si discostano dagli ordini impartiti, senza preventiva autorizzazione, anche se involontariamente. Recentemente, è accaduto anche alla “povera” Merkel che ha visto salire segnali di fumo dalla stampa tedesca in merito ai suoi trascorsi nella Stasi o giù di lì. La Cancelliera dopo aver afferrato l’argomentazione si è messa ad urlare contro Putin accusandolo di voler rifare i connotati geografici dell’Europa. E’ colpa dello zar, ha detto la Merkel, se la Nato è costretta ad espandersi ad est per garantire la sicurezza di Polonia, Ucraina, Stati Baltici, Balcanici e anche di tutta l’Ue. L’Esatto contrario di quanto esplicitato, solo pochi giorni prima, dal suo Ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier il quale aveva parlato di tintinnio di sciabole dell’Alleanza Atlantica ai confini russi per provocare il Cremlino. Così va in Europa sotto il dominio americano.
Nessun figlio di Putin, tutti nipotini dello zio Sam.