Ricordare i fatti serbi
Notizie di nuovi attriti e provocazioni ci giungono dal Kosovo, Stato criminale nella nostra civilissima Europa, invenzione della NATO, cioè degli USA e dei suoi lacchè continentali. La polveriera balcanica, storicamente teatro di dissidi e di guerre etniche, spesso usate come pretesto per allargare i conflitti, non aveva certo bisogno di un’altra miccia per infiammarsi. I tanti “impavidi” che urlano contro Putin e la Russia, hanno già incolpato Mosca della recente situazione ma hanno la memoria corta e/o il cervello piccolo. More solito. I cattivi sono sempre gli altri ma la differenza con i buoni proprio non si vede, le mani insanguinate di questi giusti restano tali anche se nascoste dietro la schiena per ingannare la pubblica opinione. Ma la finzione buonista e dirittoumanitarista è il vero vulnus di quello che accadde e di ciò che accadrà ancora.
Rammentiamo, in questo senso, che specialmente gli italiani di sinistra non sono brava gente. Ci volle il primo premier post-comunista per autorizzare quei bombardamenti criminali. Lo disse esplicitamente Cossiga: “Portai D’Alema a Palazzo Chigi per fare la guerra Gli americani e gli inglesi avevano bisogno dell’ Italia come portaerei nel Mediterraneo per lanciare la guerra del Kosovo”. E così fu. Furono uccisi uomini, donne e bambini col pretesto dell’ingerenza umanitaria per porre termine ad un eccidio dei serbi contro i Kosovari che fu la stessa Onu a smentire, a cose fatte.
L’esercito dì Milosevic non fu sconfitto ma fu colpita la popolazione civile. Siamo stati noi, con le bombe a grappolo e l’uranio impoverito a costringere alla resa la Serbia, la sua gente non belligerante. I soldati smisero di combattere perché così fu loro ordinato, per impedire che a pagare fossero gli inermi.
Quale sarà lo scopo primario di quell’aggressione si vedrà subito dopo. Altro che i kosovari! Una nuova Base Statunitense nel vecchio continente, quella Camp Bondsteel oggi strategica per le operazioni yankee in Medio Oriente, Asia centrale e Est Europa.
Ai tempi un giornalista della BBC, Allan Little, dichiarò una verità che ancora oggi non sappiamo e non vogliamo tenere a mente:
“La signora Albright e il signor Thaci mi hanno reso le loro candide ammissioni mentre stavo lavorando a un documentario della «BBC» per ricordare il primo anniversario di una guerra che l’Occidente presentò come una crociata morale per fermare la pulizia etnica ma che, in realtà, era una questione di gran lunga più complessa.
I comandanti dell’UCK e i loro padrini politici a Washington erano perfettamente a conoscenza “di come le vittime civili potessero suscitare efficacemente uno sdegno internazionale, in particolare proprio tra quegli alleati occidentali la cui lucidità di pensiero era inficiata dal senso di colpa per aver esitato troppo nel caso della vicina Bosnia.
A fine 1998 Milosevic firmò un accordo per il cessate il fuoco con cui si riduceva il personale della polizia serba in Kosovo e che prevedeva il ritiro dell’esercito jugoslavo all’interno delle basi. In caso di mancato rispetto, Milosevic avrebbe dovuto fare i conti con i bombardamenti occidentali. Egli ubbidì.
All’UCK, però, non veniva sottoposta alcuna condizione. Poiché “prevedeva l’uso della forza solo nei confronti di Milosevic, l’accordo finiva per consentire ai ribelli di continuare indisturbati nel ciclo della violenza reclutando nuove leve, riarmandosi e riorganizzandosi. I guerriglieri dell’UCK si spinsero persino a occupare le trincee abbandonate dai serbi. Gli ufficiali che avevano il compito di vigilare sul cessate il fuoco non avevano a disposizione alcuno strumento di dissuasione nei confronti dell’UCK. «Questo diventò un problema nei rapporti coi serbi», ricorda oggi un osservatore militare britannico. «Ci dicevano: “Aspettate, l’accordo prevedeva che noi ce ne andassimo da queste “postazioni, potete allora per favore mandare via questi tizi dell’UCK dalle trincee in cui stavamo noi fino a un mese fa?”». Anche in sede di Consiglio dell’Atlantico del Nord, l’organo decisionale della NATO, serpeggiava un profondo scetticismo sulle reali intenzioni dei ribelli. Alcuni documenti confidenziali redatti da un Paese membro della NATO il 13 novembre 1998 descrivono l’UCK come «il principale iniziatore degli episodi di violenza che stanno minacciando gli accordi sul cessate il fuoco”.
Gridate ancora contro il babau russo ma è la storia che vi si ritorce contro in maniera oggettiva. Il dio storico non punisce nessuno ma si nutre di eccessi e a tutti fa pagare, prima o poi, una sorte peggiore di quella inferta. Così va il mondo, che siate buoni o cattivi.