La richiesta di ritorno allo statu quo – cui si aggrappa disperata la Georgia, che si è lanciata nell’avventura su chiara indicazione dei suoi ispiratori americani – è semplicemente ridicola; così come lo è il tentativo di restare a occupare una piccola parte dell’Abkhazia, dove risiede un “governo-barzelletta”, arroccato in una vallata, e riconosciuto come “ufficiale” da questo ormai intollerabile paravento dell’arroganza statunitense ai confini con la Russia. E’ bene che si arrivi presto ad una “composizione” del conflitto; nessuno ama che parlino le armi. Le “distruzioni” di una guerra sono oltre che atroci anche un monumento alla stupidità; a parte la questione certo primaria delle vite umane stroncate, ci sono anni e anni di duro lavoro e costruzione che vengono cancellati in “tre secondi”.
Tuttavia, non è lecito ignorare che il “lasciar correre” produce il solo risultato di accumulare tensione, foriera, o prima o poi, di catastrofi ancora maggiori. Quindi, speriamo non si accetti alcun ritorno alla situazione di prima. La Georgia deve lasciare integralmente Ossezia e Abkhazia, e queste diventare Stati indipendenti. Certo, non facciamo gli ipocriti: saranno in un certo senso sotto la “protezione” della Russia. Benissimo; un semplice riequilibrio – ancora del tutto parziale – della situazione di stradominio (monocentrico) degli Usa, che dovranno smetterla di ficcare il naso nelle Repubbliche centroasiatiche e, in particolare, in Ucraina, altro Stato fantoccio e di continua provocazione antirussa per conto loro. Il possibile riequilibrio – se la Russia giocherà fino in fondo le sue carte – farà molto bene anche all’Iran, mettendo in difficoltà eventuali piani di attacco statunitensi, che a questo punto sarebbero di un avventurismo parossistico; pericoloso, ma soprattutto per i suoi ideatori.
Tanti equilibri potrebbero cominciare a spostarsi, in un effetto domino (e non dimentichiamo mai il nodo Afghanistan-Pakistan). Bisogna però anche guardare alla Cina, che continuo a ritenere non troppo lucida in questo momento; un po’ troppo “furba”, ma con una furbizia che potrebbe condurla in strade sbagliate (per lei stessa intendo dire). Ha addirittura cambiato un articolo della Costituzione per dare fin troppo peso ai “suoi capitalisti”, che hanno qualche somiglianza con quelli “selvaggi” (eltsiniani), colpiti duramente da Putin; e la cui eliminazione si rivela oggi uno dei punti di forza della Russia. Altrettanto faccia la Cina e la smetta di credere – come fece stupidamente il Giappone negli anni ’80 e ’90, ritrovandosi con "il culo per terra" – di poter “conquistare” economicamente (e finanziariamente) posizioni importanti nelle aree di influenza statunitensi o addirittura negli stessi Usa; si tratta di una presunzione che perfino un gigante come la Cina pagherebbe comunque. Che soprattutto non venga in testa ai “troppo furbi” cinesi di voler approfittare della situazione per andare a sostituire l’influenza americana nelle Repubbliche centroasiatiche; ma credo avranno buon senso in proposito. Dovrebbero invece dedicare più tempo e sforzi in direzione del Pakistan (e annessi), dove hanno sempre avuto buone entrature.
Resta questa incredibile Europa, e questo debolissimo paese che è l’Italia (destra o sinistra, non cambia nulla; in specie nella politica estera). Sospendo però qui il discorso perché questo è appunto il nostro discorso. Mai come adesso si capisce la necessità di una terza forza; ma occorrono referenti che non si vedono. Comunque, sarà almeno utile iniziare un discorso minimale; però abbiamo a che fare con i putridi avanzi delle passate stagioni e non si sa bene da dove cominciare per ripulire il terreno da questo sterco. Nel frattempo, idioti senza cervello continuano a giocare ai “comunisti”, alla difesa dalle “catastrofi ambientali”, alla “produzione fatta in casa”, alle banche etiche, al commercio equosolidale, alle……teste di cazzo che andrebbero intruppate immediatamente in aerei cargo e scaricate da 10.000 metri nel Canale di Sicilia! Scusatemi, sarà un po’ “forte”: ma “quel che ce vo’, ce vo’”.
Sperare è lecito, disperare quasi d’obbligo! Intanto, incrociamo le dita e dobbiamo contare sulla Russia. E ciò, sia chiaro, non mi entusiasma comunque. Vorrei che si potesse agire qui ed ora; non affidarci ad altri, che hanno i loro interessi.