ROMPERE IL CIRCOLO VIZIOSO: CONTRO LA NATO, di GLG
E’ bene mantenere un atteggiamento cauto su fatti come questo e non lasciarsi subito trasportare “dar core”. In ogni caso, sembra positiva la nascita di movimenti e forze politiche come queste (con la speranza che abbiano successo) in vari paesi; perché non ci si può schierare tranquillamente contro l’islamismo radicale (tipo Isis e non solo), appoggiando tutti quelli che oggi lo combattono e hanno in realtà nettamente contribuito ad alimentarlo finora (e forse ancora). Quindi è giusto essere anche contro la Nato.
Difficile è comprendere i motivi per cui gli Usa (utilizzando i sicari europei e altri) abbiano innescato i movimenti della cosiddetta “primavera araba” (2011), eliminando non solo Gheddafi ma regimi chiaramente filo-occidentali (e filo-atlantici) come quello egiziano di Mubarak, quello tunisino di Ben Alì, ecc. E, secondo me, solo per un filo si è salvata (finora?) l’Algeria. Del resto, diciamola tutta: anche Gheddafi non era poi così nemico degli “occidentali” (e dunque degli Usa). In fondo, ormai garantiva una certa stabilità nella zona. Era poi in contrasto con gli islamici iraniani e con Hamas (i vertici israeliani, infatti, non sembravano molto soddisfatti di quanto accaduto); i quali hanno manifestato pieno appoggio all’annientamento del leader libico.
Se dobbiamo mantenere aperti alcuni interrogativi in merito al perché di quella serie di mosse liquidatorie di regimi amici e stabilizzatori, non credo sussistano dubbi sul fatto che i “radicali islamici” (anche indicati come terroristi) siano stati favoriti da paesi amici degli Usa (l’Arabia Saudita, ad esempio) o comunque non nemici come la Turchia di Erdogan. E’ la tipica creazione del “Male” al fine di conseguire due obiettivi. Intanto, una forte instabilità tesa a creare attriti tra due subpotenze dell’area come Turchia e Iran; e soprattutto ad accentuare la pressione su Assad in modo da “balcanizzare” pure la Siria (il disordine permane tuttora sovrano malgrado l’intervento russo; o devo dire anche grazie a questo intervento?).
Il secondo obiettivo è perfino più elementare: combattere questo “Male” mostrandosi favorevoli alla creazione di forze multilaterali per distruggerlo (basti pensare all’operazione “collettiva” che si sta promuovendo in Libia pur tra difficoltà varie). Cosa che sarebbe stata fattibile fin dall’inizio se non ci fosse appunto l’intenzione di convincere i popoli in merito all’utilità di una “crociata” guidata dagli Usa. E’ indubbio che nello stesso tempo si è impegnata la Russia, distraendola magari da altri impegni maggiori (compresi quelli interni). Tuttavia, il fine fondamentale è di tenere sempre legati a sé i popoli europei, vista anche una qualche farragine riguardante le trattative per mettere in piedi il trattato transatlantico (TTIP), favorevole al paese dall’altra parte dell’oceano. E ovviamente tutto ciò favorisce l’ulteriore forte prosecuzione degli impegni Nato, l’organismo che da quasi 70 anni garantisce la “sovranità” statunitense sull’Europa (prima quella occidentale, e poi tutta dopo il crollo del “campo socialista”).
In definitiva, ciò cui assistiamo è il solito circolo vizioso del conflitto antagonistico-polare. Si crea il “Male” per promuovere la preminenza del “Bene”, che coincide con la sovranità Usa sull’area ancora decisiva – quella europea appunto – nel conflitto tendenzialmente multipolare che si sta sviluppando da qualche anno. E’ allora indispensabile rompere questo circolo vizioso; il che significa appunto combattere questo Male (attualmente il cosiddetto terrorismo islamico), ponendosi però decisamente in contrasto con la Nato e le sue attività aggressive. Tornando quindi all’iniziativa di Aisha Gheddafi, ritengo che – con le opportune cautele e freddezza di giudizio riguardo allo svolgimento futuro degli eventi in corso – sia abbastanza indicativo l’atteggiamento che prenderanno le diverse forze politiche e paesi nei confronti di questa nuova leader libica. E’ evidente che, poiché si devono trovare alleati, il movimento libico in fase di nascita avrà la necessità di cercare aiuti internazionali. E mi parrebbe molto utile che si rivolgesse alla Russia; poiché tale paese è “oggettivamente” il principale antagonista della potenza statunitense e, a mio avviso, lo sarà ancor di più in futuro.
Sia chiaro: si tratta di un elemento di debolezza giacché, attualmente, non credo sia da fidarsi più che tanto delle possibilità di appoggio da parte di quel paese, impegnato su molti fronti. Tuttavia, è una scelta obbligata nell’attuale configurazione dei rapporti di forza in sede internazionale. E questo, se vale per la nascente forza libica (e speriamo nasca davvero, perché non è ancora da dare per sicuro tale evento), lo è molto di più per i paesi europei. Non esisterà mai nessuna possibilità di reale sovranità di questi ultimi (più realisticamente: di qualcuno d’essi) se non prenderà vita un organismo politico capace di spezzare ogni solidarietà con la Nato e di rifiutare l’andata in guerra contro il “Male” (il “terrorismo”) al seguito degli Stati Uniti. Per il momento, quindi, diamo un saluto di benvenuto ad Aisha Gheddafi e auguriamole di riuscire nel suo intento. E speriamo vivamente che ciò sia di incoraggiamento ad altri per seguire la stessa via; ma qui da noi, non solo in quell’area.