Sbruffoncelli/e, di GLG
Ormai non si sa se ridere o augurarsi un massacro generale. C’è un tipo che sta al governo e sostiene che usare i termini “criminale, pirata, sbruffoncella” è sessista. Questo su “Repubblica”, organo dei ceti “dei quartieri alti”. A parte che i termini sono adatti a definire quella persona cui sono diretti e alla quale dare anche della “figlia di papà” come quelli che giocavano agli “ultrarivoluzionari” nel ’68 (rivoltandosi appunto contro i “padri” per prenderne il posto e diventare di gran lunga peggiori di loro), che rompono i coglioni da mane a sera avendo occupato la TV, la stampa, l’editoria, la scuola e Università e non so quanti altri apparati (si sono abbondantemente infiltrati nella Magistratura ridotta troppo spesso a sentenze di tipo squisitamente politico; qualcuno è perfino nei Servizi, cosa gravissima perché si tratta di aperti traditori del paese). A parte tutto questo, ma i termini usati sono sessisti? Solo i coglioni, ignoranti di italiano e anche più in generale, possono dire una simile stronzata. Ieri sera ho poi sentito un altro (di quelli anzianotti) affermare in uno dei soliti show “finti politici” che infatti sbruffoncella si dice solo alle donne. Da ragazzo, con i miei amici (tutti maschi), ci davamo spesso dello sbruffone ma anche dello sbruffoncello. Ormai siamo in mano a puri “sbandati”, che occupano tutti gli spazi dell’informazione, del dibattito incredibilmente definito politico e invadono perfino i vari apparati del governo e amministrazione del paese.
Poi il solito scioccone si è anche consentito di sostenere un’altra idiozia: trova limitante dover definire ancora padre e madre i genitori dei bambini messi al mondo. Io ho sempre avuto, senza remora alcuna, degli amici (ma ancora più amiche) omosessuali; smettiamola con il “gay”, parliamo italiano (e anzi approfitto per chiedere che mi si risponda, se possibile, “va bene” invece di OK). Ho sempre simpatizzato con loro – certo non fatto sesso, ma spero di essere libero in questa scelta – e non sono per nulla sfavorevole a che si sposino, vogliano figli, ecc. Per quanto mi riguarda, non ho proprio obiezioni da muovere in tal senso; mi sembra del tutto normale e lecito. Tuttavia, non vorranno mica obbligare la maggioranza dei genitori – che sono un maschio e una femmina – a dover mettere “genitore uno e due”? Secondo me, si conceda loro di farlo se lo chiedono all’anagrafe. Tuttavia resti, come definizione generale, quella in uso da millenni: padre e madre o, per non essere accusati di maschilismo, madre e padre. E smettiamola con le cazzate, che fanno male solo a chi le dice e suscitano poi magari risentimenti e ostilità certamente fuori luogo.