Scemo chi vota.

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I votanti cosiddetti antisistemici stanno mandando la logica a farsi benedire. Ne ho sentite di tutti i colori. Il riassunto però è questo: forse votare non serve però non si sa mai. Qualcuno eccepisce, inoltre, che ci sono partiti e personalità che sostengono temi contro il potere, perché avversi all’euro o a Soros. Nel frattempo però questi rivoltosi dei miei stivali vanno a spasso con Berlusconi, il peggior traditore che ci sia in questo momento sulla scena politica. In ogni caso, mi è stato contestato, anche non votare non serve. In parte è vero, in parte no. È vero nel senso che non votare non sposta nessun equilibrio elettorale. Ma a noi che ci frega degli equilibri elettorali? Noi vogliamo screditare questa democrazia inutile e deleteria evitando di farci coinvolgere in un rito apotropaico a favore del palazzo. Capovolgendo Gaber, la libertà (senza esagerare) è non partecipazione. Ergo, non votare significa non sedersi ad una partita truccata rifiutando le “regole” di un gioco dal quale si esce sempre perdenti. Col tempo questo mero rifiuto può diventare più assertivo ed aprire spazi politici di autentica contestazione dell’esistente, fornendo sostegno a nascenti gruppi e avanguardie per il recupero della sovranità nazionale. Solo fuori dalla democrazia ce la possiamo fare. In secondo luogo, i cadaveri parlamentari se la faranno sotto senza la vasta investitura popolare. Non si può essere impopolari senza il popolo. Solo con il consenso del popolo si può agire contro il popolo. Qualsiasi misura restrittiva che dovranno adottare scatenerà in loro le ansie e i pensieri più reconditi. Sono farabutti ma conoscono i pericoli del dover governare senza il polso della situazione. Ribadisco, chi è davvero avverso a questo statu quo putrescente non si fa attirare dalle liturgie delle urne. Chi cede è invece fottuto e resterà ancora deluso dai paladini in cui sta riponendo la sua fiducia, anche se questi promettono fuoco e fiamme.