Scenari di dominazione

il ratto d'europa

il ratto d'europaL’Ue è un prodotto statunitense. A raccontarlo sono stati gli stessi americani, con l’onestà che solo i padroni possono permettersi, senza che qualcuno in Europa si sia premurato di smentirli per salvare almeno la faccia. Abbiamo già riportato le affermazioni di studiosi come Joshua Paul, ricercatore della Georgetown University, e di Morris Mottale, professore di scienze politiche della Franklin University. Entrambi, basandosi su una documentazione precisa, tanto ufficiale che riservata, hanno dimostrato la subordinazione di Bruxelles alla superpotenza Atlantica, sin dagli esordi, cioè dalla creazione delle prime forme di mercato unico europeo, modellate sugli interessi strategici della Casa Bianca. L’Unione Europea attuale non è altro che l’evoluzione di questa atavica sudditanza, ormai giunta al suo livello di massimo compimento, approfonditasi con l’unificazione tedesca del 1989 e la dissoluzione del blocco sovietico dei primi anni ‘90. Per tali motivazioni, come ha spiegato recentemente La Grassa, il nostro antieuropeismo è solo l’anticamera di un più determinante antiamericanismo politico (e non di certo culturale). L’uscita dall’Unione, e quella dall’euro, sono passi importanti ma non definitivi per affrancarsi dal giogo a stelle e strisce perché la presenza delle basi Nato in tutto il Continente garantisce comunque agli Usa il controllo della situazione. Lo afferma esplicitamente Mottale il quale, per esempio, non vede nel TTIP un mezzo di ulteriore estensione del potere americano in Europa poiché, come detto, lo stesso è già garantito dagli insediamenti militari Usa in tutti i paesi dell’Unione. Chi, invece, calca troppo la mano sulle questioni secondarie, economiche e giuridiche, ignorando i concreti rapporti di forza geopolitici, finisce per fare il gioco dei dominatori, più o meno in buona fede. Gli esorbitanti attacchi contro Berlino, da parte della classe politica e intellettuale europea, hanno questo scopo di copertura delle reali relazioni di dipendenza imposte dagli statunitensi ad ogni membro della famiglia continentale. Non che i tedeschi intendano rompere con gli americani (anche se alcuni gruppi decisori gradirebbero seguire una via di maggiore indipendenza) ma quest’ultimi vogliono spegnere sul nascere qualsiasi tendenza contraria al loro volere. Per farlo alimentano paure immotivate e pericoli esterni inesistenti ma resi materiali da attentati sparsi e sgozzamenti vari. Nel frattempo proseguono nella militarizzazione dei confini orientali dell’Europa portando loro forze d’intervento rapido e introducendo sistemi  antimissile in funzione antirussa. Questa azione aggressiva, portata innanzi soprattutto dai democratici d’oltreatlantico, non trova unanimi tutti gli strateghi statunitensi. Per esempio, Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale ed ex segretario di Stato ai tempi di Nixon e di Ford, nonché fautore dello storico ripensamento delle relazioni sino-americane, in funzione anti-Urss negli anni ’70, considera il testa a testa con Mosca eccessivamente spregiudicato in quest’epoca di rifacimento degli equilibri internazionali. C’è il rischio concreto che la fretta di Washington nel voler risolvere il dossier russo aggravi la crisi egemonica americana favorendo il riavvicinamento tra il Cremlino e Pechino, i quali tradizionalmente diffidano uno dell’altra. Secondo Kissinger sarebbe meglio non spingere l’acceleratore su dissidi che, momentaneamente, potrebbero essere contenuti meno platealmente, data la superiorità degli Usa rispetto ai potenziali competitori, agendo più d’astuzia che di forza. Per ora gli avvenimenti vanno in direzione opposta. Resta da capire quello che farà l’Europa. E’ evidente che gli Usa considerano l’Ue il loro fronte più avanzato, la linea maginot dove bloccare preventivamente gli attacchi al loro potere da parte di sfidanti agguerriti. Il Vecchio Continente diventerà campo di battaglia passivo di dispute geopolitiche che lo priveranno di ogni iniziativa. Un tragico destino che andrebbe scongiurato da nuovi gruppi dirigenti chiamati a spazzare via quelli servili attualmente in sella, attraverso la ricostruzione della sovranità europea, l’espulsione dei nemici stranieri e la creazione di alleanze mondiali atte a favorire il multipolarismo.