SCHIZOFRENIA? NO, SVENDITA DELLA PROPRIA COSCIENZA

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Dato che non intendo abbreviare le fatiche del lettore (preferisco non essere letto che esserlo da individui frettolosi e superficiali), parto da molto lontano, riferendomi ad un periodo fortemente drammatico che non ha (apparentemente) nulla a che vedere con la vile farsa messa in scena dalle forze politiche italiane odierne. Mi riferisco al 1914, nei mesi precedenti la “grande tragedia” (guerra mondiale), che comunque vide poi “sbocciare”, tre anni dopo, uno dei più grandi eventi della storia mondiale: la Rivoluzione d’ottobre. Si riunì a Zimmerwald l’Internazionale socialista e, in nome dell’internazionalismo della classe operaia (“proletari di tutto il mondo unitevi”), i vari partiti aderenti (i più importanti erano quelli dei paesi a capitalismo ormai sviluppato, quello europeo occidentale in particolare) giurarono di opporsi al macello in vista (macello non certo dei “borghesi” che l’avrebbero scatenato, ma a tutto carico dei lavoratori e del popolo in genere). Canto dell’Internazionale, bandiere rosse, impetuosi abbracci e lucciconi agli occhi, calore della fratellanza universale di quelli che sostenevano di rappresentare gli oppressi del mondo intero. Che momenti, che gioia, che fremiti d’orgoglio e di risolutezza! Vedrete come le borghesie tremeranno, sentiranno che il loro potere è al tramonto!
Tornarono a casa, i fetentoni, e passarono pochi “attimi di storia”: la stragrande maggioranza di questi ignobili rappresentanti di se stessi votò i crediti di guerra a favore dei governi di una borghesia, per nulla tremante, che se la rideva di loro e si fregava le mani pensando già ai succulenti profitti di guerra. Alcuni di questi maiali votarono perché già da tempo venduti ai dominanti, altri perché anche in periodo di guerra non si interrompono gli emolumenti dei parlamentari e delle altre cariche assunte in nome di elettori pure allora coglioni. Ci furono però quelli dei “mal di pancia”, quelli delle crisi “esistenziali”, quelli che si disperano e si pongono allo specchio recitando con gesti teatrali il “ma che cosa si può fare?”. In effetti – così fingevano di interrogarsi i vermoni – come era possibile lasciare il proprio popolo (di lavoratori, il “loro” popolo) disarmato di fronte all’assalto “nemico”? La risposta era semplice, ma i porconi non potevano darsela senza rinunciare alle loro prebende: il “nemico” erano altri lavoratori, mandati in guerra con la complicità dei loro sodali socialdemocratici venduti alle borghesie al potere nei paesi dello schieramento avverso. Perché le socialdemocrazie, le sinistre, sono sempre state, in ogni frangente storico, il covo dei peggiori rinnegati, dei peggiori traditori, di ogni tempo e luogo.
La sinistra è il più subdolo nemico dei popoli, dei lavoratori, perché appunto ha costantemente finto di “rappresentarli”, di guidarli contro la “classe nemica”, mentre era composta da stipendiati di questa classe; si è sempre trattato di sicari di bassa, infima, lega umana. A questi ti puoi rivolgere per i misfatti più terribili, perché sono quelli che stavano in basso ed ora, vendendosi (cioè vendendo il posto di “rappresentante” assegnato loro dai lavoratori), sono saliti in alto; figurati se hanno la minima intenzione di ridiscendere, sono pronti ad uccidere la madre piuttosto che ciò avvenga. Nessuno vuol rendersi conto che è fisiologico, strutturale, che i maiali di sinistra siano più sozzi e si avvoltolino nel truogolo ancor più degli “altri”. Possibile che la semplice esperienza quotidiana, unita a quella storica, non abbia ancora insegnato a nessuno dei “sottoposti” questa banale verità? La parte (maggioritaria) di popolazione priva di qualsiasi potere dovrebbe in ogni momento dell’anno, anzi della giornata, tenere il fucile puntato alla schiena dei suoi “rappresentanti”, o almeno il coltellaccio a 1 cm. dalla loro gola, per obbligarli a fare i suoi interessi, rinunciando ai lauti pagamenti degli oppressori.
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Veniamo adesso alla scadente pochade dei giorni nostri. Nessuna tragedia in vista, solo tanta difficoltà in più di “tirare avanti la baracca”. La vita non ce la rimetteremo; le nostre case non saranno distrutte dalle bombe, non arriveranno annunci di morte di parenti e amici. Riteniamoci dunque felici e contenti, e ridiamo della comica inscenata dai “fetentoni”, sperando che arrivi presto “quella
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finale” e che essi possano essere mandati a “lavorar la terra”. Ma adesso non sogniamo troppo.
La commedia di giovedì scorso è stata – per il momento – l’apice dello spettacolo “di sinistra” nell’Italia odierna. Diliberto (segretario del suo partito) e Sgobio hanno votato a favore del welfare (o forse del protocollo; scusate se non sto attento al particolare), mentre gli altri deputati dei “comunisti italiani” si sono astenuti per lanciare un serio avvertimento di insoddisfazione al Governo. Apriti Cielo; gli altri tre partitini della “cosa rossa” si sono incazzati, hanno paura che, con questo umoristico espediente, il loro alleato-concorrente possa magari prendersi lo 0,00000 1% in più di voti, portandolo via a loro. Nei giorni precedenti, tutti insieme appassionatamente hanno ceduto di schianto di fronte alla “pressione” di tre senatori “liberaldemocratici”; perché adesso qualcuno voleva far fessi gli altri? Questo si sono chiesti i “tre caballeros” della “cosa rossa” presi in contropiede dal Pdci.
Anche in occasione della rinuncia a difendere quanto strombazzato ai quattro venti, sol per salvare il “proprio” governo (minato da Dini) – la situazione è certo ridicola rispetto a quella del 1914, ma lo schema della sinistra è sempre il medesimo; sono talmente cani come attori che la loro recitazione non muta di una virgola nelle tragedie o nei vaudevilles – c’è chi si è rassegnato in prima battuta e chi ha detto “questa è la (pen)ultima che mi fai”: verifica, verifica a gennaio! Ma cosa volete verificare ancora: che siete dei meschini manutengoli dei potentati, lo si è già verificato cento volte.
Ci sono però gli angustiati, quelli del “ma che cosa si poteva fare?”; con la brillante versione di una senatrice-attrice (comica anche in teatro, ma con altri intenti umoristici e satirici tanti, tanti, anni fa, assieme al suo maritino anch’egli tristemente ingrigito e spento) che dice “voto contro la mia coscienza ma per il ‘mio’ governo”. Ho chiesto a psicologi amici come si può discutere con gli schizofrenici, ma mi hanno assicurato che è impossibile, si dovrebbe riuscire a comunicare con una loro parte soltanto. Come si fa con questi? Se ti avvicini da una parte, ti mostrano subito l’altra. Comunque, questi angustiati (ben pagati) hanno avuto anche un altro terribile dilemma da sciogliere, molto peggiore dell’Essere o non essere di Amleto: “Se votiamo a favore, non rispettiamo la volontà dei nostri elettori (i famosi lavoratori per cui manifestano e piangono tutto il tempo) e nemmeno il “programma dell’Unione” (quello di circa 300 pagine), forse nemmeno i 12 punti di quel di Prodi. Ma se votiamo contro, si va ad elezioni e viene su Berlusconi, che questi lavoratori chissà come li concia”.
Per evitare che li conci Berlusconi, li hanno conciati loro. In fondo, non ricordiamo l’“eroico” gesto dei coniugi Goebbels? Per evitare che i loro quattro bambini cadessero in mano al “disumano nemico”, li hanno ammazzati direttamente con “appropriati” colpi di pistola. Così si fa, mai lasciare al nemico i propri adepti, chissà come li tratta prima di eliminarli. Solo che i coniugi Goebbels, dopo aver ammazzato i bambini, hanno dato la morte a loro stessi. Invece – che strano – questi attorucoli da strapazzo, privi di quella grandezza tragica, non si sono suicidati o, dato che siamo nella pochade e non nella tragedia, almeno dimessi da parlamentari; “manco pe’ ggnente”, se ne stanno ancora lì, fregandosi le mani per lo scampato pericolo di perdere tutti gli scandalosi privilegi di cui godono.
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Questi squallidi, personaggi, mentre Veltroni incontra Berlusconi, continuano ad urlare contro quest’ultimo “al lupo, al lupo!”, e intanto fanno quadrato attorno al governo di Intesa, al governo della lotta che si svolge per il controllo di Telecom, delle Generali, ecc.; al governo, insomma, che serve il famoso capitalismo simile alla “Chicago anni ‘20”. E, tenendolo in piedi, danno ai poteri finanziari e industrial-decotti – che cercano di stabilire fra loro, in sordo conflitto, nuovi rapporti di forza – tutto il tempo di fare i loro giochi, di preparare le trappole più convenienti, ecc. Nemmeno si accorgono, fra l’altro, che quando dicono “se va giù il governo, si rischiano nuove elezioni nel qual caso torna Berlusconi”, stanno bellamente ammettendo che, oggi come oggi, la maggioranza del popolo vuole nuovamente la destra al governo. Se fossero minimamente seri e onesti direbbero: “noi
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non siamo, in tutti i casi, per la democrazia elettorale, noi siamo convinti che a volte la maggioranza sbaglia, noi soltanto sappiamo quali sono i suoi veri interessi, siamo gli “illuminati”, i “saggi”, per cui accettiamo le elezioni solo quando la maggioranza dimostra di essere in sintonia con quanto diciamo noi”.
Questi “illusionisti” non dicono però nulla di tutto questo; gridano sempre alla democrazia, al volere del popolo, ecc. Del resto queste piccole forze di complemento al governo dei poteri finanziari e industrial-decotti non potrebbero mai verificare una coincidenza della maggioranza del popolo con le loro idee. Sono al massimo in grado – sfruttando, da una parte, residue nostalgie per un tempo ormai passato e, dall’altra, frange di disadattamento reale e comprensibile in una società in declino e sfilacciamento come la nostra – di raccogliere un 8-10 % di elettorato onde portarlo in dote a chi offre di più: oggi, appunto, i poteri parassitari di cui sopra, anch’essi in “storico” declino e che si dibattono per crepare il più tardi possibile (mandando intanto in dissesto l’intero paese).
Tra queste sinistre “marginali”, ci sono quelli che ancora si definiscono “comunisti”; e sono ovviamente i più disgustosi. Sarà perché io resto attaccato all’idea che il comunismo, in passato, ha rappresentato una forza politica e ideale, che ha realmente effettuato radicali tentativi di trasformare il mondo in meglio, ma è certo che oggi, di fronte ai “comunisti” che ancora dessero un solo voto a favore di questo governo infame, al servizio degli interessi del peggiore e più banditesco capitalismo occidentale, direi senza mezzi termini: “siete omuncoli senza dignità, smettetela di discutere di comunismo, di Lenin, di Rivoluzione d’ottobre. Forse potete ingannare qualche sopravvissuto, che non condanno perché crede in voi con spirito onesto e per le ancora calde emozioni di un passato glorioso. Ma voi, che ne approfittate per quattro scranni in Parlamento, per i famosi “trenta denari” di trista memoria, voi siete il peggio che abbia mostrato l’umanità nella sua intera storia, siete veramente autentici saprofiti, vi nutrite di ciò che è morto per ingannare e pervertire le coscienze”.
Per quanto mi riguarda, chiudo con una “ciurmaglia” del genere, non c’è nulla da ricavarci. E spero che altri infine capiscano che cos’è sempre stata storicamente la sinistra, e come siano da isolare e ghettizzare anche quei “comunisti” che sono ormai diventati mera sinistra. Non ne parliamo più e non parliamo più con questi rinnegati. A meno di una loro decisa, clamorosa, sincera autocritica, in cui si dichiarino pentiti di aver finora favorito i peggiori poteri capitalistico-finanziari italiani (legati a filo doppio con quelli USA) e rompano, senza più indugi né altre giravolte, con il governo, con la sinistra, costituendo una nuova forza; ma mai più di sinistra (né “di classe”, questa meschina menzogna per ritardati mentali, né d’altro genere). Deve essere una forza che ripensa tutto, che rompe con ogni briciola dell’ignobile tradizione delle sinistre, che si pone contro il capitalismo, ma innanzitutto, onde evitare ciance menzognere a bizzeffe, contro l’attuale establishment finanziario-industriale italiano, la parte più marcia del capitalismo. Questo è il minimo per dialogare!
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