Se di preci o di vittime neglette il Dio n’incolpa
Il senatore a vita, cioè fino alla morte, Mario Monti porterà a termine il suo mandato da Presidente del Consiglio come gli dèi hanno comandato, il governo da lui guidato morirà di morte soprannaturale (essendo nato su un Colle con poteri extrademocratici) nel 2013. Il Capo della Repubblica impose. L’Italia giungerà, invece, alla fine dello stesso anno essendo stata mandata in rovina. I professori posero, i poteri finanziari in loro riposero. Amen-ochè non si prolunghi il servizio funebre alla nazione oltre quel periodo, morte innatural durante, come qualche leader mummificato “dipartito” che non riflette negli specchi, figurarsi nella testa, comincia a paventare, per paura di scomparire dalla faccia politica del Belpaese, bende e prebende incluse.
Una prece, “se di preci o di vittime neglette Il Dio n’incolpa. Vincenzo Monti, nella traduzione dell’Iliade, è stato profetico prim’ancora che il suo omonimo impenitente ci conducesse in quest’odissea tragica di sobrietà da Paese montificato e mortificato.
Questi sepolcri imbiancati verranno a raccontarci che l’operazione è riuscita perfettamente ma il paziente è deceduto subitamente. La sepoltura è a carico dei cittadini, le esequie si terranno a Bruxelles. Non fiori ma opere di rating. Onoranze Funebri F.lli D’Italia, figli e figliastri.
Non sentiranno nessuna resipiscenza per quello che stanno facendo e si lasceranno fotografare accanto al cadavere dello Stivale per avere il loro manifesto, la loro copertina del Time o di chissà quale altro giornalaccio di grido internazionale, poiché una figurina formato tomba su una rivista di tiratura eccezionale val bene una grande figura di merda di fronte alla storia mondiale. Conti a posto con l’aldilà internazionale ed ecatombe collettiva nell’aldiquà nazionale. E’ questo il testamento che la nostra classe dirigente catatonica e catacombale lascia al capezzale della patria. Cos’altro c’era da aspettarsi da un beccamorto del Bilderberg, chiamato ad eseguire un’operazione chirurgica su un malato che prima del suo soccorso aveva la polmonite e dopo la sua cura è diventato inguaribile? La festa dei becchini si chiama funerale e sarebbe stato contro gli stessi interessi dei necrofori laureati, masterizzati in autopsie, salvare il popolo agonizzante, al quale si danno tante piccole sofferenze prima del colpo finale. Questo sta facendo il Governo Montimer, l’esecutivo eutanasico della Bella Turrita attorniata dagli sciacalli planetari che si era addormentata nel bel mezzo di una crisi epocale e non si risveglierà mai più dal collasso causato dal salasso. Anziché resuscitare l’Italia ai suoi compiti storici e politici i ministri del culto Trilaterale ne stanno accompagnando il trapasso con l’estrema unzione gabellare e la mania di tagliuzzare il cadavere in modo lineare. Monti mani di forbice se la prende quasi con tutti, eccetto che con le banche e con le panche parlamentari dove siedono deputati e senatori zombies i quali lo tengono in vita non avendo alcuna vitalità politica da opporgli. Ogni volta che questi necrofili cinerei parlano lapidari dei problemi del Paese lo fanno con la forza evocativa dell’epitaffio, con la vivacità del sarcofago e il dinamismo dell’ossario e se qualcuno prova a sottrarsi al rito “montifero” gli vengono immediatamente agitati dinanzi i fantasmi dello spread e gli spettri del mercato. Ai politici infantili questa maniera di terrorizzare fa molto effetto, anche più del babau per i bambini. L’uomo grigio ha già sostituito l’uomo nero nell’immaginario collettivo dello spaventacchio generale.
Ci ha provato il Presidente della Confinindustria Squinzi, sostituendosi ai sindacati narcotizzati e necrotizzati, a dire che così non va bene, che è una macelleria sociale e una boiata colossale ma si è ritrovato giustiziato dagli anatemi del Premier, il quale non accetta di essere messo in discussione mentre spoglia le spoglie dello Stato. Agli italiani che non ci stanno a prendersi la morte a rate ed il veleno a piccole dosi si dice: o questa minestra o tutti giù dalla finestra, non quelle pensionistiche che sono ormai serrate come i loculi al cimitero. Persino le elezioni, per i cattedratici che danno lezioni, diventano uno spauracchio da esorcizzare. Secondo costoro la demonocrazia è meglio di sua zia la democrazia, la quale pur essendo soltanto l’involucro di una montatura a partecipazione pubblica (Ditta Tura, produzione di manichini governamentali e ornamenti per messinscena parlamentari, chiamare durante il sonno della ragione), rischia con i suoi pesi, contrappesi e contrappassi elettorali di rallentare il processo di decomposizione organica dello Stato invocato dalle Prepotenze mondiali. Questi signori si erano fatti avanti affermando di voler prendere sulle spalle l’Italia e di riportarla nel posto che meritava. A nostre spese abbiamo capito a cosa si riferivano, la loro intenzione non era quella di risollevarci dal destino cinico e baro ma di sollevare la bara per portarci direttamente al camposanto.