SENZA PUDORE di G.P.

Che la produttività in Italia crescesse a livelli infimi, appena oltre lo “0 virgola”, lo sapevamo già. Si tratta, del resto, di una tendenza alla decadenza (tamponata, in questi anni, dall’andamento positivo delle grandi economie centroeuropee che hanno trascinato anche l’economia dello “Stivale”) che il nostro paese sconta da più di un quindicennio.

Tuttavia, è molto più difficile credere che il problema sia, ancora una volta, nelle alte retribuzioni, così come incautamente sostenuto dal Centro Studi della Confindustria.

I dati Eurostat hanno, infatti, confermato che l’Italia si posiziona a metà nella classifica dei paesi dell’eurozona per livello di retribuzioni lorde. Non un gran che se si guarda ai 12 paesi che ci stanno sulla “testa”.  Subito dopo di noi ci sono nazioni come Cipro, Grecia, Portogallo e le ex Repubbliche dell’area Sovietica, il che è tutto dire. Questi dati risalgono, peraltro, al maggio 2006 ma anche le nuove elaborazioni statistiche ci dicono che la situazione non è migliorata, anzi, in termini di produttività persino la Spagna ha messo la freccia sul Belpaese.

Mentre, dunque, le retribuzioni si attestano su livelli piuttosto “prostrati” anche la produttività italiana sta subendo un leggero calo; non sono numeri molto significativi eppure testimoniano di quella tendenza all’infiacchimento dell’economia italiana che non accenna a trovare uno sbocco positivo. Meno 0,1%, per la prima volta dagli anni ‘70.

Il buon senso e lo “spirito nazionale” dovrebbero portare tutti quanti a rimboccarsi le maniche, a mettere in moto quei processi di rinnovamento tecnologico (soprattutto nei settori più strategici, dando maggiori risorse alla ricerca scientifica) non più procrastinabili ed, invece, ci si continua a perdere dietro alle chiacchiere di Montezemolo, il quale, di fronte ad ogni difficoltà, si appella all’opportunità di fare sistema(per meglio fare i suoi comodi). Belle parole che si svuotano immediatamente di senso se al contempo si sta con la “manina” dietro la schiena a chiedere altri soldi allo Stato.

Contrariamente ad ogni auspicio, il Centro Studi della Confindustria se la prende, ancora una volta, col fattore lavoro avanzando l’esistenza di discrepanze tra andamento delle retribuzioni lorde e produttività.

Secondo quanto affermato da Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi della Confindustria, dal 2000: “mentre le retribuzioni sono aumentate[sic!], la produttività è rimasta al palo. Dal lato dei salari, si è dato più di quello che si poteva dare”.  Paolazzi coglie quindi la palla al balzo per tornare ad attaccare il modello contrattuale, puntando sulla contrattazione a livello di singola azienda: “Il contratto nazionale impone troppe rigidità, mentre in un momento così delicato per il Paese serve una maggiore flessibilità».

Insomma, siamo alle solite. L’incapacità della nostra imprenditoria è tutta in queste frasi stantie che ripropongono, per mancanze di idee innovative, il drenaggio delle risorse nazionali a danno dei veri soggetti produttivi della nazione. I “grandi” imprenditori di casa nostra, abili esportatori di capitali negli innumerevoli paradisi fiscali, non sanno fare di meglio che piagnucolare e prendersela con i settori sociali più deboli(compreso il lavoro autonomo), già schiacciati dall’aumento dei prezzi e da quello delle tasse. Prima di chiedere altri sacrifici alla gente bisognerebbe far vedere ad essa almeno un barlume di speranza per il prossimo futuro, altrimenti ogni sforzo sarà inutile oltre che esoso.

In questi anni non si è fatto altro che perorare maggiore flessibilità per una ripresa che non è mai arrivata. Evidentemente, lorsignori hanno sbagliato strada ed è forse giunto il momento che si facciano da parte. Loro e chi li sostiene politicamente.

 

 

Paesi

Reddito lordo annuo in euro – Fascia bassa

Reddito lordo annuo in euro – Fascia alta

Media

Norvegia

26.557

64.140

42.475

Danimarca

25.364

63.179

41.736

Regno Unito

15.266

64.761

38.538

Lussemburgo

18.962

64.682

38.103

Germania

15.460

56.244

34.622

Iralanda

15.392

53.751

32.912

Paesi Bassi

16.595

52.930

32.434

Austria

16.061

52.359

32.434

Svezia

17.064

47.930

32.056

Finlandia

19.213

45.572

30.965

Belgio

16.668

49.782

30.694

Francia

14.963

47.106

29.139

Italia

14.814

39.907

25.808

Cipro

10.276

38.279

22.315

Spagna

10.075

36.347

21.063

Grecia

8.919

33.206

18.751

Portogallo

6.012

24.515

13.609

Slovenia

5.587

18.621

11.275

Repubblica Ceca

3.604

10.811

7.212

Polonia

2.688

12.128

7.068

Ungheria

2.470

10.372

5.906

Slovacchia

2.718

9.266

5.708

Estonia

1.562

9.111

4.934

Litiania

1.494

7.548

4.097

Lettonia

1.239

7.161

3.616

Romania

748

4.303

2.321

Bulgaria

643

3.569

1.884

Media Ue

6.236

49.940

28.024