SEQUENZA 2 – Il crollo delle borse:

in particolare in Asia e negli Stati Uniti: da – 60% a -30% in due anni, per le borse, a seconda delle regioni del mondo (dal 4° Trimestre 2007 al -1° Trimestre 2009) FONTE LEAP E/2020 – TRAD. di G.P.

 

Se foste stati abbonati alla GEAB, avreste letto ciò che segue fin dal 15 ottobre 2007: I mercati finanziari americani ed asiatici battono nuovi record. Il fatto che i nuovi record di Wall Street, calcolati in dollari US, non compensano neppure la perdita simultanea di valore della valuta americana rispetto alle principali valute mondiali non sembra perturbare gli analisti che non considerano questo dettaglio.

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Tableaux comparatifs des évolutions du Dollar Index et de l’indice boursier DowJones. 2000 – 2007 / Source : Stockcharts

 

Naturalmente, si assiste ad una frenesia speculativa sui mercati emergenti, Asia in testa, che dovrebbero attraversare la recessione americana in corso senza esserne colpiti meno degli altri. Parallelamente, le statistiche ufficiali americane (disoccupazione, inflazione) vengono in soccorso di una FED che non può abbassare di più i suoi tassi senza vedere crollare il dollaro, in attesa di doverli rialzare per tentare di prevenire il deflusso di capitali dagli Stati Uniti. Recessione + dollaro in caduta libera + tasso debole non sono infatti una buona ricetta per finanziare gli immensi disavanzi pubblici e privati.

 

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Capitalisation boursière globale par région du monde – Juin 2007 – Source S&P/Citigroup Global Equity Index

 

Anche se Wall Street somiglia sempre meno ad una borsa di economia di mercato e sempre più ad un’istituzione di economia dirigista (1) con la moltiplicazione delle istituzioni e strumenti destinati ad impedire i ribassi (al Plunge Protection Team si aggiunge ora ad esempio il pool “Paulson” delle banche US destinato a riacquistare le azioni in caso di forte ribasso), per il gruppo LEAP/E2020 i mercati finanziari conosceranno una caduta storica nel corso dei prossimi 18 mesi. I mercati emergenti saranno i primi a crollare poiché costituiscono una bolla nella quale i fondi speculativi tentano di trovare nuove fonti di profitto. Come si constata sul grafico qui di seguito, rappresentano una debole parte della capitalizzazione borsistica mondiale (circa 10%) e sono dunque estremamente sensibili alle scosse, anche di debole portata, che influiscono sul pianeta borsistico. Tra rallentamento economico mondiale, recessione US, crisi finanziaria globale ed instabilità geopolitica, il futuro di questi mercati per i 18 mesi a venire è tutto tracciato, in questo caso verso il basso, con una perdita finale probabilmente superiore al 50% del valore attuale.

Per quanto riguarda i mercati principali, le evoluzioni sono orientate al ribasso per le stesse ragioni. Tuttavia, al di là degli Stati Uniti, LEAP/E2020 ritiene che questo ribasso sarà più forte in Giappone e nel Regno Unito poiché queste economie dipendono fortemente dal mercato americano e sono molto esposte al ribasso di valore degli attivi americani (cf. GEAB N°17). L’ ampiezza del ribasso può raggiungere il 50% in 18 mesi. Per quanto riguarda la zona euro, LEAP/E2020 pensa che la sua esposizione minore ai molti fattori summenzionati, la dimensione del suo mercato interno e la solvibilità di quest’ultimo (per opposizione all’insolvibilità crescente del mercato US) e le sue forti propensioni all’esportazione dovrebbero permettergli di limitare il ribasso attorno al 30%.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’evoluzione del funzionamento di Wall Street lascia il nostro gruppo perplesso. Se il gioco del mercato funziona normalmente, sarà ad un ribasso dal 50% al 60% dei principali indici che si dovrebbe assistere da qui ad inizio 2009. Ma, a causa dell’interventismo crescente delle autorità americane sui corsi delle borse americane, a causa in particolare della dipendenza crescente delle famiglie americane dai redditi borsistici (in seguito alla fine della bolla immobiliare ed alla recessione in corso), ed in funzione delle possibili evoluzioni politiche previste da LEAP/E2020, a causa “della grande depressione US”, la previsione risulta più difficile. Si potrebbe infatti avere un limite al 30% del ribasso in virtù di un interventismo per ragioni di “interesse nazionale”, tanto più che la crisi finanziaria attuale si presta facilmente a processi di manipolazioni dei corsi. Così, durante molti giorni (o molte settimane) nel corso della scossa di Agosto scorso, la maggioranza degli investitori si sono trovati nell’impossibilità di avere le minime informazioni sul valore esatto dei loro investimenti. La tabella qui di seguito che indica la percentuale di persone che hanno incontrato questa difficoltà a Wall Street in agosto scorso è esplicativa. È stata realizzata a partire dai sondaggi di John J. Xenakis della Generational Dynamics.

 

Corporate bonds 62%
Commerical mortgage-backed securities 63%
High-yield bonds 65%
Mortgage-backed securities 66%
Leveraged loans 69%
Collateralized loan obligations 78%
Asset-back securities 82%
CDOs / Structured credit 83%

 

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Notes:

(1) « The invisible hand of (of the US government) in financial markets », Financial Sense, 04/2005