Shalom, Barack di Christian Bouchet, fonte VOXNR, trad. Di G.P.
La obamania, questo assideramento mediatico nel quale, ricevono la comunione da molti mesi, le pubbliche opinioni dei paesi occidentali è aumentato con l’elezione, mercoledì, del candidato meticcio (e non nero, la differenza è grande!) alla presidenza degli USA. Sinistra-destra e Destra-sinistra se la disputano e tutti si immaginano – o vogliono semplicemente farci credere – che un cambiamento d’immagine possa essere un cambiamento politico, come se per cambiare il contenuto di una lattina per conserve bastasse modificare la sua etichetta… Dominique de Villepin è stato uno dei rari uomini politici francesi a restare lucido ed a metterci in guardia dichiarando al Journal du Dimanche “Obama è seducente, ma non andiamo a reinventare l’ atlantismo! Obama come McCain lo farà, difenderà gli interessi del suo paese, che non sono esattamente i nostri. Sviluppa temi sociali che rinviano a Roosevelt. Ma è anche scelto dalle lobbies finanziarie: la metà dei finanziamenti di Obama viene dai grandi gruppi, dai dollari elargiti dalla Goldman Sachs… „. Con queste parole, il primo ministro che aveva osato tenere testa all’impero del male – e che fu escluso della corsa all’Eliseo per questo – ha riassunto la vera situazione: gli USA si sono dati il presidente scelto dalle lobbies. Tutto il resto è soltanto polvere negli occhi e manipolazione mediatica. Come si può immaginare un solo momento che la presidenza di Barack Obama cambierà qualcosa al livello della politica sociale ed economica degli USA quando si sa chi lo sostiene? Le lobbies della finanza, delle assicurazioni e del settore immobiliare (di cui Warren Buffet, l’uomo più ricco del mondo, amico di Bill Gates, e favorito per diventare Segretario del Tesoro, l’equivalente del nostro ministro delle finanze) hanno fatto donazioni così generose alla sua campagna elettorale che egli ha potuto rifiutare, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, la sovvenzione dello Stato Federale… Come si può immaginare un solo momento che la presidenza di Barack Obama cambierà qualcosa a livello della politica internazionale degli USA quando si sa chi lo sostiene? Se il 77% degli elettori della Comunità ebrea americana (di cui si conosce l’orientamento ultra-sionista) ha scelto Obama, non è per azzardo bensì perché egli ha preso degli impegni… E la scelta, 48 ore dopo la sua elezione, di Rahm Emanuel come direttore di gabinetto della White House – uno dei posti più elevati nella gerarchia del sistema politico americano, considerato da molti come più importante di quello del vicepresidente eletto – è più che significante. Il vero numero 2 dell’esecutivo americano, che esercita un’ampia influenza sulla politica presidenziale, è un uomo che viene familiarmente dal sionismo più estremista, che ha scelto volontariamente di servire come ausiliario Tsahal e che il quotidiano Haaretz considera un “Israeliano„. Se qualcosa deve cambiare, sarà, come sottolinea il quotidiano Le Temps nella sua edizione di giovedì scorso, un po’ meno di soldati in Iraq e molti di più in Afganistan, con un appello molto particolare agli alleati perché rafforzino il loro contingente. Siamo chiari, i partigiani dell’occidente hanno un nuovo padrone… ed è tutto. Un padrone che incarna il sogno di Samuel Huntington, cioè: “L’immagine ideale dell’America cosmopolita, quella di una società dalle frontiere aperte, che incoraggia le identità etniche, razziali, e culturali infranazionali… e diretta da elite che si identificano sempre più con norme e regole mondiali piuttosto che nazionali. Questa America sarà multietnica, multirazziale e multiculturale„
Per noi, resta il fatto che l’America, come Cartagine deve essere distrutta