Si consolida l’asse tra Iran e Russia di R. Vivaldelli
È un periodo di estrema importanza per la Repubblica Islamica dell’Iran in vista delle elezioni del prossimo 19 maggio. In lizza l’attuale presidente uscente Hassan Rouhani, leader della corrente moderata e riformista e i conservatori che, dopo l’apertura della guida suprema Khamenei, potrebbero candidare una donna, Marziyeh Vahid Dastgerdi, medico ostetrico ed ex Ministro alla Sanità del governo Ahmadinejad.
Tehran, insieme a Mosca, sta vincendo la guerra in Siria a fianco delle forze lealiste di Bashar al-Assad contro i jihadisti e stabilito un’inedita cooperazione con la Turchia al fine di arrivare a una risoluzione della crisi. Tante le sfide che incombono ora, a cominciare dall’incognita Trump e dalle minacce, più o meno esplicite, espresse dalla nuova amministrazione Usa verso il governo iraniano. In questo complesso contesto geopolitico, la Repubblica Islamica ha deciso di rafforzare l’alleanza strategica con la Federazione Russa, concretizzatasi lo scorso 27 marzo con l’incontro, svoltosi a Mosca, tra il presidente Rouhani e il collega russo Vladimir Putin.
Accordi economici tra Tehran e Mosca
Durante il meeting, Putin ha sottolineato come i due Paesi abbiano lavorato in maniera efficace in molti ambiti, comprese le questioni globali e la risoluzione di gravi crisi internazionali. La Russia è uno dei Paesi che più ha sollecitato la rimozione delle sanzioni economiche contro Tehran. L’aumento del 70% di scambi commerciali tra l’Iran e la Federazione Russa registrato nel 2016 «rappresenta un risultato senza precedenti», ha osservato il leader del Cremlino.
Nuove partnership su petrolio e gas
«Vediamo un buon potenziale nell’espansione della cooperazione nel settore petrolifero e del gas. Le nostre società hanno raggiunto una serie importante di accordi per lo sviluppo di grandi giacimenti di idrocarburi in Iran; inoltre i due Paesi cooperano nel quadro del Gas Exporting Countries Forum, in cui si stabilizzano i mercati globali del petrolio» – ha sottolineato Putin, come riporta il Tehran Times. Rouhani, dal canto suo, ha espresso la speranza che i due Paesi «accrescano ulteriormente le proprie relazioni bilaterali» e ottenuto la rassicurazione dell’imminente adesione iraniana nella Shanghai Cooperation Organization . Le delegazioni di Iran e Russia, infine, hanno firmato 14 trattati di cooperazione che coprono vari ambiti: economia, politica, ma anche scienza e cultura.
«Rouhani vuole siglare un accordo sulla base dei nuovi contratti petroliferi prima delle elezioni» – osserva Reza Mostafavi Tabatabaei, esperto in materia di energia interpellato da Reuters. «Le società francesi come Total sono in attesa delle mosse e dell’approvazione degli Stati Uniti prima di fare qualsiasi investimento in Iran; quindi l’unica possibilità per Rouhani è quella di definire degli accordi con la Russia prima delle elezioni».
Asse geopolitica e militare
Parallelamente allo sviluppo dei rapporti commerciali tra i due Paesi, il conflitto siriano e la lotta congiunta al terrorismo islamista – finanziato dalle grandi petrolmonarchie wahabite del Golfo – hanno consolidato le relazioni anche sotto il profilo militare. Senza l’intervento dei due Paesi e di Hezbollah in Siria, i ribelli jihadisti avrebbero probabilmente prevaricato e Bashar al-Assad non sarebbe più presidente della Repubblica Araba. Dall’incontro con Rouhani, Putin ha avuto inoltre la conferma che la Russia potrà continuare a usare le basi militari iraniane per le missioni in Medio Oriente.
Usa e Arabia Saudita guardano con preoccupazione
Il consolidamento dell’asse Mosca-Tehran è visto con estrema preoccupazione sia dall’Arabia Saudita, principale rivale di Tehran nel Medio Oriente, sia dal presidente statunitense Donald Trump, che ha espresso in più di un’occasione la volontà di ristabilire dei rapporti più distesi con la Federazione Russa ma ha anche esternato dei giudizi molti duri contro la Repubblica Islamica. Quanto queste “minacce” possano effettivamente concretizzarsi è però tutto da valutare.
«Per il Pentagono – osserva l’analista geopolitico Pepe Escobar – la cooperazione tra Iran e la Russia è un anatema – in Siria e ovunque, soprattutto dopo Aleppo. Questo coincide con visione del mondo del Richelieu-Macchiavell della Casa Bianca, Steve Bannon; Bannon era un ufficiale di marina durante la crisi degli ostaggi in Iran e considera la Repubblica Islamica come una minaccia esistenziale».