SI METTE MALE
Purtroppo gli idioti, nonostante l’ evidenza, continuano ad insinuare che l’emergenza sanitaria in corso non sia causata dal virus ma dall’isteria collettiva indotta dal “potere”, il quale manovra i media per scopi reconditi. Costoro tirano fuori anche dei dati che, ancorché strampalati, dovrebbero dimostrare un numero di decessi persino inferiore a quello di polmoniti “stagionali” o derivanti da altri fattori di rischio quali alcol o tabacco. Non capiscono questi scemi che i citati fattori di rischio operano sul lungo periodo e non ammazzano ad intervalli così ravvicinati tanto da mandare in tilt le strutture ospedaliere. Non conta solo il quanto ma anche la frequenza (sto utilizzando un linguaggio non propriamente statistico ma serve per capirci). Chi inizia a bere o a fumare oggi non morirà nel giro di 15 giorni o un mese ed, inoltre, non contagerà inconsapevolmente gli altri. Non avremo mai mille ricoveri in poche ore in uno stesso ospedale per una sbornia. I dati sono sempre interpretabili e se letti con furia cieca e senza ponderazione non spiegano quasi nulla. Questa è l’epoca degli statisti fai da te che usano la “numerologia” a supporto dell’ideologia. Naturalmente faccio un discorso generalizzato che riguarda anche le istituzioni, le quali sono sempre più spesso abitate da sciocchi o da furbastri che si servono dei sondaggi o delle rilevazioni statistiche per dar a vita a politiche che non si basano sui dati per un orientamento di massima ma che li manipolano ad usum proprium. Ricordo, solo per citare un esempio, un Presidente dell’Inps che snocciolava cifre per dimostrare il pagamento delle pensioni da parte degli immigrati (i quali però o non versano contributi perché impiegati in nero oppure ne pagano pochi in quanto assunti con contratti atipici). Maledetti dati. Invece, io mi fido anche di quel che vedo e sento e mi bastano certe testimonianze di medici, infermieri e gente normale per cogliere la gravità della situazione. Guardate per esempio questo video: https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-muoiono-come-cani-come-porci-non-mi-vergogno-dirlo-rdquo-230452.htm.
Ce ne sono molti altri dello stesso tenore e ci sono i forni crematori stracolmi (seppur in certe aree limitate del paese) e le file di bare sotto tendoni improvvisati.
Più del virus mi preoccupa anche uno Stato che sembra agire senza un piano. Mi mette in ambasce il dopo virus, considerato che si è fermato quasi tutto. Dice giustamente l’ex parlamentare Guido Crosetto: “Lo dico senza alcuna intenzione polemica: già dalla prossima settimana molte aziende salteranno ed inizierà un effetto domino disastroso. Non hanno potuto lavorare. Non hanno potuto fatturare. Non hanno potuto scontare le fatture. Non hanno incassato. Non possono pagare”.
Senza l’intervento pubblico ci saranno fallimenti a catena e conseguenti licenziamenti in una fase di crisi prolungata che ormai dura, tra bassi e bassissimi, da più di un decennio. E’ una media epoca di stagnazione che annuncia risvolti imprevedibili. Purtroppo siamo nell’Ue che ci fin qui ci ha imposto solo tagli e sacrifici senza un programma. Mentre crolla tutto a Bruxelles si preoccupano di Putin, il quale starebbe cavalcando la pandemia per prendersi il Continente: https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/mo-rsquo-pure-coronavirus-nbsp-colpa-putin-ndash-230448.htm.
Brutte teste di cazzo, come direbbe simpaticamente Gianfranco la Grassa nei suoi momenti di accaloramento.
Ciò che ci serve è un nuovo new deal senza sperare però che questo ci risolva anche la crisi geopolitica e di identità culturale. Con una strategia di grandi investimenti statali riusciremo a tamponare le difficoltà quotidiane che cominciano ad essere troppe ma non emergeremo dal caos di una stagione storica in cui vanno modificandosi i rapporti di forza globali. Ci aspettano tempi duri, in ogni caso, ma potrebbero diventare disperati se ci ritrovassimo al comando del Paese una classe dirigente che ha nel suo orizzonte degli eventi un siffatto servilismo mondiale e un approccio meramente propagandistico. Da adesso in poi dovremo essere politicamente scorrettissimi, dovremo infrangere le regole, soprattutto quelle che ci vengono imposte dall’esterno della nazione, per risollevarci. Siamo all’ultima spiaggia.