“Si vis vitam, para mortem”
Dobbiamo augurarci che la Russia ottenga una vittoria schiacciante contro la NATO in Ucraina. Forse così inizierà il risveglio europeo e saranno finalmente spazzate via le classi dirigenti di questo vecchio continente, divenuto ormai continente vecchio e decrepito, incapace di camminare sulle sue gambe e di salire sulle spalle della sua gloriosa storia, ridotta ormai solo a falsa memoria senza più ricordo della sua grandezza.
Con il sopravvento russo nel suo estero prossimo, riceveranno anche il benservito i burattini di quei Paesi baltici, balcanici e dell’Europa centrale facenti parte dell’ex Patto di Varsavia, che stanno succhiando il sangue al resto dell’Ue dopo aver spalancato le porte agli Usa, a cui hanno consentito di installare nuove basi militari in Europa. Il loro coinvolgimento nel conflitto tra Kiev e Mosca a sostegno della prima capitale, a cui hanno garantito armi, uomini e rifornimenti, sarà la loro condanna a morte politica in caso di crollo del fronte ucraino. Finiranno le loro provocazioni e le adunate di piazza organizzate col supporto dei servizi segreti americani, che destabilizzano le loro stesse popolazioni. E si faranno ancora i conti con quegli Stati appartenenti alla disciolta Urss, ancora abbondantemente infiltrati dagli Stati Uniti.
Tutto ciò sarà estremamente positivo per noi perché, eliminata la cancrena orientale, il nucleo fondativo dell’Europa ripartirà su basi ristrette ma più omogenee, sempre ammesso di riuscire a liberarsi di politici traditori e infami, che non sanno ripristinare un minimo di autonomia perché anch’essi complici dell’egemonia di Washington. Come affermava Lenin: molto meno, ma meglio. O almeno pochi, e si spera buoni, a rifondare una comunità ora ridotta ad appendice di un impero d’oltreoceano decadente ma non ancora soccombente.
Nel frattempo stiamo assistendo alla riproposizione dei peggiori cliché dei tempi di guerra. Anche se non la dichiarano ufficialmente, chi detiene le redini del comando in Europa, a livello di governi, stringe la presa su chi dissente. Aumenta la censura, viene vietata la disomogeneità di opinione, si intruppano gli intellettuali e la stessa scienza viene piegata all’ideologia bellica. Dietro ogni dissidente lo Stato immagina un agente del nemico e con ciò si sente in diritto di chiudere la bocca a chi non si allinea. Tale degenerazione cresce ogni giorno, sino al punto di ribaltare gli stessi principi della democrazia, che vengono negati dai suoi stessi sacerdoti se non danno i risultati voluti.
Di questo impazzimento collettivo ne parlava anche Freud con riferimento alla Prima guerra mondiale. Non accadrà domani, ma ci sono tutti i segnali che ci riportano alla reiterazione di un passato di morte e distruzione che per l’umanità non passa mai. Forse è inevitabile, ma non è inessenziale da che parte ci si trova, e mai come questa volta l’Europa è dalla parte sbagliata. Sbagliata perché pagherà il prezzo di una subordinazione da cui non intende liberarsi. Sarà di nuovo un campo di battaglia con esiti peggiori dell’ultima volta.
Sembra davvero di fare un grande balzo indietro nel futuro.
“Ci sembra che mai un fatto storico abbia distrutto in tal misura il prezioso patrimonio comune dell’umanità, seminato confusione in tante limpide intelligenze, degradato così radicalmente tutto ciò che è elevato. Anche la scienza ha perduto la sua serena imparzialità; i suoi servitori, esacerbati nel profondo, cercano di trar da essa armi per contribuire alla lotta contro il nemico. L’antropologo è indotto a dimostrare che l’avversario è un essere inferiore e degenerato; lo psichiatra a diagnosticare in lui perturbazioni spirituali e psichiche. Può darsi però che avvertiamo con intensità eccessiva le sciagure di questo nostro tempo, e che non sia giusto fare confronti con i mali di altri tempi che non abbiamo conosciuto.”
“Lo Stato richiede ai suoi cittadini la massima obbedienza e il massimo sacrificio, ma li tratta poi da minorenni, esagerando nella segretezza e sottoponendo ogni manifestazione ed espressione del pensiero a una censura che rende coloro che sono stati intellettualmente repressi indifesi di fronte a qualsiasi situazione sfavorevole che possa determinarsi e a qualsiasi voce pessimistica che possa esser propalata. Lo Stato scioglie ogni convenzione e trattato stipulato con altri Stati, e non teme di confessare la propria rapacità e cupidigia di potenza: e il cittadino è tenuto ad approvare tutto ciò in nome del patriottismo.”
“Gli argomenti logici sono privi di efficacia contro gli interessi affettivi, e appunto perciò la lotta a base di ragioni (le quali, secondo le parole di Falstaff, sono «abbondanti come le more») è così sterile nel mondo degli interessi… Gli uomini più acuti si comportano improvvisamente in modo irragionevole e come degli imbecilli… L’annebbiamento delle facoltà intellettuali che questa guerra ha spesso provocato proprio nei migliori dei nostri concittadini del mondo è quindi un fenomeno secondario, una conseguenza della eccitazione emotiva…”