Siamo all’epilogo dell’Italia canile che era belva ai tempi di Roma ed ora è vile cagna di ogni padrone
Tra pochi musi noti e molti sconosciuti nasce il Governo Monti di stretta osservanza finanziaria e di immarcescibile fede atlantica. Questo è un Esecutivo che per composizione, appartenenze, simpatie, relazioni, interessi, frequentazioni, carriere, comunanze ideologiche favorite con rapide promozioni professionali e facili ascese sociali, risponderà direttamente alla Casa Bianca, ai centri occulti del denaro, alle massonerie mondiali, alle lobbies bancarie, ai think thanks universitari e alle centrali militari anglosassoni, agli organismi internazionali influenzati da Washington, e a chissà quali altri cerchi sovrastrutturali ignoti ma non meno ferali. Insomma, risponderà a tutti fuorché al popolo italiano. Ci renderemo presto conto che Berlusconi, al confronto del Professore Bocconiano, era soltanto un Re Travicello, sovrano immobile ed immobilizzato di questa malsana palude chiamata Italia, e che adesso è invece arrivato, strisciando e sibilando, il vero serpente con la borsetta di pitone e le scarpe di coccodrillo, lo stile che piace alla gente che lecca e che tace, il quale stritolerà, senza indugi, gli abitanti del pantano. Il gabinetto tecnico imposto dal Presidente della Repubblica e asseverato dai partiti sfatti dello Stato su ordine planetario dovrà svendere il possibile per realizzare l’impossibile, cioè quell’appianamento dei conti che dipende da una strutturale debolezza politica della nazione, in una fase in cui per allontanare gli assalti e le provocazioni ci sarebbero voluti coraggio e cannoni. L’Italia, invece, vacilla senza reagire agli sganassoni che le giungono in faccia da oltre i confini, porgendo l’altra guancia e facendosi svuotare la pancia. Il deficit che ci ha indebolito non è economico ma politico, debito di ossigeno, di idee, di strategie e di soluzioni che ha annebbiato il pensiero riducendo in cenere le speranze di una risalita. Ergo, si smobilita e si svende per non mobilitare gli eserciti proprio nel momento in cui solo una prova di forza poteva salvarci. La democrazia è stata sospesa da quattro liquidatori ben vestiti e malintenzionati che si fanno spalleggiare dai poteri forti internazionali. Gli avvoltoi girano sull’Italia annusando il suo fetore cadaverico mentre gli sciacalli autoctoni, discendenti dal Colle e dai Monti, indicano quali Bocconi attaccare per primi. E all’intorno le cornacchie della stampa istituzionale accompagnano il sacco vorace con il loro gracchiare stordente e petulante finalizzato a coprire i passi dei traditori che marciano calpestandoci l’onore e rapinandoci la dignità. Siamo ai titoli di coda con la coda tra le gambe, di questo Paese rognoso che dimena la coda per pagare le spese, alla resa incondizionata del branco di cani che si è disperso senza nemmeno digrignare i denti, alla fine miserabile di uno Stato pulcioso e peloso preso per il collo e tenuto alla catena come una bestia sconfitta senza lottare. Mondo cane per popoli bassotti. Siamo all’epilogo dell’Italia canile che era belva ai tempi di Roma ed ora è vile cagna di ogni padrone.