SIRIA: la Russia in posizione centrale (di P. Rosso)
La notizia riportata da Zero Hedge – fonte originaria il giornale libanese al-Masdar – è abbastanza sorprendente. Le milizie curdo-siriane, appoggiate dagli USA, avrebbero consegnato all’esercito siriano uno dei più grandi impianti di trattamento gas del nord-est della Siria. La consegna farebbe parte di un accordo ad alto livello fra curdo-siriani, governo di Assad e russi raggiunto a Qamishli, base russa nel nord-est della Siria.
L’impianto era stato occupato ed era operato dall’ISIS dal 2013 e l’SDF (milizie curdo-siriane) l’aveva recentemente riconquistato nella sua avanzata lungo la riva est dell’Eufrate. L’esercito siriano avanza in questi giorni in parallelo sulla riva ovest dell’Eufrate dopo aver sostanzialmente liberato Deir-El-Zoor.
La società russa ROSNEFT aveva recentemente annunciato di aver raggiunto un accordo con il governo curdo-iracheno (KRG) per la gestione dell’oleodotto che trasporta il petrolio curdo verso i porti turchi per la sua commercializzazione. La quota russa potrebbe arrivare fino al 60% della società di gestione dell’oleodotto.
Le due notizie offrono un quadro abbastanza chiaro dei successi della diplomazia russa nel quadrante siriano-iracheno, mentre sollevano interrogativi sulla strategia USA. Sebbene le dichiarazioni ufficiali insistano che gli interessi USA nella zona sono limitati a combattere ISIS e non il legittimo governo siriano, nessuno – neanche il Pentagono – può nascondersi dietro l’ufficialità. Un accordo fra curdi – i migliori “amici” degli USA e di Israele – e i russi rappresenta uno schiaffo sonoro per gli americani oppure, nel migliore degli scenari possibili – e cioè una trattativa in corso fra russi ed americani per la gestione futura della Siria – una presa d’atto che il vuoto lasciato dalle politiche obamiano-clintoniane non può non vedere altre potenze regionali riempirlo, con la Russia come arbitro autorevole riconosciuto come utile da tutte le parti.
A questo quadro si aggiungono le notizie della riconquista di Kirkuk da parte del governo nazionale iracheno – con cui si sono congratulati tutti gli stati vicini o interessati, compreso Turchia, Iran e Arabia Saudita – e la visita di un inviato speciale americano a Raqqa accompagnato da un ministro saudita.
E’ evidente che sono in corso le prime mosse relative a stabilire le reciproche zone d’influenza della Siria post-bellica, ma è anche evidente che la Russia con il suo schierarsi a fianco di Assad ha occupato una posizione centrale, che le permette di dialogare e mediare con tutte le nazioni confinanti – in primis Turchia e Iraq – e/o comunque portatrici di interessi come Iran, Arabia Saudita e Israele. Anche i curdi sono costretti a fare i conti con questo posizionamento strategico dei russi.