SOLO UNO SPUNTO; E POI…..
1. Vi prego di giudicare quello che è scritto indipendentemente da chi l’ha scritto; e lasciando correre soprattutto il finale, tutto sommato velleitario tanto quanto lo sono tutti quelli indicati qui da Ferrara come, in fondo, falliti e velleitari (compreso l’ometto che comunque, soprattutto nell’ultimo anno, lui ha ri-appoggiato). Non seguo adesso le varie evoluzioni dello scritto. Il tono generale può andare. Viene nominata perfino la Casa Bianca tra gli ispiratori del colpo di mano attuato con la formazione del governicchio; anche se poi si usa il tedesco, e non l’americano, per indicare lo “spirito di servitù” dell’attuale premier. Ciò è sbagliato, ma è significativo dell’atteggiamento dell’autore, chiaramente anti-obamiano e non certo anti-americano. Questo è però un punto che sollecita la mia curiosità, per vari motivi da spiegare con maggiore meditazione altrove.
E’ impossibile elencare ormai tutte le malefatte di questi servi italiani; a partire dal governicchio, che adesso li rappresenta al meglio della loro infamia, per arrivare all’ignobile nanetto (politico) che da ben oltre un anno (come minimo dal dicembre del 2010) si è loro inchinato, rendendosi tappetino su cui si sono puliti i piedi Obama e il suo rappresentante primo in Italia (oggi incoronato “Re” dal NYT), che ha spinto a fondo sulla guerra di Libia e sulle altre innominabili azioni di questo personale pseudo-politico italiano, andato ben oltre il comportamento dei Savoia e di Badoglio. D’altra parte, ribadisco pure che sono preoccupato per motivi squisitamente personali (perché sono tutt’altro che ricco e la sanità comincia a costarmi molto); ma che pestino su questo infame popolo – di sinistra innanzitutto, meritevole di essere avviato verso campi di lavoro forzato utile, ma ormai di gran parte di quello di destra, completamente sbandato e incapace di ragionare – mi fa quasi piacere (amaro comunque); lo considero un piccolo, minimale, risarcimento di fronte alla rabbia e al mal di fegato impostimi dalla sua stupidità e insipienza.
Del resto, se oggi si leggono ad esempio gli articoli del Giornale (che pure dovrebbe essere poco tenero con chi ha fatto fuori il suo amato capo; il fatto è che i giornalisti porconi sanno che costui è complice e si adeguano), oppure su Libero l’insensato dibattito tra Pansa e Belpietro (4 dicembre), non si capisce bene se sono tutti ormai canaglie matricolate o perfetti ignoranti (ma molto ben pagati). Personalmente, almeno questa volta, propendo per la seconda ipotesi; in genere sono maligno, ma una canaglia sarebbe almeno un po’ più astuta poiché simili fesserie segnalano una scarsità preoccupante di materia cerebrale.
Non parliamo di chi piange perché toglie le indicizzazioni ai pensionati; una ricchissima “signora” e con tanti di quegli incarichi ed emolumenti, legati al suo essere perfettamente integrata nell’establishment dei “cotonieri” italiani, che si commuove con una recita pessima, ma che serve per il popolo coglione, quello che amava tanto la “principessa Diana”, quello che segue tutte le cerimonie reali in TV, quello che partecipa in massa ai funerali dei “grandi personaggi” e anche lui “chiane” e si commuove alla morte di chi spesso se ne è andato perfino troppo in ritardo. Cosa farei a simile “signora” lo immagini chi ha letto e si ricorda qualcosa di “Santuario” di Faulkner.
Quello che poi è disgustoso è l’uso di piccole furbizie, che si verranno a sapere un po’ per volta. Ad esempio, quei vermi del centro-destra esultano (non scherzo, esultano o all’incirca) per avere impedito l’inasprimento dell’Irpef. Naturalmente sarebbe aumentata per i redditi dai circa 2500 euro (netti) in su. Ovviamente, solo un farabutto può sostenere che ci si trovi ad un livello di reddito per cui si possano considerare ricchi quelli che lo percepiscono. Tuttavia, hanno allora fatto di peggio: hanno aumentato l’addizionale regionale, e questa non credo proprio che rispetterà nemmeno livelli di reddito ancora più bassi. Sono ladri nel senso proprio della parola. Ciononostante, i destri sono contenti, così come sono contenti che sia peggiorato il calcolo per le pensioni, che sia aumentato il numero di anni da lavorare, ecc. ecc. In effetti, nessuna distinzione più tra coloro che ormai ci vessano e sono da considerare delinquenti e basta.
Quando si insediò Monti, dopo essere stato di fatto nominato ancor prima dell’atto ufficiale (con telefonate di congratulazioni di Obama e “Sarkel” ad “Umberto III”), qualche sciocco berlusconiano rilevò che la Borsa e lo spread continuavano ad andare male; e ciò avrebbe dimostrato che non c’entrava l’ex premier. Scrissi, e spero lo si ricordi, che non si fosse tanta frettolosi nelle deduzioni. Certo che Berlusconi non c’entrava, ma perché la manovra partiva dal solito “oltreatlantico” con i nostri “servetti negri” pronti all’obbedienza. Il “poppolo” però doveva continuare a credere che la rovina d’Italia (come la Grecia) fosse lì lì dietro l’angolo, per cui era necessario accettare al più presto d’essere bastonati con la nomina del governo e la sua “prima stangata”. Una volta resisi sicuri della complicità di tutti gli schieramenti, da lunedì della scorsa settimana tutto è andato allentandosi sul fronte finanziario. Anche oggi molto bene, con spread quasi crollato. Torneranno i ribassisti, mica si può giocare al rialzo all’infinito, ma non tornerà più la “catastrofe imminente”, ovviamente se le pecore verranno condotte a periodiche tosature in tutta tranquillità; al più piccolo accenno di qualche resistenza o “capriccio”, riapparirebbe la situazione di estrema emergenza.
Nel contempo, malgrado si cerchino sempre di alterare i dati, si è dovuto a denti stretti rivedere la stima dei vari Pil (in specie europei) al ribasso; l’Italia addirittura in negativo, la “grande” Germania al + 0,6%. Si teme anche in un certo rallentamento delle economie asiatiche ed emergenti. Quanto agli Usa, nemmeno essi vanno incontro alla luce; tuttavia, hanno altre risorse a noi totalmente mancanti (non parlo soltanto degli italiani, i “dipendenti” sono molti anche se noi adesso li battiamo tutti in servilismo). La Merkel ricorda periodicamente – ed è l’unica affermazione corretta pronunciata dalla sua bocca – che la crisi sarà lunga, durerà almeno i prossimi dieci anni. Personalmente, andrei oltre i dieci. Comunque l’unica incognita è se resterà una sostanziale “grande depressione”, una stagnazione con deboli onde cicliche attorno ad un trend pressoché piatto; oppure se – per quel che di scoordinato e squilibrato sempre prodotto da un sistema mercantile con i suoi vari sottosistemi dotati di abbastanza ampia autonomia – potrà esservi anche qualche crack di maggiori dimensioni.
2. Quindi pensate un po’ alla demenza del popolo, in particolare quello di sinistra, che neppure si è accorto della almeno annuale complicità del “Mostro” con Napolitano (e Obama in primis); gli basta che il “nano” sia andato via. E crede che adesso lo si sbatterà in galera o peggio. Perfetti idioti, da disinfestare. E’ vero che, quando si mette in moto un meccanismo (per di più con i suoi ingranaggi costituiti dalla corporazione dei magistrati, sulla gran parte dei quali si deve pensare il peggio del peggio, soprattutto quanto a intelligenza e moralità), è ovvio che si produce una certa inerzia di movimento, perdurante qualche tempo dopo che il “motore” si è fermato per mancanza di alimentazione (da “oltreoceano” e dal Plenipotenziario italiano). Però, se Berlusconi non farà l’errore di cercare di rimettersi in corsa – se si limiterà a liquidare per demoralizzazione graduale e progressiva almeno la metà o due terzi delle sue truppe, onde non consentire ciò che accadde nel 1994 quando l’annientamento di Dc e Psi, e il tentativo di effettuare il ricambio con i più docili servi rinnegatori del (già finto e finito) comunismo, lasciò sbandati milioni di elettori che si riversarono su di lui – sarà salvato infine dai peggiori esiti dei processi. Soprattutto i figli godranno le aziende di famiglia. E lui morirà nel suo letto, non per mano di qualche altro “fotografo in Sardegna”, che “sbagli apparecchiatura” utilizzata. Insomma, “cascherà in piedi” come gli fu promesso dal “bell’abbronzato”.
Tornando alla questione principale, i cretini si accontentano della già decisa uscita di scena di Berlusconi, che ormai non contava più nulla, non aveva nemmeno potuto indire elezioni (quando le avrebbe stravinte; e sarebbe morto accoppato), ha coperto le più basse azioni di chi sappiamo (guerra in Libia, conduzione dell’economia italiana non facendo nulla e dunque consentendo il terrorismo finanziario da parte dei “soliti noti”, che dovevano poter nominate i “tecnici” dediti a pelarci), ecc. Alla fine se ne è andato, per di più appoggiando i valvassini “savoiardi” (i francesi sono i valvassori, i tedeschi i vassalli e Obama il “gran signore feudale”); nel mentre entriamo sempre più in profondità in una lunga crisi di stagnazione reale, che accompagna la ristrutturazione dei rapporti di forza internazionali (come già a fine ‘800, prima fase dell’“epoca dell’imperialismo” caratterizzata dal lento declino inglese).
Gli economisti delle scuole dominanti ci spiegano, da gretti economicisti quali sono, che la domanda è la causa dello sviluppo. Alcuni, i più beceri, sostengono che ci si debba affidare alle libere scelte dei “soggetti” (i tanti Robinson, ognuno chiuso nell’egoismo della sua “isoletta”, magari famigliare), altri ammettono che ciò non basta, non raggiunge l’obiettivo voluto, per cui è necessaria l’integrazione della domanda proveniente dal presunto “attore collettivo” per antonomasia, lo Stato. Tutti insieme appassionatamente ci recitano comunque che la domanda è benefica, non c’è crescita se non si domanda; certamente non per soli consumi, pure per investimenti, ma nemmeno si investe se la “gente” non consuma. Intanto, vi è confusione tra crescita (del Pil) e sviluppo, che implica ristrutturazione del sistema, con rafforzamento e maggiore propulsione dei settori innovativi (in senso strategico, nel senso della maggiore potenza di quel sistema particolare, spesso nazionale). Quando l’insieme (diciamo “mondiale”, comunque una vasta area del globo) è in crescita, la domanda di ognuno sembra contribuire all’aumento del reddito di altri, e così via in un processo cumulativo di innalzamento del benessere di tutti. In momenti di scoordinamento e “disfasia”, solo chi sa impennare il suo sviluppo (nel senso appena visto) riesce ad avvantaggiarsi in senso relativo: decresce meno rapidamente degli altri o cresce proporzionalmente di più pur nella sostanziale stagnazione.
Demenziale è in ogni caso, nel mentre si sta pure distruggendo quel po’ di settori strategici che avevamo, dare un colpo duro alla domanda complessiva con la scusa di domare il debito (in mano a grossi finanziatori stranieri per una buona metà). Anche ammesso che si diminuisca l’ammontare degli interessi pagati, non si eliminano certo le cause dette strutturali di tale debito, che dipende appunto dalla composizione della spesa pubblica, sbilanciata verso il mantenimento di settori sociali – “creati” per motivi di equilibri clientelari (ed elettorali) – di produttività nulla o forse negativa. E anche in tal caso, mica si pensa, pur deprimendo in ogni caso la domanda, di colpire gli “sprechi” (pagamento di personale improduttivo nel senso comune del termine; ovviamente con gradualità e i dovuti “ammortizzatori sociali”); no, si colpiscono le pensioni, si aumentano le spese sanitarie a carico dei singoli, così da decurtare il loro reddito e dunque la capacità di domanda.
E dopo, per prenderci in giro, i vari “Soloni”, a cominciare dai cialtroni europei, dicono: adesso si deve por mano a misure per la crescita. In che modo, buffoni? In realtà, sanno quello che fanno. Sono delinquenti, che dovrebbero essere condannati; e forse non a semplici pene detentive, giuste per delitti che recano “offesa” a singoli individui. Quando si colpisce il benessere di interi popoli allo scopo di riconfigurare i rapporti di forza a livello internazionale, sarebbero indispensabili Tribunali speciali e processi conclusi con pene assai più pesanti. I commissari degli organismi europei (compresa la BCE), e i loro complici in sede nazionale, a tali pene dovrebbero essere condannati.
In ogni caso, non si speri di mettere termine a questa continua vergogna dei vassalli (e dei valvassini italiani) con pacifiche e democratiche elezioni. Proprio la débacle complessiva dei ceti che fingono d’essere “i politici” – e del ceto intellettuale di una bassezza unica nella storia, senza più distinzioni di destra o sinistra, come mostrato, pur con riferimento ad un singolo, nell’articolo di Berlendis – segnalano un tipico stato d’eccezione, nel quale si rende obbligatoria la sospensione immediata d’ogni remora e ritardo nel rendere infine innocui simili lestofanti. Per il momento, siamo però nella fase storica dell’“ignominia dei popoli”. Atteniamoci perciò alla denuncia e alla demistificazione di questi “bravacci” vili e meschini. La storia non è però finita; arriverà il loro momento, e penso subiranno una punizione esemplare. In ogni caso, bando alle illusioni democraticistiche, che sono come quelle economicistiche, gemelle nel loro infame inganno.