Staccarsi dall’Occidente

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Molti dimenticano che non siamo nati occidentali, piuttosto siamo stati occidentalizzati con la forza in base a patti stretti sulle nostre teste, prima con la conferenza di Yalta, dove i vincitori della II guerra mondiale si sono spartiti il mondo, e poi con il Trattato Atlantico il cui scopo era quello, come detto da qualcuno, di tenere dentro gli americani (i nostri occupanti) fuori i russi e sotto i tedeschi. L’Italia, paese sconfitto, è finito nella sfera d’influenza americana il che ha generato dei vantaggi ma anche degli svantaggi; quest’ultimi, col tempo, sono divenuti di gran lunga superiori ai primi fino all’esaurimento di qualsiasi convenienza. Ma tutto ciò che ci è stato assicurato nella precedente fase storica nasceva da esigenze geopolitiche della superpotenza che ci controllava (e ci controlla) e di certo non ci veniva elargito per amore o amicizia, come narrano stupidamente i servi. Infatti, mutata la situazione geopolitica le cose sono andate diversamente e gli americani si sono ripresi tutto con gli interessi. Insomma, avremmo potuto essere semplicemente italiani ed europei se non ci fossero stati gli americani, sicuramente “vecchi pesanti, sempre pensierosi, cogli abiti grigi, e i taxi ancora neri” ma pur sempre noi, come prosava Gaber. Soprattutto, godremmo ancora di spazi di autonomia decisionale che oggi ci sono completamente preclusi, tanto che continuiamo a restare attaccati ai nostri carnefici anche se questi ci spingono verso il baratro e ci addossano i costi delle loro spregiudicate campagne di guerra o delle varie scorribande economico-finanziarie dove sono guai se tentiamo di far valere i nostri interessi.
Ora che il primato statunitense è finalmente in relativo declino dovremmo tornare a ragionare con le nostre teste e a camminare sulle nostre gambe anziché autoconvincerci di essere sempre occidentali, tanto più che la definizione è diventata sinonimo di decadenza, sociale, culturale, economica e anche umana. L’Occidente è un limite cerebrale oltre che materiale, infatti persino la scienza è stata ridotta a fede dai custodi dell’ordine costituito i quali non ammettono più alcun dibattito o dialogo sulla questioni che virano dalla cosiddetta versione ufficiale, la quale ha poco di scientifico e molto di tribale. A tal proposito vi suggerisco di leggere il testo del fisico Damiano Anselmi, L’involuzione del pensiero scientifico, per comprendere a quale infimo livello siamo precipitati.
Per salvare tutto ciò che siamo stati prima di occidentalizzarci ma anche quello che potremo ancora essere deoccidentalizzandoci, dobbiamo recuperare il senso storico della fase che stiamo attraversando ma anche una libertà e una complessità di approccio ai problemi del mondo che attualmente non abbiamo. Non ce la caveremo spacciandoci per i più buoni, i più pacifisti, i più umanitaristi e i più ambientalisti. Siamo solo i più supponenti e prepotenti e anche i più ipocriti e vili. Pensiamo di metterci al riparo dalla realtà semplicemente negandola o rinominandola a nostro favore mentre tutto va in un’altra direzione.
Le parole d’ordine di una futura forza politica di sollevazione di tutto il vecchio continente dovranno essere principalmente due: deamericanizzazione e deoccidentalizzazione. Dobbiamo infatti emanciparci dai nostri fardelli più pesanti, le occupazioni militari e culturali americane, per cambiare il nostro destino.
Gianni Petrosillo