“STRONZI A GALLA”

gianfranco

 

 

http://www.ilgiornale.it/news/i-cattivi-maestri-sinistra-1349101.html

 

Alcune precisazioni. Ho da anni ormai attaccato i semicolti di “sinistra” (chiamata ancora così perché non si trova altra definizione anche se ormai non c’entra nulla con ciò che è sempre stata storicamente la sinistra; e ciò vale pure per la destra). E continuerò a farlo perché sono senza dubbio i peggiori fra la totalità dei politicanti e intellettualoidi odierni, comunque quasi tutti degli omuncoli di mezza tacca. Tuttavia, va detto con nettezza che quelli di “destra” sono di una ignoranza e rozzezza inimmaginabili in qualsiasi altra fase della mia pur non breve vita. L’articolo sopra riportato è scritto da uno di questi; se non è ignorante, è allora in perfetta malafede. Scrive a cazzo, cita pochissime frasi lunghe una riga o poco più, che si possono sempre togliere da un dato contesto analitico per far dire all’autore cose che non appartengono certo al suo bagaglio teorico. Agire così è quanto di più inqualificabile esista.

Basti solo pensare all’interpretazione di una ben nota “Tesi su Feuerbach” di Marx: “Finora i filosofi hanno interpretato il mondo, ora si tratta di trasformarlo”. Con questo non s’intendeva certo dire che la filosofia non vale nulla, che si tratta di semplici chiacchiere insensate (come lo sono senz’altro quelle dei sedicenti filosofi odierni salvo eccezioni da contarsi sulle dita delle mani, forse di una mano sola). Semplicemente, Marx afferma che, dopo la disquisizione sui massimi sistemi (per null’affatto priva di utilità e rilevanza), è bene far seguire l’azione pratica che anche tenti di trasformare quella data realtà. Perfino un Lenin, che nessuno può negare sia stato un uomo interessatissimo all’azione, affermò: “senza teoria, niente azione”. Fare teoria significa “fare chiacchiere” (non fasulle come quelle di individui simili a questo giornalista ignorante) per stabilire una certa rappresentazione (interpretazione) della realtà; e SOLO DOPO si può approntare un’azione dotata di senso ai fini della trasformazione di detta realtà.

Altrimenti, senza teoria interpretativa, si agisce come dei bruti. E questo Marx e Lenin lo sapevano, lo sostenevano e dedicavano gran tempo a letture e riflessioni. All’epoca della prima guerra mondiale, e mentre pensava alla rivoluzione in Russia, Lenin si sbafò l’hegeliana “Scienza della logica”, scrisse “L’imperialismo ecc.” dopo essersi letto Hobson e decine d’altri autori; scrisse “Stato e rivoluzione”, in cui fece una minuziosa ed esauriente analisi dei testi di Marx ed Engels in merito, oltre a considerare altri autori “borghesi”. E non finiscono qui le sue innumerevoli letture e la scrittura di testi teorici. E costui sarebbe un abbrutito, ottenebrato dalla violenza? Vergognatevi e studiate, bestie che non siete altro!

Ci sono quelli che hanno sostenuto che Marx è stato soprattutto un filosofo. Marx apprezzava certo i grandi filosofi – non le mezze calzette del tipo di Proudhon e simili – ma fu soprattutto un teorico della società (nemmeno un economista come sostengono altri ignoranti). Studiò certamente per decenni l’economia classica inglese, ma per estrarne le sue tesi fondamentali che riguardano non la sfera produttiva nel suo senso più strettamente economico, bensì la forma dei rapporti SOCIALI di produzione e la loro specifica dinamica nelle diverse società, ma soprattutto in quella capitalistica, quella in cui lui viveva e che aveva previsto si sarebbe affermata come la definitivamente vincente.

In base a tale dinamica dei rapporti sociali capitalistici, Marx sostenne che si sarebbe infine arrivati alla netta contrapposizione tra un’infima minoranza di proprietari dei mezzi produttivi, però assenteisti rispetto ai processi produttivi, e una classe maggioritaria costituita dai “produttori associati” (“dal primo dirigente all’ultimo giornaliero”). A questo punto, solo lo Stato si sarebbe eretto a difesa della classe proprietaria considerata parassitaria; e tale sistema di apparati andava allora abbattuto proprio per liberarsi dell’impedimento ad un nuovo poderoso impulso dello sviluppo, che avrebbe condotto infine alla società non più assillata dalla scarsità dei beni e pronta a quel comunismo che, ancora una volta, gli ignoranti di Marx hanno pensato quale “gioiosa” società senza più conflitti, costituita da individui tutti amorevoli fra loro. Cretini patentati e basta. Si trattava solo della fine del conflitto tra classe dei proprietari dei mezzi produttivi (ormai puri rentier) e collettività di coloro che, pur coinvolti nei normali conflitti tra individui e gruppi sociali, non si sarebbero affrontati, ANTAGONISTICAMENTE, in quanto proprietari e non proprietari.

La violenza non era quindi senza senso, pura selvaggia barbarie, come pensano questi infimi cervelli privi di connessioni sinaptiche. Aveva un fine ben preciso, assolutamente inevitabile poiché ormai la società era divisa in schieramenti caratterizzati da una simile paralizzante contrapposizione, la cui permanenza avrebbe portato al progressivo degrado di ogni socialità; e allora, sì, ci sarebbe stata la fine della “civiltà”. Ho criticato da non so quanto tempo questa interpretazione teorica di Marx, cui è seguita poi un’azione sbagliata di “trasformazione del mondo”, non a caso involutasi e infine precipitata in tutt’altra cosa. Tuttavia, solo dei puri mistificatori, sia mentitori che ignoranti ripetitori di immani scemenze, possono pensare che Marx e Lenin fossero per una violenza cieca, in pratica sadica, condotta per puro odio verso l’umanità. Quando siete così ottusi e non conoscete nulla di nulla, non scrivete, andate a scaricare letame per concimare la terra, attività in fondo lodevole perché accresce la fertilità della stessa.

 

Poche parole per quel ridicolo personaggio che è Pellicani. Anche qui una precisazione collaterale. Ho detto sempre con chiarezza quel che penso del ’68 (ed eventi successivi). Tuttavia, ho fatto certe affermazioni riferendomi ai risultati di quel movimento, cioè alla trasmissione di una eredità pestilenziale effettuata dal 90% dei sessantottardi, un tempo “rivoluzionari tutti d’un pezzo”. Sia chiaro che in quegli anni, in ogni caso, c’era ben altro livello di dibattito e ben maggiore consapevolezza di quanto si andava propalando. E’ che poi, dei vanitosi e presuntuosi e arroganti personaggi hanno appunto lasciato una pesante eredità. Allora vi era però del ragionamento dietro quello che si sosteneva. Per cui quando incautamente Craxi tentò di mettere il meschino Proudhon contro Marx – servendosi per questa comica operazione proprio di Pellicani – fece sbellicare dalle risa “tout le monde”. Ricordo alcuni bravi colleghi dell’Università di Pisa, che erano socialisti, fortemente imbarazzati per questa “intemerata” del segretario del Psi. Un altro collega, spiritoso, scrisse un articolo: “Quando volano i pellicani”, ottenendo ottimo successo. L’operazione finì nel dimenticatoio; e purtroppo favorì il Pci, che era già in fase di trattativa con ambienti americani, ma difese Marx e ben pochi obiettarono. Oggi siamo ad un tale livello di imbecillità e ottusità e ignoranza, che certa gente rimette fuori il capo e viene accolta come sapesse qualcosa. Andate a espellere i vostri “bisogni” che ci fate più bella figura. Mamma mia, a che livello siamo arrivati!