TACCHINI E SOMARI

Anche le bombe sono intelligenti se paragonate alla nostra classe dirigente. Gli ordigni sbagliano di qualche metro, i nostri governanti di qualche secolo. Le prime si fanno sentire senza troppe chiacchiere, i secondi fiatano a vanvera strozzando la verità con una fraseologia ipocrita e vergognosa. Così ci tocca pure raccogliere lo sdegno del Ministro degli Esteri Frattini, un’aquila della diplomazia che del pennuto ha solo il cervello, il quale in barba a qualsiasi principio democratico si dice seccato per un eventuale voto del parlamento sui raid dei jet italiani contro la Libia. Tutto previsto dalla risoluzione ONU 1973 afferma Frattini, mentre il Ministro della Difesa La Russa, un altro strano animale con la raucedine dei felini e la sveltezza di mente dei somari, prega la stampa di non chiamare bombardamenti gli interventi chirurgici che i nostri piloti stanno per compiere sul Paese Nordafricano. In pratica, noi italiani mandiamo i chirurghi nell’aria e i soldati nelle sale operatorie. Sarà per questo che le guerre ci vengono male. Ma La Russa non demorde e ribadisce: “Continuare a parlare di bombardamenti a me sembra fuorviante, e tanto più lo è il desumere, dall’improprio utilizzo di questo termine approssimativo un sostanziale cambio di strategia delle nostre forze”. Letterale signori e non vi sforzate di capire. La formula è bertinottiana, cioè del Bertinotti  interpretato da Corrado Guzzanti che alla fine di ogni sproloquio affermava tra gli applausi del pubblico rintontito dalle parole: “ho detto un mare di cazzate, non so neanche quel che sto dicendo”. Appunto, Egregio Ministro, tutte cazzate sesquipedali che soltanto il "coniglio" dei ministri poteva asseverare.  Eppure i dioscuri ministeriali ripetono alla pubblica opinione che l’Italia ha un ruolo decisivo in questo conflitto per la libertà dei popoli del mediterraneo e che da ciò trarremo grandi vantaggi al momento della ricostruzione. Nel frattempo però le nostre imprese si lamentano per i contratti già firmati con i libici e sepolti sotto i bombardamenti occidentali e per gli investimenti e le opportunità incenerite. Lo ha rammentato ieri Alfredo Cestari, presidente della camera di commercio ItalAfrica Centrale. Per noi italiani si parla di un crollo del giro d’affari nell’area del 50-70%. Ma i due ribadiscono che in questo conflitto ci stiamo comportando correttamente e che il consiglio dei ribelli ne terrà conto. Frattanto che aspettiamo la ricompensa dagli scalmanati di Bengasi eterodiretti dai francesi, i cugini-serpenti si prendono tutta la Libia firmando con gli insorti un memorandum d’intesa per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi. L’Eni verrà estromessa dai pozzi più redditizi quando appena qualche mese fa le imprese d’oltralpe non riuscivano nemmeno a piazzare una pompa di benzina nella zona. Le rodomontate di Frattini e di La Russa segnalano in che mani abbiamo messo la nostra politica estera e quella della difesa. Da poveri italiani, come diceva il Generale De Gualle, rischiamo di diventare italiani poveri, come sanno i nostri concittadini. E tutto questo per lanciare la carriera ad un tacchino travestito da rapace e ad un equide camuffato da felino. Che un Paese sia diventato forte e rispettato per i gloglottii e per i ragli di presunti uomini di Stato non si è mai visto da nessuna parte. E nemmeno questa volta si vedrà.