Il leghista Speroni si è lanciato a 316 km/h su un’autostrada tedesca a bordo di un cavallo d’acciaio del valore di un’intera mandria. Niente d’illegale perché in Germania non ci sono limiti di velocità, così come non ci sono contagiri, in ogni parte del mondo, capaci di registrare i limiti della stupidità umana. Finora la nostra generazione di sconvolti si era ispirata a miti di altro calibro, attori e cantanti del passato come James Dean e Jim Morrison. Adesso purtroppo non ci resta, con Vasco Rossi che va in pensione e smette di bere e di fumare, che qualche leghista svitato il quale per la sua bravata entra di diritto nel guinness dei primati, nel senso del registro delle scimmie antropomorfe. Speroni, nomen omen, è europarlamentare ed ex Ministro della Repubblica, avrà pure un nome da Far West, ma essendo nato a Busto Arsizio e non a Silver Creek farebbe bene a scendere di sella e a stare con i piedi per terra. Ci si aspetterebbe da siffatti cowboys della politica ben altre corse e rodei ma essi sono adusi solo alle fanfaronate e ai caricamenti a testa bassa di video su youtube per egemonizzare la rete. Francesco il bovaro fattosi pilota è l’immagine fedele di questa Lega imbolsita ed imborghesita che andando a Roma ha perso credibilità e “maroni”. Dalle parti di Pontida i riti celtici si riproducono stancamente come le bischerate di “amici miei atto III” e si fabbricano “castelli” in aria per non fare i conti con una realtà che li ha piegati ai tanto detestati disvalori di Roma ladrona. I leghisti hanno perso quell’istinto “eversivo” che aveva fatto dei militanti del partito di Bossi una spina nel fianco della vecchia partitocrazia nazionale, grigia e corrotta. Costoro si sono adagiati sulle poltrone della capitale e benché si sforzino di apparire puri ed inviolati come quando indossavano canottiera e calzoni tirolesi sono entrati a piedi uniti con le tod’s nella casta degli incravattati e inamidati. Eppure in Italia, mai come oggi, ci sarebbe necessità di uomini e di gruppi in grado di rompere gli schemi e di infrangere lo specchio in cui si riflettono destra e sinistra, diverse nella forma culturale ma speculari nella sostanza vile e servile. Lo Stato italiano è così in pappe che parafrasando le parole di Gaetano Salvemini pronunciate in una diversa epoca storica, se qualcuno arriverà finalmente “a spazzare via queste vecchie mummie e canaglie, avrà fatto opera utile al paese”, dopodiché “verranno avanti uomini nuovi che potranno [forse] liberarci delle superstizioni antiche”. Erano tempi più pericolosi ma anche più seri dei nostri che non possiamo mica affidarci a camicie verdi e vichinghi cornuti per ripulire le istituzioni. Fortunatamente o sfortunatamente per noi non arriverà perciò nessuna dittatura a sconvolgerci la vita, nè una testa pelata nè una squadraccia in camicia nera, ma nemmeno farà capolino la speranza di un cambiamento radicale. Nondimeno ne avremmo tanto bisogno in questa Italia dove tutto rallenta, si ferma o va in retromarcia, fuoriserie dei politici escluse
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