TERRORISMO INTERNAZIONALE

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Mosca insegue i fanatici islamici anche nel cesso, come disse una volta Putin dando la caccia ai mujaheddin ceceni, sostenuti dalla Casa Bianca, che insanguinavano il loro Paese per imporre la sharia ma, soprattutto, per destabilizzare la Russia. Pochi giorni fa, un altro capo di questa guerriglia, condotta apparentemente in nome di Allah, è stato fatto fuori nelle strade di Kiev. Chissà come mai, ma la domanda è retorica, questi criminali trovano sempre rifugio tra le braccia dei lacchè di Washington. Timur Mahauri, ceceno di cittadinanza georgiana, si era reso protagonista di atrocità nel Donbass contro i separatisti filo-russi e, prima ancora, aveva partecipato all’aggressione dell’Ossezia, nel 2008, agli ordini del pupazzo pro-Usa Mikhail Saakashvili, anch’egli riparato in Ucraina perché inseguito da un mandato di cattura di Tbilisi per reati di corruzione. Mahauri credeva di essere al sicuro nel feudo ucraino, protetto dagli americani e dagli europei, sponsor del nuovo corso democratico di Kiev. Ma che razza di democrazia è quella che ospita la feccia dell’umanità, convinta di potersene servire per le sue imprese sporche? L’unica democrazia possibile ai tempi della supremazia americana. Bruxelles, che ha liberalizzato i visti con l’Oligarchistan di Poroshenko, sta mettendo a repentaglio la sicurezza interna dei suoi cittadini, costretta dalle mire geopolitiche statunitensi a operare contro i suoi interessi strategici. I servi europei, per dar retta agli yankees, stanno trasformando il Continente in un covo di assassini e di teste calde che sfuggono al controllo e mordono la mano che li nutre. L’alleanza con Washington ci porta alla rovina ma gli unici che non vedono questa rovina sono i fantocci che occupano le istituzioni europee. L’Europa deve liberarsi delle catene che la legano alla Casa Bianca stringendo accordi con la Russia. Deve rivedere i suoi patti unitari escludendo i membri più infidi e restrigendo la cabina di regia ai Paesi decisi ad imboccare la strada dell’indipendenza geopolitica. Per ottenere tali risultati bisogna, altresì, che una serie di rivoluzioni politiche interne, a Parigi, Berlino e Roma, spazzino via le classi dirigenti autoctone sottomesse all’atlantismo. Non c’è altra soluzione per invertire questa situazione di sudditanza a Washington che ci sta portando alla disfatta internazionale.