TI PREOCCUPI DI BILL GATES PERCHÉ SEI UN BAMBINO CHE NON USA LA TESTA
Il potere non è persona ma rapporto sociale (a dominanza). Bisogna finirla con l’attribuire a singoli uomini “di potere” proprietà mefistofeliche o la capacità di elaborazione di piani diabolici che escono da una sola mente per modificare il mondo esterno. Questo modo di (non) ragionare e di personalizzare le dinamiche collettive, oltre che ad essere infantile, rappresenta una distrazione dal nostro obiettivo di comprendere società e socialità nel profondo. Chi indulge nella denuncia dell’uomo “cattivo” antiumanitario è nemico della scienza e dell’intelligenza, indispensabili a dipanare la realtà. Peggio ancora è amico del nemico che dice di combattere, sia in buona che in cattiva fede. Ritengo opportuno riportare qui due riflessioni in proposito. La prima di Gianfranco la Grassa da un saggio inedito in lavorazione. La secondo di Carl Schmitt sulla natura del potere. “Somatizzare” il potere, esaurirlo nell’incarnazione demoniaca di un Bill Gates o di un George Soros, è superficialità intellettuale. Chi si perde nella psycho-logia, nella sede dei sentimenti, non afferrerà mai la “natura” del potere che è oggettiva ed impersonale. Il potere produce fasci di ruoli e funzioni, a seconda di una certa scala e gerarchia. Gli individui concreti sono l’escrescenza inutile ma ineliminabile della sua logica riproduttiva. Il potere non ha volto perché anche quando si “incarna” le sue facce umane sono irrilevanti e intercambiabili. Il Potere, allora, non si può cambiare? Il Potere non cambia ma cambia il potere (attraverso conflitti, conflitti per il potere, che innervano il tessuto sociale).
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…il capitale non è cosa ma rapporto sociale. E ciò vale anche per la forma sociale schiavista, feudale e ogni altra. Conta la forma “storicamente specifica” dei rapporti associativi tra individui – riuniti in gruppi con diversi ruoli e funzioni – e non certo la forma delle ricchezze possedute da alcuni gruppi. Ancora più negativo e sviante – spesso volutamente sviante da parte di “critici critici” della società, in realtà pienamente al servizio dei dominanti di quel dato periodo storico – è il mettere in primo piano la diseguaglianza “crescente” nel possesso di beni tra i differenti gruppi della gerarchia sociale. In tal caso, abbiamo a che fare con imbroglioni fatti e rifatti, i cui libri “critici” non a caso vengono pubblicati e venduti al massimo per deviare la giusta comprensione della dominazione di certi gruppi al vertice della società. E simili “guasconi”, vili e miserabili, vengono portati nelle alte sfere degli apparati ideologico-culturali per confondere sempre più le idee dei dominati. Tanto per fare un esempio concreto, il potere da combattere oggi non è nelle mani di Soros o Bill Gates. Questi si godono le loro immani ricchezze, ma sono strumenti di poteri dominanti, che non hanno mai un nome preciso. Possiamo anche indicare Obama o Trump; sempre nomi di personaggi i cui poteri dipendono dalla forma dei rapporti sociali in una determinata fase storica e dagli apparati secondo cui tale forma è strutturata.
Gli effettivi poteri dominanti appartengono sempre alla forma “stabilizzata” di questi apparati, di date forme organizzative dei rapporti sociali. E apparati e forme organizzative hanno alle loro dipendenze soprattutto gruppi ben attrezzati all’uso della forza e della coercizione per chiunque voglia mettere in discussione quella forma di potere e quelle modalità di ascesa allo stesso, che non sono la semplice ricchezza “finanziaria”. Certamente diceva bene il nostro Gramsci: l’uso della forza e della coercizione vanno “conditi” con l’egemonia ideologico-culturale; ma solo “conditi” perché se ad un certo punto la cosiddetta “rabbia delle masse” fuoriesce da certi limiti – e soprattutto se trova infine una élite organizzata e ben strutturata in grado di dirigerla – la coercizione si scatena e tenta di ripristinare “l’ordine”, cioè quella forma storica di dominanza/subordinazione.
Bisogna allora contrapporgli con decisione altri strumenti di forza e coercizione, che annientino quelli dei “dominanti” al vertice del potere. I “soldi” dei grandi finanzieri possono servire, ma soltanto servire (quelli al potere, ma talvolta con il tentativo di ingraziarsi anche gli avversari); la violenza è l’autentico ultimo gradino della lotta per abbattere un certo potere dominante o di quest’ultimo per restare in vetta. I finanzieri, contro tutte le apparenze, sono dei “subordinati” al potere, dei loro “umili servi”. Chi si dirige contro di loro è di fatto al servizio dei dominanti in quel determinato periodo storico. Basta considerare questi falsi e bugiardi quali critici del capitalismo, addirittura atti a rivitalizzare il pensiero di Marx. Si tratta solo dei ben noti “Demoni” di Dostoevskij, falsi rivoluzionari al pieno servizio dei potenti ormai in declino e che le tentano tutte per restare in sella. (La Grassa).
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… “il potere è una grandezza indipendente, anche di fronte al consenso che lo ha creato e vorrei ora mostrarle che non sempre è a vantaggio di chi lo detiene. Il potere è una grandezza oggettiva ed autonoma rispetto a qualsivoglia individuo umano, che, di volta in volta, lo detenga nelle proprie mani… [Che cosa significa grandezza oggettiva e autonoma?] Significa qualcosa di molto concreto. Si renda conto che anche il più terribile dei potenti rimane legato ai limiti della natura umana, all’insufficienza della comprensione umana e alla debolezza dell’anima umana. Anche l’uomo più potente deve mangiare e bere, si ammala e invecchia come tutti noi… La realtà del potere passa sopra la realtà dell’uomo. Io non dico che il potere dell’uomo su un altro è buono. Non dico neanche che è cattivo. Dico però che è neutro. E mi vergognerei come essere pensante di dire che è positivo, se sono io ad averlo e negativo se a possederlo è il mio nemico. Mi
limito ad affermare soltanto che il potere è per tutti, anche per il potente, una realtà a sé stante e lo trascina nella propria dialettica. Il potere è più forte di ogni volontà di potere, più forte di ogni bontà umana e fortu-natamente anche di ogni malvagità umana.” (Carl Schmitt).