TORNA IL VECCHIO COLONIALISMO

 

 

“Durante il colonialismo italiano ci fu un’era di grandi costruzioni e sviluppo, mentre gli ultimi 40 anni con Gheddafi sono stati l’esatto opposto […….] Penso che durante il colonialismo italiano ci fosse una legge giusta, c’era sviluppo agricolo. Invece con Gheddafi tutti i valori e i principi sono stati demoliti e rovesciati, le risorse libiche non sono mai state usate per i libici”. Dichiarazioni di Jabril, presidente dei mercenari messi al comando della Libia dalla Nato (Usa), rese a la Russa e al Ministro della Difesa britannico Liam Fox.

Penso che non si possa fare più confusione. Sappiamo bene che cosa ha fatto l’Italia in Libia (da fine ‘800 fino agli anni ’30). Berlusconi aveva avuto la buona idea di chiedere scusa per la barbarie perpetrata dagli italiani (“brava gente”) in quelle terre. La storia è stata ormai scritta, alcune pagine infami e scioccanti della nostra repressione sono state tenute chiuse all’Istituto Luce o in altri posti; il film Il Leone del deserto è stato comunque proiettato anche in TV non più tardi dell’anno scorso (o nel 2009). Le dichiarazioni di questo capo dei massacratori per conto della Nato sono quindi raccapriccianti.

Durante il mondo bipolare, si era pensato che infine il veterocolonialismo si andasse mutando nel neocolonialismo, non fatto di occupazione militare, nemmeno per “interposta persona” (forze militari reclutate all’interno), da parte delle potenze occidentali; con in testa, comunque e sempre, gli Stati Uniti. Si pensava che ci si muovesse invece nella direzione di forme di condizionamento e dominio attraverso l’economia (multinazionali, organismi finanziari, “aiuti” ai paesi “sottosviluppati”, ecc.). Tutto errato, siamo tornati a forme brutali e ignobili di colonialismo. Come sempre, però, i fenomeni di vecchio stampo non possono ripetersi se non in forme ancora più brutali di scoperta violenza e menzogna di una ignominia senza paragone con il passato. E naturalmente, i colonialisti raccontano, senza nemmeno più lo straccio di una copertura formale, che i mercenari sono i “liberatori” dalle “tirannie”; mercenari che non esisterebbero (né resisterebbero un giorno) senza la brutale aggressione della Nato, degli Usa, la presenza di nuclei politico-militari di aperto condizionamento, ecc.

In ogni caso, in Libia abbiamo superato ogni livello di delinquenza. Perfino il colonialismo fascista, tanto condannato dai presunti antifascisti, dai “liberatori” statunitensi (una vera congrega di assassini che hanno dilaniato il mondo nel dopoguerra), diventa sinonimo di incivilimento, di sviluppo disinteressato del paese per il bene del suo popolo (massacrato da eccidi continui). Possiamo riprendere in mano “Tripoli bel suol d’amore” e anche “Faccetta nera” che, per quanto dedicato all’“Abissinia”, è adatta all’occasione. La vergogna di questi nuovi criminali colonialisti non ha più confini. E pensare che questo stra-venduto Jabril possa rappresentare la Libia è degno di un film dell’orrore. Vergogna sia per il nostro governo che tiene bordone a simili lestofanti; vergogna per un’opposizione che, guidata da chi dovrebbe rappresentare la nazione, ha insistito più di ogni altra forza per l’intervento in Libia. Vergogna ai sedicenti comunisti – salvo alcuni brandelli di un movimento in altri tempi antimperialista (almeno a parole) – che hanno inneggiato al “popolo libico” e alla sua “eroica” lotta per liberarsi dal “Tiranno”. Bella liberazione invero! Affermando che il colonialismo italiano aveva dato loro la civiltà e la cura per il popolo libico mentre invece Gheddafi…..

L’infamia di tutto questo supera ogni più “rosea” aspettativa. Siamo in mano ad autentici delinquenti, dai più alti ranghi agli inferiori, dalla sedicente destra ai farabutti di sinistra, con in testa gruppi di comunisti, che meritano una cosa sola!