Trump umilia l’Europa

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“Bastona il cane che annega”, diceva Mao Tse-Tung. Ieri, nello Studio Ovale, Zelensky è stato definitivamente bastonato ed è affondato. L’unica ad averlo capito è stata la diplomatica che lo accompagnava, caduta in uno stato di evidente disperazione, mentre Zelensky, ormai troppo immedesimato nel ruolo dell’eroe, faceva i conti con la realtà: non è un eroe, ma uno scemo di guerra. Il riflesso di ogni colpo in faccia preso da Zelensky alla Casa Bianca in mondovisione si sentiva fino a Bruxelles.
Se i suoi non lo faranno fuori prima, potrebbe ancora avere la chance di fuggire per salvare la pelle. In ogni caso, dovrà presto togliere il disturbo, nonostante il coro unanime di solidarietà proveniente dai leader europei. Ma questi ultimi si schierano con lui solo a parole, nel tentativo di salvare sé stessi, non il presidente ucraino. Sono pronti a scaricarlo per sopravvivere, anche se continuano a tesserne le lodi e a proclamare la loro compattezza dietro l’Ucraina. Non sono più compatti e stanno solo cercando il modo di sgattaiolare ma non sarà semplice.
È ovvio che l’umiliazione di Zelensky è solo la facciata dell’intera vicenda. Colui che in Europa è stato innalzato a novello Churchill si è consumato come il sigaro del vero Churchill, andando letteralmente in fumo insieme a chi si è compromesso con i suoi deliri bellicosi e belligeranti, a dire il vero impostigli da Usa e Ue.
La verità, dunque, è ben più pesante. Con il burattino ucraino sta affondando l’intera classe politica europea, la stessa che ieri inorridiva e si scagliava all’unisono contro Trump per il trattamento riservato a Zelensky. I leader europei sanno benissimo che il vero obiettivo sono loro: con Trump alla Casa Bianca non fanno più parte del progetto, e la loro carriera politica è finita.
Dopo aver sacrificato soldi, armi e dignità al servizio degli Stati Uniti a guida democratica, hanno capito che, con il cambio di strategia a Washington, sono diventati solo un ingombro inutile. Ora possono essere definitivamente gettati nella discarica della storia. La fine di Zelensky è il loro epilogo.
Questa volta, il silenzio di Meloni è d’oro. Un passo avanti rispetto ai suoi colleghi europei, lei ha intuito gli scenari da tregenda che si stanno avvicinando. Avrebbe voluto non essersi trovata in questa posizione, ma anche lei ha sbagliato ad allinearsi agli altri, facendosi persino baciare in testa da Biden.
Potrebbe tentare una svolta, dando il benservito a chi, tra i suoi, si è esposto troppo, a cominciare da Crosetto, che non le ha reso buoni servigi. Ma forse, ormai, è troppo tardi per tutto.

Vedremo…