Tsipras e la farsa greca di A. Terrenzio
Con oltre il 36%, Alexis Tsipras e’ il nuovo premier greco e già la stampa di sinistra nostrana, come il Manifesto, annuncia in pompa magna, il cambiamento, la fine dell’austerity e un nuovo corso per l’Europa.
Tsipras ha annunciato un piano di riforme che vedrebbe come punti principali il rilancio dell’occupazione, piani di investimento pubblico, innalzamento dei salari minimi da 450 a 750 euro mensili, esenzione fiscale per i redditi fino 12 mila euro, servizi di sanità pubblica, completamente gratuiti per le fasce piu’ deboli della popolazione; buoni pasto e trasporti gratuiti ai meno abbienti, ma, soprattutto, qui il punto forte, una rinegoziazione del debito greco che ammonta a 322 miliardi di Euro, dei quali 40 posseduti dall’Italia.
Tsipras vorrebbe uno sgravio del 70% del debito del paese ellenico, ma prometterebbe, allo stesso tempo, il rispetto dei parametri fiscali e dei trattati con Bruexelles, tutto questo, senza mettere minimamente in discussione la permanenza nella moneta unica.
Ora, chi scrive, non e’ di certo un economista, anche se possiede i rudimenti teorici per comprendere che tenere insieme tutto cio’ e’ tecnicamente impossibile, anche perche’ ,come ha rilevato qualche ora fa il FMI, tramite il suo presidente Christine La Guarde, non ci saranno sconti per la Grecia che dovrà rispettare i trattati ed i piani di riforme lacrime e sangue. Inoltre, a conferma che non si produrranno affatto dei cambiamenti radicali all’interno dei trattati europei, c’e’ il segnale dei mercati che non hanno reagito scompostamente all’elezione prevista di Siryza. Il suo leader, ha stretto le mani giuste, da Soros al presidente della BCE Junker, il quale sin dall’inzio sembrava gradire questa formazione, di sinistra radicale, ma non troppo, e moderatamente, anzi per nulla euroscettica, sostenitrice del mostro finanziario europeo.
Ecco quindi cosa e’ Siryza: un partito di sinistra moderata, politicamente corretta, pregna di ideologia gender, femminismo, immigrazionismo e ecologismo ecc. ecc.; in poche parole, il peggio che quest’Europa smidollata e culturalmente morente abbia prodotto in questi ultimi cinquanta anni. Una sinistra europea che ha barattato i diritti sociali e delle masse per i diritti individuali e di genere, una sinistra che invoca cessione di sovranità a quest’Ue della tecno-finanza e disprezza il concetto di nazione.
Inutile quindi prendersi in giro, Siryza ed i suoi emuli in versione spagnola come Podemos, non sono e non saranno artefici di nessun cambiamento radicale o di struttura, del quale hanno urgente bisogno il nostro continente ed i nostri popoli; perche’ la prospettiva e l’armamentario ideologico di tali movimenti, e’ errato sin nelle fondamenta. Tali movimenti, sono retroguardia pura, propugnano idee incapacitanti e le loro formule, seppur mosse da un populismo genuino, mancano di prospettiva e non sono all’altezza del compito storico.
Alexis Tsipras, ha già fatto il verso al giullare fiorentino, dichiarando di voler condurre insieme a lui il cambiamento di quest’Europa, traghettandola, fuori dall’austerity. Se queste sono le premesse, i nostri dubbi sul cambiamento tanto atteso sono ben confermati e vanno oltre le nostre piu’ pessimistiche previsioni: ora i militonti di Sel o Pdioti della corrente dei Civati o dei Cuperlo, sono avvisati!
Inoltre, non crediamo assolutamente che Tsipras, possa raggiungere chissà quale cambiamento o inversione di rotta, primo perché siamo al cospetto di un evidente collabo’ della finanza europea ed atlantica, secondo perché cio’ che accade in Grecia non e’ assolutamente in grado di causare sismi o scosse che possano turbare gli equilibri del continente. Ed anche l’ipotesi peggiore di un “Grexit”, (che la Bunbesbank e la Bce sembrano addirittura caldeggiare,) potrebbe rinsaldare maggiormente l’area Euro, come sostiene Eugenio Benetazzo, in un suo articolo sul tema, visto che il disastro Grecia con l’eventuale ritorno alla dracma, potrebbe prospettare degli scenari talmente catastrofici per gli altri popoli europei da scoraggiare qualsiasi velleità, di ritorno alle valute nazionali, rendendo cosi’ di fatto irreversibile il processo di integrazione nella moneta unica. Ergo, le élite finanziarie ed i partiti ad esse solidali, sarebbero addirittura favorevoli al disastro greco. Anche se c’e’ da menzionare la manovra di qualche giorno fa del QE di Mario Draghi che dovrebbe assumere l’intento di rassicurare i mercati sulla solidità dell’area Euro.
Ma aldilà di tali scenari, sappiamo, che cio’ che accade ad Atene non e’ determinante come cio’ che accade a Parigi e che la sovraesposizione mediatica di Tsipras e la demonizzazione della Le Pen, e di tutti i movimenti nazionalisti e sovranisti, oggetto di attacchi mediatici e politici, come nella stessa Grecia, dove partiti come Alba Dorata vengono sabotati con complotti del ministero degli interni e delle forze dell’ordine, arresti sommari senza alcun fondamento, militanti uccisi in agguati, accuse come associazione a delinquere ed arresto di mezza dirigenza, fanno capire chi rappresenti davvero il nemico del sistema.
Siamo stati sempre chiari nell’indicare, le vere speranze di liberazione dei popoli europei, solo nei movimenti a sfondo sovranista e nazionale, ovvero, i possibili artefici di un cambiamento delle sorti economiche e soprattutto strategiche della nostra Europa, protesi a stelle e strisce. Infatti, anche se movimenti come Siryza in campo internazionale si dichiarano antimilitaristi, contro la Nato e contro le sanzioni alla Russia, o contro il governo filo-nazista di Kiev, riteniamo che dai legami con le Barbara Spinelli, ospite fissa del Bieldeberg e vicinanze alle Soros Foundation, non possa scaturire nulla di realmente credibile.
Le conclusioni, a ragion veduta, non possono che essere nette ed inequivocabili: Tsipras ed il suo movimento collaborazionista e al guinzaglio della Troika, aldilà dei proclami, non sembra poter rappresentare nessun tipo di problema per gli Junker, i Draghi od i Katainenn di turno; non cambierà, la situazione del popolo greco, se non riuscendo a spuntare degli accordi o degli “sconticini” sulla mole di debito, in cambio di ulteriori quote di sovranità. Il popolo greco si vedrà gabbato e vedrà le “speranze” e le promesse di Tsipras, trasformars, prima in farsa e poi in un’inevitabile tragedia greca, in un eterogenesi dei fini che lascerà i greci con l’amaro in bocca e con le tasche vuote per aver dato fiducia ad un leader, che un giorno stringe la mano a Soros o ad Obama, e l’altro coglioneggia il popolo cantando “bella ciao”.
Pensiamo quindi che le elezioni greche, al netto della grancassa mediatica, non produrranno nulla di dirimente per gli equilibri finanziari e soprattutto geo-strategici del continente.
Bisognerà aspettare almeno fino al 2017 per vedere qualche scossa sismica di rilievo, con le elezioni francesi che ci auguriamo portino piu’ in alto possibile quel Front National, sperando che quest’ultimo non ceda alle mode “liberal” che potrebbero snaturarlo, deprivandolo di quella carica identitaria e rivoluzionaria della quale non solo la Francia ma l’intera Europa ha un estremo bisogno.