Ucronia dell’Ucraina
L’ipocrisia del sistema è ormai giunta a livelli intollerabili. Si continua a ripetere pappagallescamente che la Russia ha invaso l’Ucraina per manie imperialistiche, dunque le posizioni di aggredito e aggressore sono inequivocabili e indiscutibili e pertanto l’unica possibilità di ristabilire la pace è il ritiro dei russi e il ritorno a Kiev dei territori sottratti a partire dal 2014. Questa è la sola versione ammissibile in Occidente ed è anche quella che consente agli USA e ai suoi vassalli di ergersi a paladini della sovranità Ucraina. Tutto ciò oltre a essere falso è logicamente contraddittorio. In Ucraina c’è stato un rovesciamento violento del potere costituito, sempre nel 2014, allorché Viktor Yanukovich fu costretto a riparare in Russia. Badate bene però che non è stata la piazza a far scappare l’ex leader del partito delle regioni. In alcuni frangenti i governi si dimettono sull’onda di contestazioni veementi nelle strade, gestendo però la transizione e indicendo nuove elezioni. Né la maggioranza né l’opposizione hanno interesse a portare la situazione all’esasperazione, coi rischi di tumulti generali che possono travolgere tutti. In Ucraina,invece, si cercava proprio la tragedia perché era in atto il tentativo di spostare l’orbita delle alleanze internazionali del Paese. Ciò non avviene mai senza ingerenze straniere a maggior ragione quando la classe politica è debole e dipendente dall’estero. Non furono i giovani accampati a Maidan a far cadere chi governava ma gruppi ben armati che spararono sulla folla e sui poliziotti, agenti infiltrati nei gangli del comando ai vari livelli, manovrati dagli USA, i quali approfittando dei tumulti si organizzarono per eliminare fisicamente gli avversari politici, fino a far precipitare la situazione e a mutare un conflitto sociale in una guerra civile contro l’est della nazione. Chi gestiva il golpe intendeva ricollocare l’Ucraina sotto una diversa sfera d’influenza geopolitica. Queste decisioni non sono mai prese dal popolo ma dai gruppi strategici dirigenti per i loro interessi che possono essere genuini e combaciare con quelli nazionali (ma solo in opportune circostanze storiche che qui non sono in questione essendo l’Ucraina una repubblica oligarchica) oppure da drappelli interni supini a centri decisionali terzi per mutare il suolo natio in un protettorato in mano a forestieri. Ora facciamo un esercizio di razionalità, di storia e consistenza dei rapporti di forza. L’Ucraina diventa l’Italia e gli USA la Russia. Il nostro paese è attualmente collocato nell’orbita statunitense. Approfittando di qualche fase di instabilità e debolezza la Russia riesce a fidelizzare settori dominanti dello Stato e della rappresentanza elettiva, con questo riesce a insinuarsi nelle maglie del potere, quello essoterico e quello esoterico (soprattutto quest’ultimo) in varie guise, tanto da prendere in mano settori decisivi. L’occasione di politiche invise al popolo ingenera malumori nei vari ceti che sfociano in manifestazioni prima pacifiche e poi violente. Queste si protraggono e vengono infiltrate, condotte man mano verso forme virulente e chiuse a qualsiasi compromesso. Le rivendicazioni diventano irrealistiche e inaccettabili per chi fa parte dello statu quo. Vengono ripescati dal passato instinti nazionalistici, pretese etniche e antiche istanze indipendentistiche a livello regionale. In qualche modo si induce al parrossismo qualsiasi contrasto per alzare la tensione. Nascono organizzazioni che contestano le basi USA, vengono aizzate, armate e persino para-militarizzate. L’invasore e occupante è inviato ad andarsene, con le buone o con le cattive. Si minaccia di morte il personale statunitense in divisa che scorrazza nelle nostre città. Qualche rissa e poi ci scappa anche il morto. Il governo eletto viene messo sotto pressione con richieste incessanti di buttare fuori gli americani dall’Italia, requisire basi e armamenti e vietare qualsiasi organismo riconducibile all’America che fa propaganda antipatriottica. La crisi si espande, le scollature sociali diventano strappi, le proteste crescono quotidianamente, si spara, ci sono morti da un lato e dall’altro, le manine straniere incalzano le parti e dirigono i moti. La maggioranza politica non ha il polso fermo, tentenna, cede, viene costretta a fuggire e chi non riesce a dileguarsi si becca il linciaggio e qualche pallottola in testa. Gli americani non possono permettere che ciò accada, sarebbe per loro uno smacco troppo forte e una minaccia al loro dominio mondiale. Incassato il colpo cercano di resistere in qualche modo, provano a dividere il paese, tra nord e sud verbi grazia , qualcun altro può essere spinto a fare da sé (la Sicilia, Venezia, la Sardegna Nazione, il meridione che per tradizione ha sempre resistito alla unificazione piemontesizzata). Non basta, il nuovo governo provvisorio invia l’esercito a reprimere i terroristi che vogliono la secessione del paese, siano sinceramente autonomisti o meno. Non basta. L’America decide di che è ora di agire direttamente e di invadere l’Italia. Non vi impressionate, così vanno le cose nel mondo e un giorno, data la nostra situazione di Stato provincia dell’impero americano, avremo di nuovo la guerra in casa perché chi ci governa è un farabutto che sa solo annuire al suo padrone d’oltreoceano e sarà sempre in cerca di un magnaccia. State certi che in questa ucronia da noi noi narrata quelli che oggi sposano la tesi dell’invasione sarebbero gli stessi che griderebbero alla provocazione smentendo le loro attuali posizioni.