UN CASO DI EPIDEMIA CINEMATOGRAFICA
Un bel film da vedere e adatto a questi tempi drammatici è ”Hud il selvaggio”, pellicola con Paul Newman e Melvyn Douglas, del 1963. E’ la storia di tre generazioni di allevatori a confronto, padre anziano (Homer, interpretato da Douglas), figlio 34enne (Hud, interpretato da Newman) e nipote 17enne (Lonnie, interpretato da De Wilde), figlio del fratello maggiore di Hud, morto in un incidente stradale. Tutti e tre lavorano insieme in una fattoria nel sud degli Usa, fino a quando il virus dell’afta epizootica attacca il bestiame e sconvolge l’esistenza di ognuno di loro. Interessante è la reazione di ciascuno di essi alla notizia che il possibile contagio di alcuni capi li costringerà ad abbattere l’intera mandria. Il padre, duramente colpito dalla vicenda, resta tuttavia in attesa di riscontri dall’autorita’ sanitaria. È deciso a rispettare le decisioni dei veterinari statali nonostante il profondo dolore che gli procura l’eventualità di dover uccidere tutte le sue vacche, quasi delle figlie per lui. Anzi, è stato proprio il vecchio ad informare i medici, mentre il figlio riteneva di non dover chiamare “gente del governo” sulla sua proprietà per nessun motivo, perché simili “scaldasedie” avrebbero intralciato le loro attività private. Il figlio, oltre che negare il virus, minimizzando la situazione, suggerisce addirittura di vendere tutti gli animali prima che la questione si sappia in giro ma il padre non prende nemmeno in considerazione un tale imbroglio ai danni di altri mandriani. Rimprovera il figlio per una idea così malsana in quanto le giovenche, se realmente infette, potrebbero scatenare una epidemia che finirebbe per coinvolgere lo Stato intero e anche quelli vicini, come già accaduto in passato. Il figlio non si placa e va oltre con le parole, dicendo testualmente al padre: “vuoi farti ammazzare tutto il bestiame per una stupida malattia da manuale?” Ma il padre vuole rispettare la legge e, soprattutto, non vuole appioppare ai vicini una grana che farebbe dilagare rovinosamente la malattia dal suo agli altri ranch. Il figlio ancora più arrabbiato continua: “tutto il Paese si regge sulle epidemie, epidemie di industrie che falsano i prezzi, di quiz televisivi con l’inghippo, di evasioni fiscali, di conti spese gonfiati, quante persone oneste conosci? Cerca i santi tra i peccatori e sei fortunato se ti rimane Abramo Lincoln, dai retta a me cerca di inzuppare il pane nel sugo finché è ancora caldo”. Il padre con disprezzo replica al figlio: “sei un uomo senza principi Hud!”, ma ancora il figlio al padre: “ne hai tu per tutti e due!”. Mi sembra di sentire molte di quelle facili tesi odierne che per non accettare i casi sventurati della vita li negano con argomenti surreali.
Purtroppo, poco dopo arriva il responso peggiore per la famiglia Bannon che, nel frattempo, stava tenendo la mandria in quarantena. Il bestiame deve essere abbattuto. Si assiste, pertanto, a una scena impressionante, le macchine scavatrici creano una buca molto larga e le vacche ancora vive vengono spinte dentro la fossa: dall’alto gli uomini sparano con i fucili mentre gli animali si dibattono e crepano senza pietà lanciando lamenti inenarrabili. In seguito alla mattanza anche la vita dei rancheros è compromessa per sempre. Il padre è troppo anziano per ricominciare, il figlio è stufo dei sacrifici non ripagati ed il più giovane appare provato da questa ed altre vicissitudini non felici e vorrebbe ricominciare diversamente.
Tuttavia, c’è sempre un’altra possibilità. Il figlio suggerisce al padre di fare come tanti altri nella zona, autorizzare le estrazioni di petrolio sulla sua Terra per avere ancora un futuro, l’unico a portata di mano. Il padre si rifiuta, vuole vivere del suo lavoro, vuole cavalcare i suoi cavalli, prendere al laccio gli animali che escono dal gruppo. Non vuole starsene con le mani in mano. Il vecchio allevatore finisce vittima della sua stessa saggezza, ormai troppo antica per un mondo in mutamento mentre la “spregiudicatezza” del figlio sarebbe, nelle nuove circostanze, più saggia delle scelte del patriarca. Quest’ultimo legato ai suoi sani principi finisce per morirne, cascando da cavallo. Inevitabilmente. Il passato, ad un certo punto, deve pur trapassare anche se il futuro sembra meno nobile e morale, anche se chi lo incarna appare privo di valori. Il selvaggio Hud resterà da solo a estrarre il petrolio (nel film non si vede ma è l’epilogo più probabile), dopo che anche il nipote, affranto dalla morte del nonno e disgustato dai modi dello zio, se ne andrà via in cerca della sua strada. I tempi segnano le generazioni e le generazioni i tempi, l’umanità avanza solo decadendo, questo mi sembra il più semplice degli insegnamenti da trarne.