Un complotto anticattolico A CURA DI L. LONGO
Per paradosso, tuttavia, le similitudini e le coincidenze fra crisi americana e vaticana non sono affiorate nel periodo delle Torri Gemelle e dei primi scandali sessuali, ma successivamente, all’epoca del crollo finanziario di Wall Street e delle rivelazioni di molestie sessuali anche in Europa.
Forse perché all’inizio del Duemila non era ancora chiaro quanto stava accadendo, sfuggiva il nesso. Fra il 2008 e il 2010 la tempesta parallela sulle due sponde dell’Atlantico ha acquisito invece dimensioni strutturali e si è ripetuta con frequenza sempre più ravvicinata. Così, quello che appariva un dato congiunturale, <<locale>>, ha assunto contorno di sistema tout court.
Eppure, sebbene spie di uno stesso malessere, cattolicesimo e capitalismo finanziario si sono affrontati da avversari quasi irriducibili. La crisi del 15 settembre 2008 è stata letta dal Vaticano come conseguenza di un’economia priva di anima e di regole ( in questo conflitto si è inserito anche strumentalmente Giulio Tremonti “vicino” alla finanza Vaticana nonché già consulente finanziario di ambienti vaticani. Forse è l’ispiratore di Bossi per la strategia leghista dell’uso della religione cattolica nella politica). E agli ambienti finanziari internazionali non è parso vero di poter ritorcere l’accusa di immoralità quando pochi mesi dopo sono riemersi dal passato nuovi casi di pedofilia da parte di sacerdoti cattolici. Nella ricerca affannosa delle cause della “ tempesta perfetta” che ha investito strutture finanziarie e religiose sono tornati a galla molti dei pregiudizi e delle diffidenze reciproche.
La tesi più gettonata nel mondo cattolico è stata quella di un attacco al Vaticano deciso strumentalmente dalla finanza statunitense, e in generale anglosassone, per coprire il crollo di Wall Street e per preparare un attacco all’Iran, fiaccando la voce della Chiesa cattolica con lo scandalo dei preti pedofili. Gli articoli apparsi all’inizio della primavera del 2010 sul << New York Times >> a firma di Laurie Goodstein, caporedattore per le questioni religiose, accusata di << livore anticattolico >>, hanno acuito i sospetti. D’altronde, già in precedenza l’arcivescovo di New York, Timothy M. Dolan, aveva imputato all’America di coltivare << come passatempo nazionale l’anticattolicesimo >>.
A contraddire l’idea di una lobby economica pronta a scagliarsi contro il Vaticano c’era il << Wall Street Journal >>, il quotidiano del magnate australiano Rupert Murdoch, sceso in campo per difendere Benedetto XVI contro il << New York Times >>. Così, dietro la polemica, si lasciava affiorare piuttosto l’ombra di un contrasto fra cattolicesimo e lobby ebraica americana. Nell’aprile 2010 l’agenzia cattolica Asia News ha scritto chiaramente che dietro gli attacchi al papa si scorgevano << venti di guerra e crisi economica >>.
Si citava una notizia pubblicata dall’agenzia Reuters il 25 marzo, lo stesso giorno in cui era uscito un articolo della Goodstein contro il Vaticano. Esisteva << la possibilità che Israele impieghi bombe nucleari tattiche in un attacco preventivo contro l’Iran >>. Per Asia News, << la guerra dovrebbe servire a nascondere un grande fallimento economico >>.
Chi potrebbe opporsi? << La Chiesa cattolica e il papa. Per questo occorreva e occorre colpire l’autorità morale a ogni costo. Ma forse questa è solo una coincidenza. >>
La tesi riecheggiava quella secondo la quale anche lo scandalo dei preti pedofili del 2002 era stato montato dalla stampa statunitense alla vigilia della guerra in Iraq, per impedire all’episcopato americano e al Vaticano di far sentire la propria voce contro un conflitto deciso unilateralmente. La tesi di un attacco << mosso da enormi interessi finanziari, per paralizzare economicamente la Chiesa cattolica che non ubbidiva alle lobby della finanza globalizzata >>. Lo stesso scandalo che portò alle dimissioni del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, è stato spiegato con il suo rifiuto di << riempire le banche italiane di bond spazzatura. Dall’estero gliel’hanno fatta pagare >> ( corsivo mio. Se non ricordo male allora Giulio Tremonti si schierò contro Fazio).
Il quasi paragrafo è tratto da Massimo Franco, C’era una volta un Vaticano. Perché la chiesa sta perdendo peso in occidente, Mondadori, Milano, 2010, pp. 76-77.
Massimo Franco lavora come inviato e notista politico al << Corriere della Sera >>. Ha scritto un libro sulla crisi dei due imperi paralleli USA e Vaticano, << imperi paralleli >> con proiezione mondiale. Gli USA sono detentori dell’hard power, del potere << duro>> e pesante delle armi, della tecnologia e dell’economia; e la Santa Sede di quello << morbido >> della diplomazia, della persuasione morale, dei valori etici.
Gennaio 2011 Luigi Longo