UN MODESTO “AVVERTIMENTO”, di GLG
finirà probabilmente come la crisi dei missili sovietici a Cuba nel ’62; anche se le cose stanno in modo certamente differente. Il “folle dittatore” nordcoreano, criticato pure dalla Cina, non agisce in modo scoordinato da quest’ultima. Chissà quante telefonate o altre comunicazioni ci sono tra i due governi. La Russia, che si trova in forte tensione con gli Usa – anche questa alimentata in buona parte per motivi di copertura di altre manovre – gioca alla mediazione e invita alla calma. Il Giappone e la Corea del Sud, “minacciate” (sanno benissimo di non correre alcun pericolo), ne approfitteranno per cominciare a dotarsi di maggiore autonomia bellica (o almeno a mettersi in quest’ottica per convincere il proprio popolo, e soprattutto quello degli Usa e di altri paesi, di tale impellente necessità), il che le renderà un domani preparate ad una maggiore autonomia dagli Stati Uniti e a giocarsi in proprio il conflitto per le sfere d’influenza in area asiatica. Naturalmente questo le porterà in maggior urto con la Cina, ma anche quest’ultima ha interesse che in quell’area diminuisca l’influenza statunitense onde potersi giocare la supremazia con le concorrenti potenze (o subpotenze) della regione. Negli Stati Uniti, in cui continua il contrasto tra il nuovo presidente e il precedente establishment, ancora molto attivo, Trump deve ben barcamenarsi nei suoi rapporti internazionali con mosse infatti contraddittorie, ma non improvvisate. Si accentuano i conflitti (e sanzioni) con la Russia, con la Cina (anche attraverso la crisi con la Corea), ma sicuramente si svolgono molti colloqui “sotto coperta”. Potrebbe anche esserci bisogno di qualche “scaramuccia” un po’ più energica del solito, ma non scoppierà alcuna guerra di proporzioni preoccupanti per l’intero mondo; almeno non per un periodo non proprio breve. Poi certamente vi sarà il solito e “normale” regolamento di conti; ma più avanti, per un’altra generazione. Se tutto questo, nell’attuale fase di alcuni anni, consentirà a Trump di non essere scalzato, dovremo ben riconsiderare la ristrutturazione delle sfere d’influenza dei vari paesi. E lo stesso comunque dovremo fare, ma con conclusioni diverse, se invece i nemici dell’attuale presidente Usa riusciranno nel loro intento. E lasciamo i vari coglioni sempre all’opera blaterare sulla globalizzazione dei mercati, sul dominio di una massoneria finanziaria al vertice del mondo (il che, se fosse vero, garantirebbe una pace perpetua) e le altre idiozie di mentecatti vari, che cercano, ormai ridicolmente, di sviare l’attenzione della gente dai reali giochi condotti dagli effettivi gruppi dominanti di alcune maggiori potenze con i loro accoliti e sicari al seguito. Il fallimento di tutto il vecchio armamentario politico e intellettuale è ormai manifesto e clamoroso. Guai se la gente non capisce di avere a che fare con furfanti, per di più ritardati mentali; avrà guai seri, non nel senso della guerra mondiale, ma del totale disfacimento sociale e culturale.
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REDUCTIO AD HITLERUM (G.P.)
I giornali sono un vero immondezzaio. Sempre schierati dalla parte del più forte, stravolgono logica e buon senso pur di sostenere la improponibile versione dei loro padroni. C’è un piccolo paese, la Corea del Nord, di 24 milioni di abitanti, minacciato ai suoi confini da due eserciti stranieri, quello sud coreano e quello statunitense (ma anche da quello nipponico che fino al 1945 ha tenuto sottomessa la Penisola). La presenza americana in Corea del Sud si sostanzia in 8 basi militari e 37 mila soldati. La Corea del Nord dista più di 10 mila km dagli Stati Uniti e non ha né basi né militari dislocati fuori dal suo territorio, contrariamente agli yankees che sono ovunque. E’ la solita storia del lupo e dell’agnello che inquinerebbe, bagnandosi il muso a valle, l’abbeveratoio alla bestia feroce collocata a monte. Considerata la posizione geografica della Corea del Nord, che confina con la Cina ma anche con la Russia, nazioni sfidanti il dominio degli Usa sul pianeta, si comprende facilmente tra quali pressioni geopolitiche questo Stato deve ponderare la sua dottrina estera e a quali influenze multiple deve sottostare (come scrive La Grassa poco sopra). Per rintuzzare i rischi che derivano da questa situazione alla sua sicurezza, supportata tecnologicamente da Mosca e Pechino, Pyongyang cerca di assurgere allo status di potenza nucleare ed effettua, al pari di altri Stati, test esplosivi e balistici finalizzati ad assicurare la sua difesa. Apriti cielo. Sui quotidiani hanno fatto già scoppiare la III Guerra Mondiale. La sola probabilità che la Corea del Nord si doti di un ordigno di distruzione di massa (sotto l’occhio vigile dei suoi alleati più forti) è un pericolo per l’umanità mentre il fatto che i suoi avversari ne siano già in possesso da decenni, e che l’abbiano persino usata in passato, costituirebbe garanzia di pace per tutti. La reductio ad hitlerum ricade immancabilmente sulla testa di Kim Jong-un ma non sul ciuffo di Trump o, prima di lui, sul cespuglio di Obama perché l’America è buona per statuto ontologico e nessuno deve criticarla nonostante la scia di sangue e distruzione che essa si lascia dietro da oltre 70 anni.
Ricordatevi delle parole di Balzac:
Il giornalismo, invece di essere un sacerdozio, è divenuto uno strumento per i partiti; da strumento si è fatto commercio; e, come tutti i commerci, è senza fede né legge. Ogni giornale è una bottega ove si vendono al pubblico parole del colore ch’egli richiede. Se esistesse un giornale dei gobbi, esso proverebbe dal mattino alla sera la bellezza, la bontà, la necessità dei gobbi. Un giornale non è più fatto per illuminare, bensì per blandire le opinioni. Così, tutti i giornali saranno, in un dato spazio di tempo, vili, ipocriti, infami, bugiardi, assassini; uccideranno le idee, i sistemi, gli uomini, e perciò stesso saranno fiorenti. Essi avranno i vantaggi di tutti gli esseri ragionevoli: il male sarà fatto senza che alcuno ne sia colpevole…