Un nuovo 25 aprile sventolando bandiere russe e italiane

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Denazificare e demilitarizzare l’Ucraina sono due fenomeni coincidenti. Ottenendo uno si conseguirà l’altro. Nato e governo ucraino hanno fatto sponda con la feccia nazistoide autoctona e straniera, in mancanza di forze interne disponibili a guerre fratricide, per polarizzare l’esercito di Kiev verso l’oltranzismo provocatorio e bellicoso antirusso e, nei fatti, anti europeo.
Del resto, come dice il gen. Mini, se sulla mappa delle azioni ucraine ” si applicassero i simboli filonazisti che normalmente usano i miliziani dell’Azov, e non solo, in corrispondenza delle più alte sfere di governo e parlamentari, della classe politica, finanziaria e imprenditoriale, degli enti paramilitari, di polizia e civili fino ai sindaci e capi villaggio che pretendono di essere nazionalisti ma che in realtà sono sotto il controllo di gruppi e individui neonazisti, la carta geografica dell’Uc ra ina sarebbe disseminata di croci uncinate e simboli simili. E se gli stessi simboli si applicassero sulle mappe dell’Europa, della Nato e degli Stati
Uniti in corrispondenza di governi, gruppi e individui ultranazionalisti, guerrafondai, maccartisti, intolleranti, razzisti, sovranisti, primatisti,
nazifascisti e seminazisti la nostra presunzione collettiva d’innocenza, libertà e democrazia cadrebbe assieme a quella dell’Ucraina e in modo
ancor più rovinoso. ”
L’Occidente ha odiato così tanto il nazismo che ha finito per somatizzarlo. Ma anche questa è in fondo una narrazione per allocchì. Il personale hitleriano di altissimo livello non finì tutto appeso, anzi, per lo più fu riutilizzato dai vincitori. Gli Usa dettero asilo a queste intelligenze in funzione antisovietica senza preoccuparsi del loro passato ingombrante.
A noi poveri fessi è stata invece venduta la propaganda del nemico assoluto, del mostro di guerra che mai più sarebbe tornato perché l’America ce ne aveva liberato. Occupazione dei buoni in cambio della cacciata dei cattivi. Nel frattempo però il moloch non era scomparso, aveva solo mutato volto affinché il suo fuoco sacro olocaustico non si spegnesse. Ne hanno fatte di stragi gli occidentali, da allora in poi.
Stando così le cose si potrebbe dare veramente un senso a questo 25 aprile cambiando l’immaginario collettivo una volta per tutte. Niente più drappi rossi da far garrire, nessuna concessione ai vecchi miti, soltanto bandiere italiane e russe da far volteggiare in faccia ai paraculi nostrani e ai criminali americani.

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Quella Ucraina non è la resistenza, non ha nulla a che fare con la lotta partigiana, non è paragonabile a quella, figuriamoci se sovrapponibile come qualche asino istituzionale dice oggi. Peraltro, non esisteva alcuna resistenza prima dell’entrata in Italia degli eserciti stranieri. Se quest’ultimi non avessero messo piede su suolo italiano non avremmo mai assistito a nessun movimento armato di opposizione e i pochi antifascisti sarebbero stati uccisi e incarcerati senza grande spreco di energie da parte del regime, come in effetti avveniva.
Però una cosa si può dire. La resistenza era pienamente sovrapponibile ai comunisti. La resistenza era comunista, poi c’erano sparuti gruppi popolari e socialisti che fingevano di combattere (con qualche piccola eccezione).
In Ucraina sono i separatisti che oggi abbattono i simboli del nazismo per far sventolare, fin troppo nostalgicamente, le bandiere rosse. I resistenti sono loro semmai, quelli che hanno imbracciato le armi dopo il golpe di Majdan contro gli oltranzisti di Kiev.
A supporto delle mie affermazioni riporto quanto detto da Cossiga che certo non era un bolscevico:

“Il Partito Comunista ha quasi monopolizzato il comando della lotta partigiana anche in forme violente…ha monopolizzato il ricordo, e anche giustamente, perché la resistenza è stata almeno per l’80% comunista, e senza il Pci non ci sarebbe stata resistenza.” Ed ancora: “I massacri di fascisti, anche se già arresisi, di non fascisti e anche di antifascisti non comunisti erano perfettamente coerenti con una concezione della Resistenza come ‘guerra civile’, e ancora di più nella prospettiva di una continuazione della Resistenza come ‘guerra di classe’…Per i comunisti, non per il Partito comunista di Togliatti, la ‘resistenza’ fu non tanto una guerra patriottica quanto una guerra civile, premessa per la guerra di classe per la conquista proletaria del potere. Passare per le armi i fascisti, non solo durante la guerra ma anche quando essa finì, e perfino e talvolta prioritariamente altri antifascisti… quando contrastavano con i propri disegni,…, non è cosa che mi meraviglia; se io fossi stato o fossi comunista non mi avrebbe scandalizzato e non mi scandalizzerebbe neanche oggi”.

Avete capito? Tacciano i farabutti che si permettono di mettere insieme Resistenza e bande armate di Zelensky.