Un paese di decerebrati

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Come sarà il mondo dopo il coronavirus? Lo stesso di sempre, l’unica differenza è che saremo più poveri. Tuttavia, anche quest’ultima affermazione è solo una verità parziale. Siamo in crisi da un decennio e più ormai, prima o dopo le cose si sarebbero comunque aggravate, soprattutto in un Paese come l’Italia che ha da tempo rinunciato a correre e, persino, a respirare per l’indolenza e l’inconsistenza delle sue classi dirigenti. Un’epoca sta tramontando e noi siamo incapaci di coglierne gli sviluppi e le trasformazioni. La scacchiera geopolitica è in subbuglio ma il Belpaese ragiona ancora con le idee di un panorama svanito. Ha ragione Emmanuel Carrère: “Intanto, non credo mezzo secondo alle dichiarazioni del tipo «niente sarà più come prima». Al contrario, tutto resterà esattamente uguale. Lo svolgimento di questa epidemia è anzi notevolmente normale. L’Occidente non è, per l’eternità, per diritto divino, la zona più ricca e sviluppata del mondo; è finito, tutto questo, già da qualche tempo, non è certo uno scoop. Se andiamo a vedere nel dettaglio, la Francia se la cava un po’ meglio che la Spagna o l’Italia, ma meno bene che la Germania; anche qui, nessuna grossa sorpresa. Il coronavirus, al contrario, dovrebbe avere per risultato principale quello di accelerare certi mutamenti in corso”.
Purtroppo, anche gli intellettuali, che dovrebbero individuare nuovi scenari, sono l’avanguardia dell’arretratezza. Si preoccupano della democrazia esalante l’ultimo respiro e non vedono che la società sta andando altrove da un pezzo. Di fronte all’incompetenza del nostro governo, in tutti i settori decisivi, strategici, loro piangono per le restrizioni seguite alla pandemia e invocano libertà inutili quanto le loro elucubrazioni. Becchi su Libero, lamentandosi che i giovani non si ribellino per la “pizzata” perduta, scrive: “Addomesticare” significa in generale trasformare l’ambiente, le piante e gli animali adattandoli ai bisogni umani. L’esempio più lontano nei tempi di addomesticamento di un animale è quello del cane, animale domestico per eccellenza. La specie umana, per come la conosciamo, potrebbe anche essere, sotto il profilo biologico, il risultato di un processo di auto-addomesticamento, nel senso che gli esseri umani hanno “selezionato” i loro simili soprattutto sulla base della loro capacità di socializzare. Meglio stare con chi mostra di avere un istinto di socialità che con chi è ostile e aggressivo. È comprensibile”.
Non è per niente comprensibile invece perché ostilità, aggressività e pessimi elementi sono organici da sempre alla vita sociale. Anzi, come afferma Marx: “è sempre il lato cattivo che finisce per avere il sopravvento su quello buono. È il lato cattivo, in quanto crea la lotta, a produrre il movimento che fa la storia”. Con La Grassa abbiamo recentemente letto l’elogio del crimine che fa il pensatore tedesco perché consustanziale alle nostre società, persino motore di progresso. Ma non mi aspetto che Becchi ci arrivi, lui soffre di sofferenze minime come gli sforzi del suo pensiero.
Persino un povero giovane che nei giorni scorsi girava per la sua città con un megafono urlando di essere l’unico a vedere il “Matrix” in cui siamo piombati e citando Mazzucco che avrebbe svelato la truffa del coronavirus, è stato innalzato ad eroe dalla canea dei complottisti da strapazzo. Allo sventurato hanno fatto un tso, forse eccessivo, anche se invece bisognerebbe prendersela con gli avvelenatori dei pozzi che contano sulle menti deboli per le loro speculazioni niente affatto gratuite.
Nel frattempo, i servi che abbiamo eletto cercano di farci digerire presunti aiuti europei, inevitabili per lenire le conseguenze del lockdown. Io, invece, la penso come Pelanda questa volta, il quale evidenzia come siamo divenuti bottino di guerra nella sempiterna disputa tra francesi e tedeschi per la supremazia, condizionata dagli americani (che il proyankee Pelanda ovviamente oblitera), nel Vecchio Continente. Così scrive l’analista sul giornale di Belpietro: “Si consideri che Francia e Germania, diversamente dall’Italia, hanno «burocrazie imperiali» di elevato livello intellettuale (l’Italia ha un’ottima intelligence, ma manca di utilizzatori strategici). Certamente quella tedesca ha correlato lo scopo di tenuta del modello eurorigorista alla limitazione della Bce. Non sappiamo se poi la politica abbia fatto partire un segnale riservato alla Corte tedesca, ma, appunto, è sospettabile. Anche perché la sconfitta tedesca nel direttorio della Bce è inaccettabile per Berlino. Inoltre, la mossa antitedesca entro la Bce è sostenuta dalla Francia e non solo per la sua necessità di farsi garantire l’extradebito. Parigi vuole conquistare gli asset italiani – per bilanciare il potere tedesco – con una strategia di (finta) amicizia, sostenuta da incentivi verso nostre élite. Berlino vuole impedir- glielo mettendo sotto frusta rigorista l’Italia, condizione che costringerebbe Roma ad arrendersi a Berlino e non a Parigi. E comunque i due concordano sul togliere di mezzo l’Italia, ma ingabbiandola. Sono solo sospetti, ma avendo osservato da decenni questi giochi, in alcune occasioni da dentro, l’ipotesi che ci sia qualcosa del genere in pentola è robusta. Chi si prepara a governare sappia che l’Italia è nazione chiave e non marginale, pur marginalizzata, e che dovrà gestire il problema del debito/sviluppo entro un contesto di giochi di potenza”.
Sullo stesso quotidiano, meglio ancora fa Giancarlo Perna: “Se l’Italia è così tapina da elemosinare, o cede l’economia all’Ue come la Grecia, o consegna a Usa o Cina l’indipendenza politica. Poi, si spancia al sole come un’isola caraibica o il Burkina Faso. Basta figure barbine, facciamo da soli”. Appunto, tiriamo fuori i coglioni e mandiamo tutti a quel paese.
Invece, questo Esecutivo di guitti si mette a sfottere ancora di più gli italiani annunciando la sanatoria di migliaia di irregolari e clandestini per raccogliere pomodori. Costoro sono anche falsi liberisti perché sanno benissimo che finché si ricorrerà a manodopera sottopagata la meccanizzazione e l’ingegnerizzazione del settore languirà a vantaggio di quei concorrenti che ricorrono alla tecnologia avanzata anche nel primario. Così ci ritroveremo a fronteggiare la competizione con i paesi pezzenti, dalla quale usciremo comunque perdenti, anziché quella delle nazioni sviluppate. Questi pagliacci governativi vanno azzerati, non perché attentano alle nostre libertà chiudendoci nelle abitazioni ma perché ci derubano della casa, la patria, che stanno svendendo al peggior offerente.