UN PO’ DI VERITA’, BASTA INFINGIMENTI, di GLG
Ormai si accumulano infinite prove del doppio gioco e della falsità di Berlusconi; del tutto errato è dunque l’atteggiamento di “nuova alleanza” tenuto da Lega e FdI nei suoi confronti. Confalonieri non avrebbe mai il coraggio di esprimere pubblicamente un parere contrario a quello del suo capo, che in questi giorni fa mostra di voler rientrare in campo per guidare la campagna referendaria a favore del NO. Confalonieri è chiaramente per il SI e per il mantenimento della UE malgrado critiche generiche per come funziona. Ormai la marcia dei berlusconiani verso quello che venne anche detto “partito della nazione”, cioè verso la completa subordinazione agli Stati Uniti, appare in tutta la sua evidenza. Il “nano” continua nel suo gioco traditore al fine di arrecare il massimo nocumento a chi si oppone del tutto maldestramente e senza convinzione a questa deriva di finale disfacimento dell’Italia, che diventerà semplice appendice della politica americana. E questo indipendentemente dal fatto che Renzi resti o meno al governo.
Credo che al momento non si sia troppo soddisfatti del comportamento poco intelligente del premier; gli sono state infatti rivolte critiche, peraltro blande, da parte di Napolitano. Tuttavia, si tratta per il momento solo di avvertimenti, non si vedono ricambi attendibili. In ogni caso, si sta facendo di tutto per far vincere il SI. Intendiamoci bene: anche accadesse il contrario, non vi sarebbe nessuno realmente in grado di pretendere un effettivo mutamento del governo. Al massimo (ma già poco probabile) si cambierebbe il premier, non la politica che egli attua; né all’interno né soprattutto verso l’estero dove non c’è più alcun briciolo, nemmeno la parvenza, di una qualche nostra autonomia. In ogni caso, è in atto un gioco sempre più confuso per non far capire i reali intendimenti del coacervo di dominanti con a capo gli ambienti decisivi degli Usa, seguiti da tutti i loro servitori in Europa. Non abbiamo capito tale gioco all’epoca dei “padri dell’Europa”, ampiamente finanziati d’oltreatlantico per svolgere il loro ruolo di (s)venditori dei nostri paesi; non lo capiamo oggi quando molti dati della situazione sono mutati, ma le mene sono assai simili.
A questo punto, senza alcuna illusione in proposito, andrò a votare NO, ben conscio che non servirà comunque a favorire la sconfitta dei tradimenti perpetrati da personaggi come Berlusconi, perché nessuno sa veramente opporsi ai vari tranelli dei filo-americani. E’ comunque facile che addirittura vinca il SI in modo da andare più speditamente, e senza contorcimenti vari (tipo quelli berlusconiani), verso la dipendenza dagli Stati Uniti. Si sta facendo di tutto per far prevalere simile orientamento.
Così come si accentua anche nel paese dei “padroni” la manovra per assicurare la presidenza alla Clinton, che a questo punto è a mio avviso sicura vincitrice. Tutta la campagna sullo spionaggio da parte dei russi, accusati di intervenire nella contesa presidenziale americana, è di palmare evidenza. [[Non c’è alcuno spionaggio, bisogna semplicemente dare il colpo finale a Trump, che d’altronde, è bene dirlo, facilita tale operazione con la sua rozzezza e notevole improntitudine. A volte, sembra quasi che si siano inventati un finto candidato contrario per poter vincere sicuramente. Non sarà così, non lo credo; dico solo che il gioco di chi sembra aver sbagliato tutte le mosse degli ultimi anni (a partire da quelle compiute in Africa e Medioriente) ha invece creato una notevole confusione, cui soggiacciono gli oppositori]]. Perfino la “brexit” ne darà dimostrazione. Sia chiaro, sono convinto che i filo-americani si sono adoperati perché vincesse la non uscita della fondamentale pedina statunitense (l’Inghilterra) dalla UE. Tuttavia, si vedrà presto che anche avvenisse quest’uscita, ciò non farà che rinsaldare i rapporti di dipendenza inglese dagli Usa; e il predominio di tale paese sulla UE non verrà minimamente scosso.
E’ dalla seconda guerra mondiale che, in forme diverse, si protrae grosso modo lo stesso ruolo dell’Inghilterra, anche se essa poteva allora sembrare ancora, ma a chi non aveva ben capito i mutamenti in corso, una grande potenza (e Usa e Inghilterra continuarono ad essere chiamati gli “Alleati”, quando invece erano il “Cavaliere” con il suo “scudiero” al fianco). Hitler non capì gran che della situazione creatasi, si fece fregare dall’Inghilterra e, invece di annientarla impedendo al “Cavaliere”, privo del suo “scudiero”, di entrare in Europa, aggredì l’Urss (e andò allo scontro aperto con gli Usa), facendo proprio quello che gli avversari aspettavano. Appunto per questo, oggi sarebbe cruciale l’affermazione in Germania di una forza, estremamente decisa e dura com’è nelle sue tradizioni, dotata però dell’intelligenza necessaria a capire l’urgenza di una netta alleanza con la Russia per cacciare dall’Europa gli americani, che i vecchi dirigenti germanici fecero entrare da vincitori con la loro improntitudine e la violenta politica razziale, responsabile di aberrazioni disumane, e pure impolitiche, tali da creare nemici dappertutto.
Prendiamo atto finalmente anche di un’altra vecchia questione che ancora si stenta ad afferrare. A partire dagli anni ’70 del XX secolo, quella che era nell’Europa occidentale una forza politica alleata dell’Urss e dunque decisamente anti-americana fu progressivamente inquinata dal cosiddetto eurocomunismo, nato proprio in Italia e guidato da chi ancora, e talvolta in buona fede, viene considerato un mito di onestà e moralità politiche. Precisamente in quegli anni i pretesi comunisti cominciarono a definirsi “sinistra”, che fino allora era sempre stata considerata una corrente “borghese” riformista. La “Resistenza” (che per i comunisti era stata una lotta di mutamento sociale non riuscita per la presenza dei cosiddetti “Alleati”) divenne mera “liberazione” dal fascismo, naturalmente ottenuta per merito dei dirigenti americani, tanto amanti della “libertà e democrazia” da massacrare milioni di esseri umani per conseguirle (perfino uccidendosi tra loro nella “guerra civile” del 1861-65).
Ricordiamoci che la vera “sinistra”, apertamente socialdemocratica, seppe a volte, come quella tedesca (sotto la guida di Brandt e Schmidt), esercitare pure una certa “ostpolitik” (apertura all’Urss), subito contrastata dagli Usa e dai settori tedeschi più servili (Dc con gran parte dei Servizi inquinati da quelli americani), che crearono fra l’altro anche lo scandalo su Brandt (per la sua “segretaria” infida ecc.). Invece, i settori “comunisti” (divenuti “sinistra”) – e in particolare la loro guida, predominante nel Pci – furono subdolamente, ma decisamente, filoamericani fino a sanzionare tale scelta con il ben noto viaggio del ’78 di un loro alto esponente, ancora oggi in campo a dettare la “linea” al governo italiano (per conto altrui). Per cui oggi dobbiamo dire alto e forte che i principali servi degli Stati Uniti in Italia sono i sedicenti antifascisti e progressisti del “fu Pci”, i quali hanno poi “figliato” quelli, come Renzi (ma non è il solo), intenzionati a liberarsi pure di loro per perfezionare la sudditanza al paese “padrone”. L’inconsistenza degli eredi dei voltagabbana piciisti – cui si ricongiunsero i peggiori esiti del sessantottismo e seguenti – è tale che l’ormai vecchio viaggiatore del ‘78 negli Usa può ancora dar loro dei “consigli”.
I giochi di questi servi – semplice riflesso degli ordini provenienti da oltre oceano – resteranno senz’altro intricati e creeranno difficoltà di comprensione. Tuttavia, dobbiamo afferrare il nocciolo della questione. Nostri irriducibili nemici sono gli ambienti statunitensi – in specie quelli che credo si affermeranno con la nuova presidenza – e i loro servi privilegiati: i sedicenti antifascisti predicatori della “liberazione”, che fu una vera occupazione con asservimento dei popoli europei (prima di tutti, fin dal 1945, quelli occidentali). Si tratta, insomma, degli antifascisti eredi dei “padri dell’Europa” ben “unti” (con “money”) dagli Stati Uniti. Non ci si fidi tuttavia nemmeno di certi settori detti di “destra” (fra cui appunto i falsi oppositori del governo italiano alla Berlusconi), che eleggono la Germania a nostro principale antagonista. E’ piuttosto chiaro che la dirigenza tedesca attuale non dà affidamento di reale indipendenza. Tuttavia, una serie di “fatterelli” indica come potrebbero sorgere in quel paese forze più consone ad assumere posizioni diverse. In ogni caso, al massimo si può accusare l’attuale vertice tedesco di non essere autonomo dagli Usa; resta quindi indubitabile che questi sono il nemico fondamentale, non certo la Germania.
Così pure non è sufficiente il contrastare la UE o l’euro, ecc. Deve essere dichiarata senza reticenze che l’avversione all’unità europea dipende dal suo essere lo strumento degli Stati Uniti affiancato alla Nato. E si deve guardare ad est, pretendendo dalla Russia una sempre più netta opposizione agli americani, assicurando a tale politica il nostro appoggio. Vedremo.
P.S. (adesso)
Avevo già ultimato il mio pezzo ieri quando stamattina, nella pagina di un’amica, ho trovato questo “divertente” (diciamo così) “sogno”. Non voglio nemmeno io essere proprio complottista, però certo un’idea simile viene in testa. Ho messo tra doppia parentesi quadra il brevissimo pezzo dove anch’io manifesto grande perplessità per l’atteggiamento di Trump.
Massimo Introvigne:
Ogni tanto mi capita di sognare delle trame di romanzi: una cosa divertente ma inutile perché il mio mestiere non è scrivere romanzi. Stanotte ne ho sognata una curiosa. Ho sognato Hillary Clinton al momento di lanciare la sua candidatura alla presidenza. Nonostante anni di sforzi da parte della sua macchina politica, la più grande e costosa di tutti i tempi negli Stati Uniti, dunque in tutto il mondo, i suoi sondaggisti – a loro volta i più costosi del mondo – le rivelano che non ha nessuna speranza di farcela. Gli americani la odiano. Tra gli stessi elettori democratici il sessanta per cento la considera il simbolo della corruzione e della casta. “Perderei anche con il fratello di Bush?”, chiede Hillary ai sondaggisti. “Anche con il cane di Bush”, le rispondono. “Possibile che la più costosa macchina politica di tutti i tempi non riesca a farmi vincere?”. Silenzio tombale. Fino a che uno dei sondaggisti si alza e dice a Hillary (non le dà del tu perché è un sogno ma perché in America tutti danno del tu a tutti): “Forse una possibilità ci sarebbe. Bisognerebbe trovare un candidato repubblicano, con tutto il rispetto, ancora più antipatico e impresentabile di te”. Sulle prime, Hillary pensa che sia impossibile: “I repubblicani mica sono scemi”. Poi le viene in mente di avere un amico, per la verità sempre stato democratico e un po’ troppo noto come amico suo e di suo marito. Sembra un piano molto azzardato, ma Hillary non ha a disposizione la macchina propagandistica più grande del mondo per nulla. Convince l’amico a candidarsi per i repubblicani, gli trova i finanziatori e lo fa attaccare durante le primarie dai media al servizio della sua macchina (cioè quasi tutti i media americani) in modo così sgangherato ed eccessivo che, fingendo di ostacolarlo, questi attacchi in realtà gli fanno vincere le primarie. A primarie finite, l’amico di famiglia comincia a comportarsi in modo bizzarro, nei dibattiti non reagisce agli attacchi e non attacca a sua volta comportandosi più da sparring partner che da avversario, e nelle ultime settimane di campagna spuntano documenti e filmati di tanti anni prima che lo rendono odioso ai più. Nessuno sa spiegarsi come abbiano fatto a saltare fuori proprio ora ma nessuno pensa alla spiegazione più semplice: è il candidato stesso che li ha fatti arrivare ai media, perché è stato programmato fin dall’inizio come candidato a perdere. Il candidato repubblicano si circonda anche di brave persone – cattolici, pro life, e così via – perché se, oltre a tutto il resto, si circondasse pure di amici di Hillary il gioco sarebbe troppo scoperto. La cosa più bizzarra è che Hillary è talmente odiata che rischia persino che la manovra le scoppi in mano e alla fine gli americani votino il candidato a perdere, nonostante faccia di tutto, ma proprio di tutto per perdere. Ma se i sondaggi diranno qualche cosa di simile il candidato a perdere potrà sempre dire qualcosa di veramente oltraggioso o far saltare fuori uno scandalo particolarmente grosso, o perfino rinunciare alla candidatura.
Naturalmente io non credo ai complotti ed è una vita che parlo male dei complottisti. Però los sueños sueños son ed è inutile discutere con i sogni…