Faccio una aggiunta al precedente scritto “postato”, concernente la Fiat. Non ripeto quanto lì è detto, per cui questo mio va completato, per essere più comprensibile, con la sua lettura.
Non so chi abbia “ispirato” i verdi ad opporsi alla rottamazione – che si voleva assegnare anche per il prossimo anno – ma non importa saperlo; l’importante è che ne abbiano fatta “una di giusta”, sostenendo che è meglio, con quei soldi, “finanziare il trasporto pubblico locale”. A dir la verità, quel “locale” mi suona male, sa di aziende municipalizzate o di percorsi brevi, pur sempre su strada (autobus di linea). Preferirei si mettesse infine mano alle ferrovie; più che alla TAV, a sanare invece il dissesto generale che sta investendo l’intera rete ferroviaria in Italia, e pure il materiale rotabile (in parte prodotto dalla Fiat, ma almeno è meglio quello che non l’auto, che non la “nuova 500”; fra l’altro, come ben detto nel precedente scritto, fabbricata in Polonia).
Soprassediamo al momento su tali questioni e torniamo a noi. Si sostiene che la rottamazione riguarda l’intero settore auto, non la Fiat in particolare. A parte che questa ha avuto (si dice, ma lo diceva qualcuno di ufficiale) più o meno un miliardo per la mobilità lunga (cioè prepensionamento di circa 2000 lavoratori); a parte che chiede ancora un mucchio di soldi per lo stabilimento di Termini Imerese (Lancia Y, ma con vaghe promesse di poter installare almeno parte della fabbricazione della nuova 500); resta il fatto che ieri sera è arrivato d’urgenza Marchionne a Palazzo Chigi per “consultare” Prodi, cioè per fare le debite pressioni circa un ripensamento sulla rottamazione, e ci immaginiamo già con quali argomentazioni relative alle prospettive occupazionali, ecc. (i lavoratori sono più utili per questo che per lavorare in fabbrica). E, a conferma di quanto appena detto, si ha notizia che, sempre ieri sera, Marchionne si è incontrato d’urgenza con i leader di Cgil, Cisl e Uil (è tutto chiaro al lettore o c’è sempre bisogno di commenti?).
Sull’esito (probabile) delle pressioni, al momento riporto solo quanto affermato da Gian Primo Quagliano, direttore del Centro Studi Promotor: “Non è comunque detta l’ultima parola, perché l’iter della Finanziaria è ancora lungo e fino al 14 dicembre tutto può ancora succedere”. Sempre Promotor ha previsto che, senza l’incentivo della rottamazione, le vendite dell’auto italiana potrebbero scendere, nel 2008, dai 2,48 milioni di vetture inizialmente previste a 2,15. La vendita auto è in arretramento (previsto per il 2008) in tutti i maggiori paesi (Usa meno 3%, Giappone meno 7%, Germania meno 8%, e così via). Se ci fosse l’incentivo per la rottamazione (che gli altri paesi non concedono! Hanno ben altri settori di punta da finanziare e sostenere, nonché la ricerca scientifico-tecnica, alla quale l’Italia ha ulteriormente ridotto i contributi), allora il mercato italiano d’auto potrebbe essere, sia pure di pochissimo, in controtendenza, cioè conoscere un lieve incremento.
E’ ora di finirla con i ricatti dell’occupazione, cui partecipano pienamente i sindacati ufficiali, che sono ormai una palla di piombo al piede dello sviluppo italiano. Nessuno chiede ai singoli lavoratori di farsi harakiri per la bella faccia dei potentati finanziario-industriali italiani (perché non crediate che i finanziamenti statali alla Fiat non avvantaggino anche “altri”). Tuttavia, il problema cruciale è che la Fiat non è affatto un semplice centro di produzione industriale, ma soprattutto un “groviglio di vipere” in cui si annodano i mille fili della politica parassitaria delle classi dirigenti italiane. Una forza politica, che fosse decisa a finalmente fare gli interessi fondamentali del sistema-paese Italia, metterebbe in riga con durezza sia la GfeID (grande finanza e industria decotta) sia i sindacati reazionari ad essa alleati per dissestare quest’intero sistema-paese. E’ necessario colpire proprio la Fiat (non facendo nient’altro che toglierle ogni sussidio, nient’altro che questo!) per sconvolgere i rapporti di forza interni alla GFeID e, assieme a questi, quelli intercorrenti tra i vari raggruppamenti sociali esistenti in Italia, sempre più scollati (e in livoroso contrasto) fra loro, con l’impoverimento progressivo di almeno il 70-80% della popolazione e, dunque, gravi pericoli per l’intero assetto sociale e politico.
Salvare alcune migliaia di posti di lavoro – con puri sussidi di cui la Fiat si impadronirebbe senza risolvere nulla e, fra due-tre d’anni, richiederne ancora! – è miope; ma la miopia non è dovuta a semplice inettitudine, bensì alla politica dei sinistri italiani (con gravissime connivenze di quelli “estremi” e dei sindacati, veri centri “vandeani”, reazionari al 100%) di totale appoggio ai parassiti finanziari e industriali (succubi di poteri stranieri, fra l’altro), ingannando il popolo e spaventandolo con la prospettiva della disoccupazione. Mi dispiace, ma è vero il contrario; i sussidi alle mignatte salvano per due-tre anni qualche migliaio di posti, preparando una vera catastrofe più generale. E appena la si allontana un po’, essa torna ad incombere, in tempi sempre più ravvicinati, con gravità via via maggiore. Si capirà che, alla fine, tutti i nodi verranno al pettine? Bisogna battere il centro di potere (per nulla affatto di carattere industriale!) rappresentato dalla Fiat (con dietro altri potentati finanziari).
Aggiungo, per il momento in stile telegrafico, che i signori della GFeID, con quel centro di potere nefasto che è appunto la Fiat, tengono di fatto in piedi – "convincendo" (è lecito dire corrompendo?) l’insieme della Casta, almeno nei suoi settori decisivi – quello zombi che è il Governo Prodi, in attesa di poterlo sostituire con uno “tecnico” (o, per meglio dire, "istituzionale") e, con attesa ulteriore, di riuscire infine a creare uno schieramento imperniato sul Pd di Veltroni. Perché fanno questo? Non c’è un unico motivo ovviamente, ma ci si ricordi che a primavera debbono essere rinnovate le presidenze di Finmeccanica ed Eni (non ricordo se anche quella Enel è vicina alla scadenza, ma questa è già abbastanza “ammansita” dopo l’accordo con la francese Edf). Alla GfeID è’ necessario un Governo, sotto costante “schiaffo” ma “amico”, per poter nominare a quelle presidenze uomini propri, personaggi che, come nei giorni scorsi alla Telecom (solo per fare un esempio a caso, per carità), assicurino la preminenza degli attuali potentati finanziari “più in auge” (per esempio, solo per citare un nome a caso per carità, Intesa-San Paolo).
Quando i pochi soli “gioielli” del nostro apparato industriale saranno meglio incardinati e subordinati ad un sistema politico-finanziario (legato a quello americano), in grado di avere i suoi tentacoli di “Piovra” dappertutto, si potrà pensare ad un opportuno cambio di Governo. Prima, si deve cercare che ciò non avvenga. Allora, tutti i granellini di sabbia che si mettono di traverso a questo perverso e pericolosissimo disegno, di cui la Fiat è uno dei perni, vanno bene; per qualsiasi motivo – anche poco nobile o poco chiaro – ciò avvenga.