UNA ANALOGIA POCO CREDIBILE

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Sul Sole 24 ore del 19.09.2016 Marco Magnani propone una curiosa analogia tra la situazione attuale dell’Unione europea e l’Italia del Quattrocento. All’inizio dell’articolo l’autore scrive:

<< Allora il pericolo era l’ambizione di Maometto II, bramoso di estendere il proprio dominio alla penisola italica. Le signorie e gli stati italiani dell’epoca, anziché far fronte comune contro l’invasore, continuarono a rivaleggiare tra loro su piccole questioni di potere locale, vantaggi economici di breve termine e miopi campanilismi.>>

A questo punto egli aggiunge che solo l’improvvisa morte del Sultano ci salvò ma tuttavia, in maniera contraddittoria, arriva a paragonare la minaccia ottomana a quella attuale del terrorismo, della crisi economica e dell’immigrazione. Perché, ci domandiamo noi, non trovare un esempio che colleghi la minaccia “imperiale” di allora ad una corrispondente nella nostra epoca ? Si sarebbe potuto, inchinandosi al politicamente corretto, alludere alla Russia o magari alle presunte mire egemoniche germaniche ma Magnani non fa neanche questo. In effetti la Germania è interessata al modo in cui la Bce porta avanti la politica monetaria, per paura che il suo sistema bancario  venga penalizzato, e soprattutto, in barba agli accordi comunitari, continua a mantenere un notevole surplus nella sua bilancia commerciale relativamente agli scambi con gli altri paesi della Ue. Più avanti l’autore dell’articolo scrive ancora:

<<Maometto II, detto Fatih – il Conquistatore -, nel 1453 aveva preso Costantinopoli, la capitale dell’impero Romano d’Oriente, e ne aveva fatta la sua capitale. La conquista della “seconda Roma” rivestiva un grande significato politico. Come osserva Vito Bianchi nel suo bellissimo “1480 Otranto. Il sultano, la strage, la conquista (Laterza)”, chi occupa il trono di Costantinopoli è «l’erede di Costantino il Grande, successore del basileus bizantino, perfezionatore in pectore dell’opera giustiniana di riunificazione di un antico e prestigioso impero scisso tra pars Orientis e pars Occidentis ».>>

Provocatoriamente potremmo noi aggiungere che, corrispondentemente, gli Stati Uniti hanno sconfitto la “terza Roma” (Mosca) e sono stati protagonisti della rimondializzazione geopolitica del globo e della fine dell’ordine “bipolare”. Nel contesto quattrocentesco Venezia, Firenze, Napoli e il papato romano si trovano divise di fronte all’avversario come, aggiungo io, lo sono  i paesi europei attualmente rispetto alle imposizioni, mediaticamente filtrate in modo abile, degli Usa. Tornando all’oggi Magnani rileva come il progetto di una difesa comune europea che contrasti il terrorismo  non sia mai decollato e che la crisi economica ha creato

<<momenti di tensione elevatissima, come è accaduto sulla Grecia, sul ruolo della Bce, sull’unione bancaria, su Brexit. Infine, l’ondata migratoria, proveniente soprattutto dal Mediterraneo, ha reso evidente come sia illusoria l’idea di un confine comune europeo quando ogni paese si cura dei propri confini nazionali. L’Europa che voleva abbattere i muri tra i Paesi membri oggi li sta costruendo.>>

Ma questa Europa che “si mostra – al mondo esterno e ai propri cittadini – con scarsa forza politica e interessi frammentati” è stata “costruita” così dagli Stati Uniti che l’hanno voluta in questa maniera proprio per impedire ad alcuni Stati con maggiore forza economica e politica di allearsi acquisendo una personalità di rilievo nelle relazioni internazionali. Tra gli esempi usati dall’articolista per mostrare le divisioni tra i paesi europei uno risulta particolarmente significativo:

<<Anche nel 2014, a seguito della crisi ucraina e dell’invasione russa della Crimea, l’Europa ha faticato a trovare coesione. Da un lato, l’Unione europea decideva l’embargo per mettere pressione su Mosca; dall’altro, i suoi leader politici incontravano separatamente Vladimir Putin per cercare di tutelare gli interessi economici del proprio Paese.>>

Si tratta di una divisione tra due diverse “linee” di politica internazionale: la prima è quella succube degli Stati Uniti e quindi pronta a porsi in maniera ostile nei confronti di Russia, Cina e altri paesi ogni volta che lo comanda il “padrone”; la seconda dovrebbe essere quella che antepone la “politica” all’economia con la creazione di un “blocco” di Stati, che non potrebbe prescindere dall’asse Mosca-Berlino, in grado di sfidare la congiuntura – rinunciando, quindi, agli accomodamenti a cui la sua “criticità” sembra costringere i paesi europei – e di porre in primo piano l’indipendenza nazionale e la rinascita dell’identità europea.

Ritornando all’Italia del Quattrocento Magnani così conclude:

<<Oltre cinque secoli fa l’Italia fu “salva” non per meriti propri, ma perché Maometto II morì improvvisamente nel 1481. Inoltre la peste aveva decimato gli ottomani che occupavano Otranto, oltre alla popolazione locale, inducendoli a un accordo e a lasciare la penisola.>>

La situazione ora è diversa e l’egemonia americana, pur non essendo tale da tenere sotto un vero controllo il panorama geopolitico globale, è ancora ben salda e gli Usa sanno essere flessibili e accorti nelle loro decisioni strategiche. Ma non è cercando una migliore “coesione”, come pensa l’autore dell’articolo, che  l’Europa potrà acquistare un vero ruolo “politico” ma piuttosto a condizione che si verifichi una avanzata di nuove elitè nei maggiori paesi. Paesi capaci di agire in maniera concorde e di capire posizioni come quella tedesca attuale e il valore che essa può avere  in funzione, non di un momentaneo recupero del tenore di vita o di qualche decimale in più di crescita del Pil, bensì in una prospettiva finalmente più ampia. Se non sarà così ci si dovrà  rassegnare alla situazione descritta dal giovane Marx:

<<Il mondo dei filistei è il mondo politico degli animali, e se ne dovessimo riconoscere l’esistenza non ci resterebbe che dar semplicemente ragione allo status quo […] e l’Aristotele tedesco che volesse dedurre la sua politica dalle nostre condizioni, dovrebbe apporvi in testa il motto: “L’uomo è un animale sociale ma totalmente impolitico”>>

Mauro Tozzato           27.09.2016